Tartarughe azzannatrici a Roma, l’esperto: “Possono amputare un dito. Bambini? I più a rischio”
“Gli esemplari che ho catturato sono praticamente simili e questo mi fa pensare che provengano da una nidiata. Si stanno riproducendo in Italia da almeno 20 anni”
Non più e non solo cinghiali, lupi, serpenti, gabbiani, pappagallini verdi. Non più e non solo cornacchie aggressive, ora è sopraggiunto un nuovo incubo ad agitare la vita della Capitale: le tartarughe azzannatrici. Sono stati rinvenuti due esemplari nei giorni scorsi a distanza di poche ore a Capena, a nord di Roma. Ma quanto sono pericolose? Che danni possono arrecare? Come ci si deve comportare in caso di incontro? Lo abbiamo chiesto all’etologo ed esperto zoofilo Andrea Lunerti.
La doverosa informazione
Amare la natura, e con essa gli animali, significa prima di tutto comprendere i meccanismi che la regolano. Le leggi che la governano. Significa assumere consapevolezza dei gesti che si compiono, dei comportamenti che si adottano. Significa provare a ridurre al minimo il margine di errore in situazioni inusuali o rare, come ad esempio quella di imbattersi in una tartaruga azzannatrice.
Abbiamo, per questo, intervistato il dott. Andrea Lunerti – etologo ed esperto zoofilo – per comprendere meglio le caratteristiche di questi rettili, la loro pericolosità, il comportamento da adottare in caso di incontro e, soprattutto, se è plausibile pensare alla presenza di una vera e propria colonia nell’area di ritrovamento. Lunerti, nel corso della sua carriera, ha catturato 15 esemplari.
Dottor Lunerti, cominciamo dalle basi. Cosa sono le tartarughe azzannatrici? E che caratteristiche hanno?
“Incominciamo col dire che le tartarughe azzannatrici non sono specie autoctone, ma alloctone, cioè aliene alla nostra fauna. Sono originarie del Nord America e il loro nome scientifico è Chelydra serpentina. Si chiamano azzannatrici perché in natura azzannano, amputano le pinne dei pesci e questi, quando vengono feriti gravemente, le tartarughe li rintracciano e continuano la predazione. La pericolosità di questi animali è elevata quando vengono in contatto con le attività umane, e lo è ancor di più perché non c’è una cultura popolare che ci prepara alla presenza di questo animale. Mi preme dire, inoltre, che i bambini sono la categoria più a rischio perché quando l’avvistano cercano di prenderla e questo è molto pericoloso: queste tartarughe estraggono il collo per due terzi del carapace e possono riuscire a mordere anche sopra lo stesso”.
Quanto può essere reale la presenza di una colonia di tartarughe azzannatrici nella zona dove sono stati trovati i due esemplari?
“A mio avviso la percentuale è altissima. Gli esemplari che ho catturato sono praticamente simili, e questo mi fa pensare al fatto che provengano da una nidiata. Se fossero stati abbandoni incauti avrei trovato delle tartarughe con caratteristiche differenti, mentre questi sembravano due cloni. Le tartarughe, inoltre, depongono decine di uova e il clima favorevole può facilitare questo processo. Possiamo dire che si stanno riproducendo nel nostro paese almeno da un ventennio”.
Quale comportamento dovrebbe adottare una persona che si imbattesse in una tartaruga azzannatrice?
“Mi permetta di dire che un ruolo importante lo hanno i giornalisti. La divulgazione immediata di queste notizie scongiura eventuali incidenti e previene pericolose conseguenze. Cosa fare? Evitare categoricamente il fai da te, non dobbiamo tentare di catturarle autonomamente ma avvertire il numero unico di emergenza (112) e, a quel punto, inviare una foto dell’esemplare a esperti che la identificano. Una volta identificato, l’esemplare viene catturato e condotto in un centro di recupero”.
Secondo lei la diffusione di queste tartarughe si confina nel territorio romano e laziale o è presente anche in altre zone della penisola?
“Io ho notizie di altri avvistamenti e catture lungo tutto il territorio nazionale ma, per la mia personale esperienza, si tratta della quindicesima cattura da 18 anni a questa parte. Lo scorso anno, ad esempio, ho catturato una tartaruga azzannatrice a Roma dentro la fontana di un condominio”.
Una volta catturate dove vengono portate queste tartarughe? Qual è l’iter che si segue?
“I carabinieri forestali, o altre istituzioni, provvedono al sequestro e alla denuncia verso ignoti. Non vengono assolutamente rimesse in natura poiché questa è una specie alloctona, aliena alla nostra fauna. Non possiamo dire che si sia riprodotta accidentalmente in quanto, dalla legge 150/92 del 1992 che disciplina la detenzione di animali pericolosi, l’autorizzazione alla detenzione di questo tipo di tartaruga spetta alla Prefettura. Possiamo ipotizzare, quindi, che tutti gli esemplari che noi troviamo provengano o da una detenzione o da una importazione illegale. Possedere illecitamente questi animali è molto grave e si rischiano anche denunce penali e l’arresto”.
Danneggiano anche la biodiversità presente?
“Essendo un rettile alieno il suo impatto è devastante. Si tratta di un animale vorace che si nutre di tutta la nostra fauna, ma non è l’unico. Anche la famosa tartarughina, la Trachemys scripta elegans, ha riempito ogni corso d’acqua italiano causando un danno enorme. Ma anche il gambero rosso californiano e tanti altri animali che sono stati introdotti o accidentalmente o illegalmente sul nostro territorio”.
*Foto prese dal profilo Facebook di Andrea Lunerti