Studio, sport e il successo degli eSports: intervista a Gabriele Gargano
Il capitano della squadra eSports del Trastevere, vincitore del campionato di eSerieD: “Un mondo che abbatte le forme di discriminazione”
Una vita a metà tra studio e sport, o meglio tra studio, sport e eSports. Gabriele Gargano è un simbolo per i giovani che percorrono vite parallele e del mondo degli eSports, un fenomeno in crescita esponenziale in Italia. Classe 1996 e prossimo alla laurea magistrale in Economia e Gestione d’Impresa alla LUISS, è un velocista italiano – 100 e 200 metri – che ha vestito anche la maglia azzurra ai Campionati Mondiali Allievi a Donetsk (Ucraina) nel 2013.
Gargano: “Gli eSports, un mondo parallelo tra sport e studio”
Ma oltre allo studio e allo sport, una terza via si è aperta per Gargano: “Durante il periodo universitario, diviso sempre tra lo sport e lo studio, ho conosciuto il mondo degli eSports, in particolare attraverso Fifa, il più noto tra i giochi calcistici.”
“Ci sono due principali modalità di gioco. La prima, la più classica, è la modalità 1 vs 1. L’altra, a mio avviso anche più divertente e simile alle dinamiche reali del calcio, è quella 11 vs. 11, denominata Fifa Pro Club, in cui ognuno controlla un singolo calciatore. Nel 2017 insieme ad un mio amico di studi decidiamo di creare un club cercando giocatori per fare piccole competizioni all’interno della Community. All’inizio partecipavamo a tornei per puro diletto, qualche sera a settimana”.
“Italia indietro negli eSports, ma in rapida crescita”
Scoperto il mondo degli eSports, Gargano si è subito reso conto delle potenzialità e di quanto possa crescere in Italia, soprattutto se appoggiata dalle federazioni sportive: “Il mondo degli eSports è molto più avanti rispetto all’Italia: per esempio negli USA ci sono eventi che riempiono gli stadi. Però in Italia questa tendenza è in rapida crescita, un processo per certi versi accelerato dalla pandemia. Infatti le federazioni e le società di calcio hanno iniziato a credere e a investire nel nostro mondo. Per esempio esiste già un campionato di Serie A nella modalità 1 vs. 1, mentre in quella 11 vs. 11, essendo più complicata dal punto di vista strutturale e organizzativo, la Lega Calcio è partita dalla Serie D, chiamata eSerieD.”
La vittoria nel campionato di eSerieD
Così è nato il progetto con il Trastevere, società in testa nel girone E di Serie D, di cui è il capitano. “Il campionato era diviso in due gironi”, racconta Gargano, “il primo nel periodo ottobre-febbraio, che ha visto vincere il Savoia, e successivamente il secondo, vinto da noi. Le prime due di ogni girone accedevano direttamente alle Final Eight, mentre gli altri 4 posti erano messi in palio da playoff che si giocavano dalla terza alla decima di ciascun girone. Le Final Eight, composte da due gironi con semifinali e finali, si sono svolte a Gallipoli lo scorso weekend. In semifinale abbiamo vinto con la Recanatese 2-1 mentre in finale abbiamo battuto Varese con il punteggio di 3-1, aggiudicandoci il Controller d’oro, il trofeo della LND eSport. Abbiamo ricevuto un grande entusiasmo nei nostri confronti, perché finalmente si vedono i primi passi della Federazione nei confronti degli Esports 11 vs. 11″.
Una vittoria contraddistinta non solo dalla semplice passione per un gioco, ma anche da un lavoro di squadra fatto di tanti piccoli particolari. Una vera e propria disciplina sportiva che, non a caso, potrebbe diventare in futuro eleggibile per delle medaglie olimpiche. E come ogni sport che si rispetti, non manca l’elemento educativo, con l’insegnamento a combattere ogni forma di scorrettezza, di discriminazione e di razzismo: “Non è un mondo esclusivamente per ragazzi: nel mio team ho persone anche di 40 anni che fanno i più disparati lavori. È un mondo che crea aggregazione e non discriminazione di età, sesso o disabilità: con un joystick in mano siamo tutti uguali. Tutte le dinamiche che si svolgono all’interno del gioco sono molto simili alla realtà: bisogna allenarsi, creare schemi e l’intesa tra 11 persone diverse, con difficoltà aggiuntive considerando la distanza. Ma tutto ciò, per le persone, non solo ragazzi, è di aiuto per trovare la propria dimensione sociale”.