Telespettatori in fuga: Rai e Mediaset perdono ascolti favorendo piccole tv e web
Ci sono ricette per invertire la tendenza? Ci sarebbero ma sembra che la televisione non parli più al suo pubblico, non fa più quello che il pubblico si aspetta
Rai e Mediaset perdono ascolti favorendo emittenti minori e web. È un declino lento ma inarrestabile. La cattiva gestione dei programmi e i lacci del controllo politico rendono più grave la situazione del servizio pubblico. In futuro avrà ancora un senso che ci sia?
La Rai non avrebbe ancora firmato il rinnovo del contratto per la messa in onda dl quiz L’Eredità e la trasmissione potrebbe migrare verso una rete concorrente. Magari mentre stiamo scrivendo la cosa potrebbe essersi risolta e l’amministratore delegato, resosi conto del disguido, sia corso ai ripari per non correre il rischio di perdere un’altra delle perle del Servizio Pubblico, a favore della concorrenza.
L’eredità e stato a lungo il programma di punta della prima rete
L’Eredità, lo conoscete tutti, va in onda ininterrottamente dal 2002 ed è stato condotto dai più famosi nomi dell’intrattenimento di Raiuno: Carlo Conti, Fabrizio Frizzi, Amadeus e Flavio Insinna. Proprio a Insinna è stato comunicato, prima dell’estate, che non avrebbe più condotto il programma, che pure faceva ottimi ascolti, per passarlo a Pino Insegno, tutti sapete perché, l’assurda storia che si ripete -a volte- quando cambia la guida al governo.
Pare che la produzione che detiene i diritti del programma, la Baijiay, secondo il sito di Davide Maggio, non gradirebbe questa scelta e sarebbe pronta a offrirlo al miglior offerente. Chi lo prendesse farebbe un affare, perché quasi sicuramente, se fosse messo in mano a Insinna o a un altro volto gradito al pubblico, e non solo ai politici di turno, potrebbe togliere ampie fette di audience alla prima rete della Rai, con grossi introiti pubblicitari.
La casa di produzione non ha gradito la sostituzione di Insinna
Il portale televisivo ha poi scritto: “Il trasloco potrebbe avvenire addirittura subito. Pare, infatti, che la Rai non abbia ancora firmato l’opzione per la prossima edizione. Un ‘cavillo’ che permetterebbe a L’Eredità di essere trasmessa su una rete di un altro editore. Si mormora anche che Marco Bassetti (CEO di Banijay Group) non gradirebbe nemmeno l’avvicendamento alla conduzione, deciso dalla Rai, che ha sostituito Flavio Insinna con Pino Insegno (che per Banijay e Rai2 conduce Il Mercante in Fiera)”.
Con ascolti molto deprimenti, aggiungiamo noi. Per questo si pensa alla chiusura. Quando si perdono ascolti non ci rimette solo la Rai, che perde introiti pubblicitari, ma ci perde anche la società che detiene i diritti di sfruttamento del programma. Se L’Eredità finisse per essere condotta dal sostituto di Insinna gli esiti potrebbero diventare un serio problema.
E ancora: “La casa di produzione ha già dovuto digerire la diminuzione del numero di puntate dovuto all’allungamento di Reazione a Catena. La partenza della nuova edizione del game show è stata annunciata per il’1° gennaio 2024. Su Rai Casting è anche partita la caccia alla nuova Professoressa, che sostituirà Samira Lui”. Ovviamente si tratta di scelte artistiche ma anche questa, in particolare, mi pare un altro autogol della Rai.
Negli ultimi due mesi Mediaset è stabile al 38,54% e Rai al 35,87%
Negli ultimi due mesi i canali della Rai sono stati superati in maniera stabile da quelli Mediaset. Il fatto non ha precedenti. Che Mediaset ottenesse dei successi estemporanei era già accaduto ma che le reti Rai, complessivamente, ricavassero meno ascolti di quelle Mediaset in maniera continuativa, no, non era successo. Lo Studio Frasi, una società che da anni esegue ricerche sui mass media, ha pubblicato un report in cui compara i telespettatori dei canali Rai e Mediaset nel periodo compreso tra il 10 settembre e il 28 ottobre.
