Sudafrica, un nuovo piano per la convivenza tra uomini e squali
Il dot Enrico Gennari, direttore di Oceans, l’Istituto di Ricerca di stanza a Mossel Bay che si occupa di studio degli oceani, di fauna marina e terrestre, ci spiega il piano
Il grande squalo bianco è, senza dubbio, il predatore degli oceani che più di ogni altro popola i sogni, in qualche caso gli incubi, di tutti coloro che si trovano ad entrare nel suo regno, il mare. Presente, pressoché, in tutti gli oceani del Pianeta e protagonista di epiche migrazioni transoceaniche, lo squalo bianco predilige le fasce costiere di Australia, Nuova Zelanda, Messico e Stati Uniti, Sudafrica con apparizioni più rare nei Paesi europei affacciati sul Mediterraneo come Italia, Croazia e Tunisia.
Specie a rischio di estinzione, si stima che al mondo non ne sopravvivano più di 3500/4000 esemplari, è protetto in molti Paesi, Italia compresa, anche se continua ad essere vittima della pesca industriale e di bracconieri senza scrupoli alla ricerca di trofei. Vittima delle rappresaglie condotte dall’uomo a seguito di incontri ravvicinati finiti in tragedia, come testimoniato dalle cronache, australiane e sudafricane in testa, la stagione estiva australe si apre con una nuova strategia di attenzione che vuole salvaguardare gli squali e l’uomo, gli uni dagli altri.
Il nuovo piano di prevenzione arriva dalla sudafricana Mossel Bay. Ridente cittadina affacciata sul versante dell’Oceano Indiano sudafricano, Mossel Bay è, probabilmente, la località che ospita stabilmente più squali bianchi al mondo, inevitabilmente attratti da Seal Island, un isola che è poco più di uno scoglio e che ospita migliaia di otarie, richiamo irresistibile per il più grande squalo predatore.
L’isola delle foche della baia di Mossel Bay, ha una particolarità unica che la differenzia sostanzialmente dalle altre due isole sudafricane più note, Dyer Island, al largo di Gansbaai e la Seal Island della False Bay a due passi dal Capo di Buona Speranza. E’ vicinissima alle spiagge, circa ottocento metri, e dai frangenti che, già da qualche settimana, sono meta di bagnanti, nuotatori e surfisti.
Praticare il surf o semplicemente fare una nuotata da quelle parti, ha senza dubbio un sapore tutto particolare. Sono decine, infatti, i grandi squali bianchi che nuotano in quelle acque ogni giorno alla perenne ricerca di cibo. Esemplari di tutto rispetto con taglie che vanno dai due fino ai quattro metri e mezzo. Eppure, nonostante l’altissimo numero di squali predatori e le migliaia di bagnanti che, come ogni anno, affollano quelle spiagge, gli incontri ravvicinati con gli squali sono rarissimi e nella maggior parte dei casi hanno regalato soltanto qualche brivido.
E allora, la convivenza tra uomo e squalo è possibile?
Il dot Enrico Gennari è il direttore di Oceans, l’Istituto di Ricerca di stanza a Mossel Bay che si occupa di studio degli oceani, di fauna marina e terrestre. Così come per gli squali, è più facile trovarlo in mare che a terra. “Mossel Bay è una località speciale, dice. Probabilmente abbiamo la più alta concentrazione di squali bianchi del Pianeta. Dai dieci ai quaranta grandi squali bianchi che, ogni giorno, nuotano nelle nostre acque. Una cosa incredibile e affascinante”.
Nel corso degli anni e dei suoi studi, Gennari si è trovato di fronte squali bianchi in moltissime occasioni. “Il nostro lavoro, così come la Ricerca che interessa questi magnifici predatori, ci porta spesso a contatto con gli animali. Sono incontri speciali ed esperienze sempre nuove che cerchiamo di trasferire alla popolazione locale organizzando incontri e conferenze che vogliono sfatare il mito del mostro marino che, è ormai noto, non esiste”.
Mossel Bay sta varando un piano di protezione che coinvolge uomini e squali che vede al primo posto la salvaguardia delle persone che entrano in mare così come la tutela dello squalo bianco. Contrariamente a quanto accade in Australia o dalle parti di Durban, ad esempio, quì, reti e ami a difesa delle spiagge non rappresentano una soluzione accettabile incentivando la prevenzione. “La nostra città, spiega Gennari, è fortunata. Abbiamo bellezze naturali uniche e un patrimonio archeologico di tutto rispetto. Quello della grande presenza degli squali bianchi nelle nostre acque è un privilegio naturalistico che sta significando anche una importante risorsa economica per la collettività. L’ecoturismo legato agli squali, infatti, è un settore in crescita. Sono tantissime le persone, studenti o semplici appassionati, che vengono qui da ogni parte del mondo per osservare lo squalo nel suo ambiente. La cittadinanza, con la stagione estiva già partita, ha voluto dare un contributo alla causa che vuole sottolineare come la convivenza tra squali ed esseri umani sia possibile. Sono molte le iniziative che sono state prese in ordine al nuovo piano di attenzione ed è assolutamente importante che vi sia la partecipazione di diverse categorie di persone”.
L’iniziativa, che è stata accolta con entusiasmo, prevede tra l’altro, in accordo con la municipalità, l’uso di elicotteri e piccoli velivoli che possano informare in tempo reale le spiagge in caso di presenza di squali troppo vicini ai bagnanti. La possibilità di chiudere temporaneamente le spiagge. Diversi punti di avvistamento in punti strategici con l’ausilio di volontari e telecamere. Gli accordi con praticanti del surf, proprietari di natanti, studiosi e gente comune garantiranno un occhio sempre vigile per prevenire gli incontri con gli squali. C’è poi un’altra novità che prevede l’uso delle nuove tecnologie tascabili. Un gruppo di volontari che, con WhatsApp, rappresenterà un filo diretto di comunicazione con gli altri presidi.
“E’ stato previsto anche un kit di primo soccorso, ha concluso Gennari, nel malaugurato caso che qualche incontro possa trasformarsi in un incidente. Il kit, che verrà consegnato ad aziende e operatori turistici situati in punti strategici della costa, prevede, tra le altre cose, bendaggi e materiale infermieristico per controllare emorragie, fluidi e soluzioni saline”.
Chissà che non rimanga inutilizzato.
*foto di Remo Sabatini