Super Green pass, dal 15 ottobre arriva l’obbligo in ogni luogo di lavoro
Il Governo estende il certificato verde a tutti i dipendenti, pubblici e privati, e chiude ai tamponi gratis. E anche gli organi costituzionali (Parlamento incluso) dovranno adeguarsi
Arriverà il 15 ottobre il Super Green pass, che sarà obbligatorio per entrare in qualunque luogo di lavoro. Il Premier Mario Draghi ha infatti piegato ogni resistenza, interna ed esterna all’esecutivo, ottenendo così dal CdM il via libera unanime al provvedimento. O meglio, per affinità cromatica, la luce verde.
In arrivo il Super Green pass
E dunque Super Green pass sarà. Dal 15 ottobre tutti i dipendenti, pubblici e privati, dovranno essere vaccinati, guariti dal Covid-19 o esibire un test negativo per accedere al luogo di lavoro.
Per la violazione della coercizione sono previste multe da 600 a 1.500 euro, aumentabili ulteriormente in caso di contraffazione del documento. Non sarà possibile licenziare, ma dopo cinque giorni di assenza ingiustificata nella P.A., e tre nel settore privato, scatterà la sospensione dall’impiego e dallo stipendio.
Una significativa novità riguarda gli organi costituzionali, dal Quirinale alla Consulta allo stesso Parlamento, cui il Governo intende estendere il vincolo del passaporto sanitario. Il principio dell’autodichia rende tali istituzioni del tutto autonome, ma sarà dato loro mandato di adeguarsi mediante autoregolamentazione.
Con buona pace del deputato dem Matteo Orfini, che qualche giorno fa ha risposto ad alcune critiche social commentando sprezzante un suo stesso post. E affermando che «il diritto di un parlamentare di entrare in Aula è sancito dalla Costituzione e non può essere limitato».
Giusto, però ci sembra di ricordare che la nostra Carta fondamentale dicesse qualcosina anche sul lavoro e sul diritto di lavoro. Ma sicuramente sbagliamo noi.
Il “metodo Draghi”
Sul Super Green pass, gli ultimi a capitolare sono stati i sindacati, reduci da un incontro a Palazzo Chigi che aveva fatto capire loro l’antifona. Almeno stando alle dichiarazioni di Maurizio Landini, segretario generale della CGIL. «Il Governo ci ha ringraziato del confronto, non ha dato risposte rispetto al provvedimento definitivo, ci auguriamo che tenga conto di queste riflessioni».
Parole che, en passant, descrivono perfettamente il “metodo Draghi”. Che ascolta tutti e poi decide in totale autonomia, infischiandosene di qualsivoglia logica partitica o corporativista. Per informazioni chiedere alla Lega, il cui segretario Matteo Salvini, dopo aver fatto per giorni la voce grossa, si è dovuto “inchinare a Canossa”.
Il Capitano, proprio come la Triplice, aveva chiesto almeno di rendere gratuiti i tamponi, ricevendo il secco niet di SuperMario. Secondo cui una simile concessione contraddirebbe l’essenza del certificato verde e ne tradirebbe lo scopo, che è quello di incentivare la campagna vaccinale. Con l’obiettivo di avere entro l’inverno 44 milioni di Italiani immunizzati sui 54 vaccinabili: in caso contrario, si tornerà a considerare l’obbligo di siero.
Va detto comunque che i dati pandemici raccolti nell’ultimo monitoraggio settimanale della Fondazione GIMBE suscitano ottimismo. Tra l’8 e il 14 settembre, infatti, risultano in calo tutti gli indicatori, dai nuovi casi ai decessi alle ospedalizzazioni ai ricoveri in terapia intensiva. In più, ormai in nosocomio arrivano «quasi esclusivamente persone non vaccinate».
Facile capire, quindi, come mai l’ex numero uno della Bce voglia insistere con la spallata al SARS-CoV-2, anche ampliando l’uso del Green pass. A tutti i posti.