I risultati sono stati pubblicati da Repubblica recentemente e nelle sette settimane considerate i canali Mediaset hanno avuto complessivamente uno share giornaliero medio del 38,45 per cento, mentre i canali Rai si sono fermati al 35,37 per cento. Lo studio ha sottolineato come sia la prima volta che gli ascolti di Mediaset superano quelli della Rai in modo costante e per un periodo di tempo così prolungato. Il ché non fa sperare bene per il futuro della programmazione pubblica. Perdere il primato dopo anni e anni in cui l’ha sempre mantenuto, è sintomo di qualcosa di grave che sta accadendo nella gestione stessa dell’azienda.
Qualcosa s’è rotto nel patto non scritto di fiducia fra gli Italiani e la Rai. In bilico ci sono il mantenimento del canone, gli introiti pubblicitari che ne assicurano la sopravvivenza e già girano voci sulla possibilità che alcuni gioielli di proprietà Rai posano essere messi in vendita come il Teatro delle Vittorie, palazzo Labia a Venezia e lo stesso palazzo della Direzione Generale di viale Mazzini. Sono anni per altro che si vocifera di questi possibili tagli, per fare fronte ai problemi finanziari, ma poi non se n’è mai fatto nulla.
È tutta la televisione che è in crisi a favore del web
La Rai ne ha passate tante di crisi ma sempre ha saputo riprendersi e mantenere il suo primato. Adesso la situazione appare più grave che nel passato. perdita Lo Studio Fresi ha sottolineato come rispetto allo stesso periodo del 2022 le reti della Rai abbiano perso oltre 200mila spettatori, ovvero il 6,8% mentre i canali Mediaset ne hanno persi circa 21mila, lo 0,7%. Perdono entrambe le aziende ma come si vede di più la Rai. La tendenza di un costante calo dell’audience riguarda il mezzo televisivo a favore del web, soprattutto da parte dei giovani e degli adulti delle fasce intermedie.
Sono anni che questo fenomeno avanza sempre più, e il processo di degrado della programmazione televisiva nel suo complesso segue questo andamento. C’è perdita di qualità nella conduzione, nella gestione stessa dei programmi, c’è crisi di idee, di mezzi, della stessa della funzione della tv, che ha perso molto del suo valore attrattivo a favore dei social network e della possibilità del pubblico di interagire nella comunicazione. La tv va bene solo nelle partite della Nazionale, per Sanremo, per grandi eventi.
I Tg restano la sola informazione per la maggioranza degli italiani che non leggono, ma le notizie non mostrano sempre tutta la verità
Il fenomeno riguarda tutte le emittenti ma adesso si mette in evidenza un problema in più per i canali Rai. La perdita di ascolti tocca perfino il Tg1, da sempre punta di diamante della informazione televisiva. Attaccato da più parti come parte della informazione mainstream, ovvero di una informazione edulcorata, che appoggia il punto di vista occidentale sulla guerra in Ucraina e ora sul Medio Oriente, in altre parole non dà una informazione completa sulle motivazioni della guerra e sulla ricerca di una pace equa e duratura.
Sapendo come vi sia una grande maggioranza di popolazione che non acquista quotidiani, non legge libri e stampa periodica, e che trae l’informazione solo dai Tg televisivi, il potere politico da sempre è uso mettere le mani sui Tg per gestire questa fetta di opinione pubblica. Da qui l’interesse della politica per il mezzo, da qui la sua influenza, ancora notevole, nonostante il calo di audience. Per mesi chi cercava la pace è stato trattato come un traditore. L’Ucraina deve vincere.
