Stramorgan, finalmente lo show intelligente
La nostra pagella sullo spettacolo di Morgan in onda su Rai 2, la musica torna in Tv libera dai talent show
Stramorgan, lo spettacolo di Morgan su Rai 2, al di là degli ascolti, è una bella novità. Un modo per far gustare la musica entrando nel processo compositivo. E le qualità di un artista, finalmente libero dagli schemi in cui veniva sempre ridotto nei talent show.
Morgan…un po’ della sua storia
Morgan, al secolo Marco Castoldi, ex dei Blu Vertigo, è un personaggio di quelli che vengono definiti eclettici, controversi, deliranti, non facilmente etichettabili, da coloro che sono abituati a ragionare in base a schemi. Ai quali piace mettere ogni cosa al posto giusto, corrispondente all’etichetta prefissata. È stato sempre dipinto come un genio sregolato. E come sennò? Ogni genio lo è come condizione essenziale.
Dopo le apparizioni come giudice e coach a X Factor, The Voice, ad Amici e ballerino a Ballando con le stelle, dopo la lite con Bugo sul palco di Sanremo e i suoi problemi familiari fino alla questione dello sfratto da casa e la difficile collaborazione con Vittorio Sgarbi, Morgan viene disegnato dalla stampa come una specie di “mina vagante”. Confesso che anche io, seppur incuriosito dal personaggio, lo trovavo sopra le righe. Abiti eccentrici, unghie smaltate, capelli cotonati, rimmel… Amo più i contenuti dei contenitori. Morgan insomma veniva descritto come uno di quelli che non si invitano nei programmi, a meno che non si voglia che scoppi il casino. Ma questa è la versione ufficiale. Il main stream cui tutti si adeguano. Tutti tranne ogni tanto qualcuno che pensa con la propria testa.
Stramorgan, uno spettacolo fuori dagli schemi, tutto da gustare
Il direttore dell’intrattenimento Stefano Coletta sapeva delle qualità del Morgan artista. Solo che certe doti non funzionano chiuse nelle anguste scalette e bloccate negli abituali copioni dello spettacolo tv.
Poi viene accolta una sua idea originale e Morgan torna a far parlare di sé con un programma in onda su Raidue, dal 10 al 13 aprile, quattro giorni di seguito. Anche questa è una formula abbastanza inconsueta per uno spettacolo televisivo. Lo show si chiama “Stramorgan”, dove lo “stra” non c’è per Pino Strabioli, che di fatto sarebbe il co-conduttore e che firma il programma con Morgan. Lo stra sta per l’idea da “mattatore” che Morgan assume nel programma e per il semplice fatto che tutto poggia sulle sue forti spalle. L’idea dello spettacolo è sua, sua la gestione degli spazi, sua la conoscenza dei brani musicali e dei personaggi scelti per essere narrati, sua la performance musicale e canora che ogni volta accompagna un pezzo o un ospite, come con Vinicio Capossela, inventandosi una formula diversa di ospitare.
C’era già riuscito Celentano, con i suoi Fantistico e prima anche Raimondo Vianello con Sandra Mondaini, a realizzare uno show senza la formula dell’ospite presentato con l’Ecco a voi…degli albori della tv. Ma adesso Morgan riesce a fondere ogni momento dello show in un continuum piacevole e coinvolgente. Sul ruolo di Pino Strabioli, che conosco fin dai tempi in cui faceva il terzo conduttore a Unomattina, si leggono le interpretazioni più incredibili. Figura istituzionale, dovrebbe arginare l’incontenibile, oscurato da Morgan, silente in un angolo.
È sempre un rischio mettere un secondo conduttore quando il primo è così debordante. Forse è stato inserito per paura di qualche scivolone dell’artista “delirante”. Può darsi. È un modo di pensare tipico della Rai. Ma Pino è una persona di spessore, un’artista educato e sensibile. Credo che abbia colto il pregio eclettico di Morgan e dia il suo apporto in fase d’ideazione del programma. Nel momento dello show, stare un passo indietro ma essere pronto a intervenire, è un ruolo di grande sicurezza per tutti, da Morgan stesso, al regista, all’ispettore di studio ed anche per la produttrice esecutiva Eleonora Iannelli, solida aziendalista, come ho avuto modo di “sperimentare” in anni di carriera in Rai.
Trovare nuovi contenuti nella storia della musica leggera
I personaggi tema dello spettacolo appartengono alla storia della musica leggera italiana, alla storia di tutti noi. Hanno accompagnato la nostra vita, almeno nel caso dei miei coetanei. Morgan parte dai quattro big Modugno, Bindi, Battiato e Battisti per fare un percorso attraverso parte della loro grande produzione musicale. Cerca di abbinare ciascuno di loro a un artista straniero, Modugno a Elvis Presley, Bindi a Freddy Mercury, Battiato a Brian Eno e Battisti a David Bowie. Nel farlo sa di compiere un sacrilegio per i sostenitori del pop e del rock e proprio per questo lo fa.
La musica ha piani di lettura e di stesura, per noi consumatori, insospettabili. Quando ti imbatti nei narratori della costruzione musicale, maestri come Morgan o Ezio Bosso o Stefano Bollani, il viaggio si fa interessante e capisci come ri-ascoltare e cosa scoprire di nuovo in un successo che è entrato dentro di te, in anni e anni di passaggi radiofonici. Il programma di Morgan mi ha fatto ricordare anche quando Fiorello, alla radio, giocava con le canzoni più famose, cambiandone il ritmo o mettendo le parole di una sulla musica di un’altra. Era un gioco fine a sé stesso, vero, niente a che vedere con l’amore con cui Morgan scompone e ricompone i pezzi di Bindi e Modugno e ce li fa godere come fossero nuovi. Altro che “non c’è il presente!” C’è eccome!
