Superga, 75 anni dopo: il ricordo del Grande Torino è ancora vivo
Il 4 maggio 1949, l’aereo con a bordo una delle squadre italiane più forti di sempre si schiantava contro la Basilica sabauda: ma, come scrisse Montanelli, gli Invincibili erano solo andati “in trasferta”
Sono passati 75 anni da quella che è unanimemente conosciuta come la tragedia di Superga. L’incidente aereo che cancellò in un istante l’intera squadra del Grande Torino, una delle più forti di sempre – e non solo a livello di calcio italiano. Il cui ricordo però continua a vivere, ancora e sempre, sfumando il tempo nell’eternità.
Una “serie di sfortunati eventi”
Quest’oggi, 4 maggio, la 107sima edizione del Giro d’Italia, come riferisce il Corsera, scatta dalla Reggia di Venaria Reale. Una tappa disegnata appositamente per commemorare i giocatori del Grande Torino, drammaticamente scomparsi in questo stesso giorno del 1949, soprattutto grazie al passaggio sul Colle di Superga. Là dove sorge l’omonima chiesa che fu teatro della disgrazia al culmine di una “serie di sfortunati eventi”, per dirla con Lemony Snicket.
Gli Invincibili avevano dominato i precedenti quattro campionati e, dopo il pareggio in casa dell’Inter, erano ormai in procinto di vincere il quinto titolo consecutivo. Erano quindi volati in Portogallo per disputare un’amichevole contro il Benfica, contro il parere del Presidente Ferruccio Novo che non riteneva rassicurante il vantaggio sui nerazzurri. Ma il capitano Valentino Mazzola aveva fatto una promessa all’omologo del club lusitano Francisco Ferreira, che stava dando l’addio al calcio, e più del timor poté l’onore.
La tragedia di Superga
Il volo di ritorno da Lisbona si sarebbe dovuto concludere a Milano, ma all’improvviso il velivolo fece rotta verso la città sabauda. Le ragioni della deviazione non sono state mai chiarite, benché Gianni Brera abbia ipotizzato che i calciatori volessero dribblare «i finanzieri delegati a fare dogana».
Le condizioni meteorologiche erano pessime, tra nuvolosità intensa, raffiche di pioggia e scarsa visibilità. Ma quasi certamente fu un guasto all’altimetro a ingannare il pilota, portandolo a schiantarsi contro la scarpata posteriore della Basilica di Superga, avvolta in una fitta nebbia. Come ricorda Sky TG24, erano da poco passate le 17, e per i 31 passeggeri a bordo (inclusi l’equipaggio e tre giornalisti sportivi) non vi fu scampo. A Vittorio Pozzo, CT della Nazionale di cui i granata erano arrivati a costituire i dieci undicesimi, spettò il terribile compito di identificare i corpi delle vittime.
Al Toro venne assegnato lo Scudetto 1948-49 a tavolino, e le ultime quattro partite vennero disputate (e vinte) dalla formazione giovanile contro i pari-età. Del Grande Torino rimanevano solo tre rappresentanti, che per motivi diversi non avevano partecipato alla trasferta. L’ultimo superstite, Sauro Tomà, ha raggiunto i suoi compagni nel 2018, all’età di 92 anni. Soltanto il cielo, si disse, li dominò.
Superga, 75 anni dopo
Nel 2015, la FIFA ha proclamato la data della sciagura “Giornata Mondiale del Calcio”. Un omaggio perenne ad alcuni degli eroi italiani del Secondo Dopoguerra, oltre a quello più contingente della Corsa Rosa.
Le celebrazioni vere e proprie per il 2024, comunque sono già iniziate venerdì 3 maggio. Quando, come scrive l’ANSA, un pennone dello storico stadio Filadelfia è stato intitolato all’allenatore ungherese Ernő Egri Erbstein, finalmente “riunito” ai suoi ragazzi. Come sempre, però, il momento più toccante sarà la lettura dei nomi degli Invincibili, affidata anche quest’anno, come rileva La Repubblica, al vicecapitano Alessandro Buongiorno.
Perché in fondo, per citare le parole di Indro Montanelli riportate dal sito del Torino, «gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”». Ed è così che la Storia diventa Leggenda.