Si è glorificata la controffensiva ucraina che doveva respingere i russi nei loro confini ma i morti ucraini sono troppi (400mila), la difesa russa non è stata infranta e neanche l’economia di Mosca ha subito i disastri annunciati dall’Occidente e ora si deve ammettere che chi veniva tacciato di filo putinismo aveva ragione e la stessa Meloni, nella intervista strappatale da due comici russi, ha dovuto dire che neanche lei crede più nella vittoria dell’Ucraina, che pure aveva sempre manifestato come linea ufficiale, assieme allo schieramento Nato.
Il Mercante in fiera con Pino Insegno è stato un fallimento
Nella programmazione ci sono falle ormai fin troppo evidenti e vi sono state sottovalutazioni ed errori nella gestione dei contratti con i vecchi conduttori. Tra le novità che non funzionano ci sono Il Mercante in Fiera, condotto da Pino Insegno, che non riesce a spiegarsi i motivi del suo flop. Basterebbe leggesse le critiche per trovare una spiegazione.
Dal 25 settembre viene trasmesso su Raidue dal lunedì al venerdì nella fascia prima del Tg2, contribuendo ad abbassare lo share dello stesso notiziario, visti i risultati deludenti che raggiunge, sotto il 3%. Insegno non si tocca, è stato messo lì dalla Meloni, e quindi sembra difficile sospenderne la messa in onda. C’è di più. Da gennaio dovrebbe condurre anche l’Eredità al posto di Flavio Insinna, e la cosa preoccupa dirigenti Rai e la società che detiene i diritti.
Lasciare andare Fabio Fazio è stato un duplice errore
Andava molto bene la trasmissione Che tempo che fa, su Raitre, che ora invece dal 15 ottobre va in onda sul canale Nove di proprietà della società Discovery. Lo scorso maggio Fabio Fazio, che tramite una società ne detiene i diritti e lo conduce dal 2003, dette l’annuncio di aver lasciato la Rai. Non venne cacciato ma non gli venne rinnovata l’opzione di rinnovo del contratto e lui capì che, dopo aver girovagato per ognuna delle tre reti Rai, era venuto il momento di cambiare aria. Molti l’hanno visto come un gesto di un approfittatore che andava a guadagnare di più.
Male ha fatto invece la Rai a lasciarlo andare, perché anche se costava molto faceva guadagnare tre volte tanto l’azienda e adesso la Rai ha un canale concorrente in più. Fazio fa l’11% con oltre 2 milioni di spettatori la domenica sera, con ospiti di qualità che prima facevano immagine per la Rai e ora sono altrove. Inoltre ora quel programma fa da traino a tutta la programmazione di Canale 9, con Fratelli di Crozza, Il Contadino cerca moglie, La Confessione con Peter Gomez, Only fun e anche per la programmazione targata Banijay su Tv8, con GialappaShow e il Mago Forrest. Per un errore di gestione, o per eseguire ordini sconsiderati, la Rai s’è creata un avversario in più.
Annunziata e Berlinguer
Se ne sono andate Lucia Annunziata e Bianca Berlinguer. La prima conduceva dal 20025 il talk show In mezz’ora su Raitre ma s’è dimessa quando i cambiamenti nella direzione del consiglio di amministrazione della Rai si sono colorati di nero. Ora il programma è affidato a Monica Maggioni, ex presidente Rai, come lo era Lucia Annunziata, ex direttore del Tg1 fino al 2018. Con la Maggioni il programma è sceso nello share.
Stessa cosa è accaduta con Bianca Berlinguer e il suo Cartabianca. A luglio s’è dimessa ed è passata a Mediaset, con È sempre Cartabianca. Stessa scenografia, stessi ospiti fissi, stessi temi trasferiti su Rete 4. Recentemente il programma ha registrato un 6,1% mentre il suo antagonista su Raitre, Avanti Popolo, affidato alla ex politica di Forza Italia, Nunzia De Girolamo appena il 2,7% e anche per questo programma si parla di imminente chiusura. A mia memoria non ricordo una stagione così disgraziata per Rai. Per altro determinata di proposito.