Lo share è l’ultima cosa che conta, finalmente
Questo viaggio tra ritmi, melodie e note, tra esecuzioni e architetture sonore è il vero plus del programma. Ovviamente parlo per me, non so se e quanto il pubblico lo abbia accettato e gradito. Gli ascolti sono bassi, 3,43% di share al 6,63%, con soli 21mila spettatori in più: 344mila la prima e 365mila la seconda. Questo per le prime due puntate. Ma sinceramente, in questo caso, non conta molto. Non conta perché il programma ha una veste sperimentale, così piace dire in Rai per far passare cose che non sarebbero passate facilmente.
Va in seconda serata su Raidue, ovvero nel buco nero del palinsesto della tv di Stato. Anzi la seconda puntata è andata in onda anche più tardi, per via dell’allungarsi del programma di Nek, Dalla strada al palco (altra idea molto carina). La cosa ha provocato il giusto risentimento di uno degli autori, che ha protestato (inutilmente) coi vertici aziendali (occupati in ben altre faccende).
Gli ascolti in questo caso sono l’ultima cosa e non perché lo dica Morgan, rispondendo ai soliti attacchi prevenuti di “sedicenti critici televisivi”.
Stramorgan, i critici cercano il “palo” nell’uovo
Cercano quello che non ci deve essere. Quello che non poteva esserci. Enrico Silvestrin, sul sito Più sani più belli, il 12 aprile lo giudica “un’occasione persa, la musica non si salva di certo così. Così ci si autocelebra e basta. Inoltre la tv bisogna saperla fare, non ci si improvvisa”. E insiste “alla musica serve altro. Questo è inutile passarismo. Che esista un passato è indubbio ma il presente non lo sta celebrando nessuno, anzi gli stessi pur misconoscendolo o travisandolo lo insultano. Questa narrazione serve a poco se non a loro.”
La vita è bella perché avariata diceva Totò e certe critiche sanno di stantio. Non si esce dallo stereotipo dello spettacolo musicale canonico, mentre Morgan tutto è meno che uno show man del sabato sera che “sa fare la televisione non improvvisata”. In lui Silvestrin vede un semplice conduttore che non va oltre l’ovvio. Ma di ovvio non c’è niente in Stramorgan. Nulla che faccia pensare che siamo su Raidue, in una seconda serata. Neanche il tema e gli abbinamenti scelti. Neanche il modo in cui si parla di Modugno, Bindi e degli altri.
Volevo solo fare un buon prodotto
Per Giammarco Aimi su Rolling Stone Italia, è stata la saga degli errori. Si guarda allo share, si sottolineano gli sbagli: ha detto Renato invece di Riccardo Pazzaglia! “Morgan, in questa categoria, è un vero maestro dell’errore. Non perché non sappia quel che dice e non conosca quel che suona, ma perché è consapevole che proprio tra le sviature, le sbavature e le forzature si annida l’unica via per la rivoluzione”. Eppure non c’è nessuna rivoluzione nelle intenzioni di Morgan, se non una, piccola, ignorata. Fare bene quello che sai fare e che ti lasciano fare, per la prima volta nella vita.
È lo stesso cantante/conduttore che lo dice nel presentare il suo programma: “Ringrazio la Rai per avermi dato fiducia. Negli anni ho proposto tanti progetti alla TV di Stato, che però non mi sono mai stati accettati per l’idea che l’opinione pubblica si era fatta di me. I giornalisti, che spesso scrivono solo perché qualche direttore di testata dice loro di travisare il contenuto di alcune interviste, hanno costruito un’immagine di me alla quale non mi riconosco e che non ispira fiducia. Io non sono un ribelle. A me piacciono le persone e la vita, io non mi ribello per partito preso. Lavoro con lucidità e desidero solo che ci siano le condizioni per poter realizzare un buon prodotto“
Stramorgan è uno spettacolo giusto anche nei costi
Nel corso del programma si avvale della partecipazione di due giovani e bravissimi cantanti Chiara Galiazzo e Giovanni Caccamo. Loro lo seguono e danno forza alle interpretazioni canore che Morgan ha pensato, per farne omaggio alla trasmissione. Tutto il lavoro che vedo lo vedo in funzione del piacere di scoprire i differenti livelli di lettura e di scrittura dei brani proposti. Una studio capillare, maniacale sta dietro quelle esibizioni e quelle notazioni che apparentemente in modo tanto semplice l’artista riesce a dare al pubblico. Cose per niente ovvie e scontate per l’audience televisivo, anche per quello âgé. Fondamentale il contributo della sua band e dell’Orchestra composta da giovani talenti dei Conservatori italiani, diretta dal Maestro Angelo Valori, Direttore del Conservatorio di Pescarese.
Riportare la musica dal vivo in tv non è cosa da poco. Per chi sa di programmazione avere a che fare con tanti strumenti significa prove su prove, e tempi che si allungano con ripercussioni sul budget. Che il programma costi poco si vede. Ma è un pregio. Dalla penuria di ospiti e di scene, dal tempo ridotto a 70’, dalla mancanza di pailletes e lustrini, balletti e comici. Via tutto. Formula nuova. Ma il godimento non ne risente. Qualcuno ha avuto da criticare il fatto che la musica occupi solo il 30% del tempo, il resto sono chiacchiere. Questo dice tutto su chi critica. Quelle chiacchiere sono la cosa più gustosa, quello che ti permette di godere al meglio il momento dell’esibizione. Di riscoprire nell’esecuzione del brano, tutte quelle osservazioni e quei rilievi che Morgan ci svela con le… “chiacchiere”.
Finalmente una tv che vale la pena guardare.