Sulle elezioni amministrative c’è il fantasma di una gigantesca astensione
Potrebbe esserci un’astensione di proporzioni preoccupanti ma comunque queste elezioni hanno un certo peso sul futuro a venire
Tra il 3 e 4 Ottobre si svolgeranno importanti tornate elettorali nelle principali città italiane, non solo nella Capitale. I candidati fremono per svelare ai cittadini il miracolo che regaleranno a Roma, ma anche a Milano, Torino, Bologna, Napoli e via dicendo.
Pochi elettori al voto
Tuttavia, forse proprio a causa di una rigurgitante dose di droga propagandista fatta di cicaleccio e comizi d’altri tempi, sembra che la percentuale dei votanti che alla fine assegnerà il potere ai Sindaci, sarà inferiore al 50% degli aventi diritto. Sarebbe un’astensione di proporzioni preoccupanti. Ciononostante, queste elezioni hanno un certo peso sul futuro a venire.
Avanti nei sondaggi come primo partito nel Paese, Fratelli d’Italia scuote la testa, questa sventagliata di accuse contro uno dei suoi principali esponenti o a detta di alcuno, macchietta, non si sa bene, proprio non ci voleva. Un autogol. L’inchiesta appena aperta su Carlo Fidanza, europarlamentare di FDI, rischia di far naufragare i piani di Giorgia Meloni. Prendersi Roma attraverso il semi sconosciuto Enrico Michetti e poi gestire con la sorellastra Lega – da una posizione forte – il post Draghi a Palazzo Chigi.
I tempi dell’inchiesta e i sospetti di una strategia
Va da sé, tre anni di investigazioni, dieci minuti di filmato e 100 ore di girato, ci raccontano che la tempistica su questa brutta storia che ha investito una parte della politica italiana, pur considerando che i gradi di giudizio semmai si arriverà sino in fondo sono sempre tre, sembra quanto meno sospetta. Qualcuno ha parlato di giornalismo investigativo a orologeria.
Tuttavia, partito lo spettacolo della nostra politica, passano ombre e pesanti sospetti sulla prorompente futura destra di governo. Una destra che fatica a scrollarsi di dosso una mentalità plumbea, un passato scomodo e un presente ingombrante fatto di macchiette appunto. Braccia tese, estremismi e razzismo latenti. Sull’altro scorre una sinistra perennemente divisa, traballante e indecisa tra lo strizzare l’occhiolino ai Cinque Stelle o svergognarne l’operato di una Sindaca “detestabile”, che si vuole al più presto cacciare da Roma.
Salvini e Giorgetti
Senza considerare i cambi di canale sui pruriti di Salvini, a causa dell’orticaria provocatagli dal suo fedelissimo numero due Giorgetti.
Questa è la politica in Italia, ballerina, fatta di conti sballati, truccati, ammiccamenti, bugie, promesse e fatue speranze di chi, più che avere fede in Dio, va in chiesa e si fa il segno della croce pensando che “vedi mai che alla fine me va bene…”
Su questa politica nostrana di egoistiche tangenti sghembe, colpevolmente incurvate da una scoliosi intellettuale, risaltano solo due linee rette. Quella di un Capo dello Stato modestamente in giro per Roma alla ricerca di un’abitazione privata e quella dell’attuale Presidente del Consiglio.
Difficile criticare Mario Draghi
Al di là di accettabili imperfezioni chi si sente oggi di criticare Mario Draghi? Con quale coraggio?
In un’Europa sempre più fragile, priva della garanzia Merkel e del peso di una Francia debilitata come e più di tutti dalla pandemia. Con una Gran Bretagna sparita dai radar e i Paesi satelliti che fanno di tutto per rendersi odiosi e ostili all’Unione, l’ex Governatore della BCE è un assegno circolare per il Paese. E con la sua firma in stilografica garantisce la cambiale Italia come pagabile a vista. Con Draghi il nostro debito miliardario pare godere di una certa sostenibilità. Uomo abituato a far quadrare i conti, Super Mario possiede una tale statura da porre ancor più in bilico la gracilità della politica nazionale, minuta, mai essenziale e spesso cialtrona.
Uno spettacolo dell’accadere, dove per augurarsi che il 3 e il 4 Ottobre vinca il migliore, ci vuole proprio un bel fegato.