Ora se dietro ci sia l’obbiettivo di favorire Mediaset non lo possiamo sapere e mi sembra una teoria complottistica poco credibile, visti i rapporti non idilliaci tra Meloni e Mediaset, venuti alla luce con i fuori onda dell’ex della Premier Andrea Giambruno. Credo piuttosto ci sia superficialità, scarsa dimestichezza con la materia da parte di nuovi e vecchi dirigenti.
Troppe carriere rapide, troppi cambiamenti, troppi volti inventati. Qualcosa che funziona c’è: Domenica In con gli amici di Mara, se va via lei crolla l’ascolto, lo sapete si? La Fagnani con Belve, Marco Liorni con Reazione a Catena. Poi ci sono i tran tran con Tali e Quali, lo dice la parola stessa, e Ballando con le (solite) stelle della sempiterna Carlucci primaria. Inamovibili.
Invertire la tendenza si potrebbe ma non lo faranno, non perché non vorrebbero, non lo sanno fare
Ci sono ricette per invertire la tendenza? Ci sarebbero ma non vedo chi le potrebbe applicare. Ho la sensazione che la televisione non parli più al suo pubblico, che lo stia progressivamente perdendo perché non fa più le cose che il pubblico si aspetterebbe e perché le scelte non vengono ponderate e studiate come si faceva una volta. Troppo pressapochismo, troppa acquiescenza a chi chiama da Palazzo Chigi. Le aziende non si dirigono con la politica, specie quando sono aziende culturali. Il pubblico, che vede la fuga dei suoi beniamini, che pure la Rai ha contribuito a costruire, perde fiducia.
Una volta era la televisione che vinceva su tutto e tutti, anche quando se ne andavano Mike, Pippo Baudo e la Carrà, ora non c’è più la televisione, ce ne sono molte e contano di più i volti, le facce note, cui ci siamo affezionati. E se ci siamo affezionati magari un motivo c’era. Erano bravi. I programmi si fanno con gli autori, i registi, i conduttori e gli ospiti. I primi non ci sono quasi più, sostituiti con amanti, amici, ex funzionari di partito. Tutti mettono bocca nelle scalette, senza sapere di che parlano. Ne deriva un caos o una sequela noiosa di cose inutili. Non si prova, tutto è improvvisato, ma non fintamente come sanno fare Arbore e Fiorello, o come sapeva fare Boncompagni, no proprio alla bell’e meglio, un casino.
I conduttori nascono dal nulla, vengono dalla politica, dallo sport, dalla musica leggera. Arrivano lì per vie traverse. Non c’è più gavetta. Gli ospiti di qualità vanno da chi li paga bene o da chi riceve la loro fiducia. Sempre più si invitano i parenti, gli amici, i membri della stessa scuderia, sono ospiti di giro, cioè partecipano ad altri programmi della rete, sono giornalisti della stessa rete o esterni che devono promuovere un libro (una volta si chiamavano marchette). Guardate gli ospiti dei talkshow, devono sempre promuovere un film, un tour, un disco, uno spettacolo, un libro e lo fanno in una serie ininterrotta di programmi. Noia.
Se la Rai non rappresenta più l’intera società italiana perché dovremmo pagare un canone?
L’acqua è poca e la papera non galleggia dicono a Napoli. Ergo non ci sono i denari e si ripulisce il barile. Con il risultato che gli stessi ospiti li vedi a turno in tutti i programmi di tutte le reti. Questo non succede a Che tempo che fa. Fateci caso. Andate a vedere l’elenco degli ospiti degli ultimi anni e scoprirete che spesso andavano solo in quel programma, magari c’era un libro o un film da promuovere ma di quel libro e di quel film non se ne parlava in nessun altro programma, si chiamava Servizio Pubblico.
Ora chi li vedrà più sulla Rai? Se la Rai non rappresenta più le varie ideologie presenti nella società italiana, le diverse opinioni, espresse da movimenti, gruppi di persone, intellettuali, partiti, perché dovremmo pagare un canone. La domanda se la stanno ponendo in parecchi. Soprattutto chi ritiene di fare oggi Servizio Pubblico al posto della Rai.