Televisione: “Ora o mai più”, mai un titolo di programma fu tanto profetico
La canzone italiana si troverà tra dieci anni senza protagonisti di qualità perché i pochi titolari attuali vanno verso i settanta e riserve non ce ne sono
Scrivere è stata sempre una mia grande passione sin da bimbo quando alle elementari i pensierini, brevissimi temi che le maestre ci chiedevano di svolgere, erano per me l’occasione per raccontare delle storie molto spesso di fantasia. Da adolescente ho tenuto un diario sul quale annotavo esperienze, sensazioni, sogni e delusioni. Scrivere e disegnare erano, per me, il modo per rendere concreti, tangibili, i miei pensieri. Da adulto mi è stata offerta la possibilità di esprimermi anche per gli altri, i lettori. Non mi considero ovviamente un giornalista, piuttosto un contastorie, spero nell’accezione più semplice e senza pretese possibile.
La televisione italiana degli anni 2000
Mi piace raccontare episodi della mia vita attraverso fatti di cronaca o, al contrario, descrivere i fatti del mondo partendo da eventi di vita vissuta. Prima di arrivare al cuore di questo articolo è necessaria una premessa. Ma non una di quelle che oggi è obbligatorio declamare prima di “aprire bocca“ onde evitare il linciaggio mediatico. Perché in questa società, in cui i social media dovrebbero chiamarsi aSocial media, visto che dal bar, dalle panchine, dai parchi e dalla strada siamo passati ad incontrarci virtualmente in rete, che con una mano si batte il petto e si lacera le vesti per la libertà e i diritti per tutti e con l’altra tappa la bocca a chi esprime idee diverse da quelle che in pochi hanno deciso siano le uniche accettabili e ufficiali.
Occorre, prima di iniziare un discorso in pubblico, dichiarare, come se ci si trovasse in un aula di tribunale davanti alla scritta “La legge è uguale per tutti“ (sarà poi vero?) di : non essere omofobi, islamofobici, essere pro Israele, non essere filo russi e ripudiare il fascismo. La mia prima e più grande passione è la musica. Questa è una necessaria premessa in questo contesto. Sono stato un cantante professionista per anni. Ho cantato per me (album con miei brani pubblicati) e per altri. Ho vestito i panni del corista (oggi si direbbe backing vocalist) per artisti di grande fama, in studio di registrazione, in TV ed in tour.
Il sabato sera davanti alla TV
Sono anche stato protagonista di musical di primissimo livello e da vent’anni insegno canto. Tutto questo per giustificare il fatto che ritengo di avere le necessarie competenze per esprimere giudizi tecnici in campo musicale. Ed arriviamo al punto. Non guardo la TV. Non mi piace. Per essere più corretto dovrei dire che non mi piace più. A parte qualche telefilm, alcuni film e documentari, ritengo che la televisione generalista di qualità, intesa come programmi di varietà, culturali, di intrattenimento, di cronaca e di informazione, proposti dalle emittenti di stato e private, abbia cominciato ad opacizzarsi nei primi anni ottanta per poi trasformarsi in breve e definitivamente in qualcosa che di culturale e di qualitativo ha pochissimo o nulla.
Ma sabato sera, complice la stanchezza e un po’ la noia, mi sono fuso col divano ed ho acceso vigliaccamente la TV per non addormentarmi troppo presto. E su RAI Uno sono incappato in un programma musicale che non conoscevo: “Ora o mai più“. Otto Big della canzone che avrebbero affiancato, in veste di coach, altrettanti cantanti che hanno avuto, nella propria vita, un momento di gloria e di fama più o meno lungo ma che poi, per ragioni diverse, sono finiti nel dimenticatoio. In realtà si tratta di una gara canora, come tante altre.
Oggi in TV padroneggiano due temi: la cucina e il canto, in tutte le forme ed in tutte le combinazioni possibili immaginabili. Cambiano i conduttori ed i concorrenti ma il copione è praticamente identico. Sarebbe forse stato più interessante un programma di denuncia, incentrato sulle cause e sulle responsabilità che hanno portato alla fine di carriere che hanno, a volte, toccato livelli di celebrità e di qualità notevoli. Che poi celebrità non faccia sempre rima con qualità è decisamente evidente, basta accendere la radio o guardare le ultime edizioni del Festival di Sanremo.
Gli artisti in gara a “Ora o mai più”
Ci vuole coraggio a paragonare la carriera e il peso artistico di un Valerio Scanu, uno degli otto concorrenti, che se da un lato può anche non attirare le simpatie di tutti a causa del proprio carattere ruvido e spesso al limite dello spocchioso, vanta una qualità vocale di tutto rispetto e un primo posto Sanremese, al seppur simpatico e belloccio Pago, che forse meglio avrebbe fatto, con quel nome , a sponsorizzare dei succhi di frutta piuttosto che prestarsi al canto.
Poi c’è Anonimo italiano al quale è toccata in sorte una splendida voce (dotato di una estensione vocale impressionante e di una intonazione perfetta) che si è però trasformata in boomerang a causa del timbro identico a quello del Baglioni nazionale. Sventura simile, ma dall’impatto meno nefasto, toccò a Gianni Togni, anch’egli penalizzato dalla somiglianza vocale con l’interprete di Questo picco grande amore. Matteo Amantia, un buon cantante rock ma che quando esordì col brano che scalò tutte le classifiche dal titolo “Cleptomania“ pensai si trattasse di un nuovo singolo delle Vibrazioni.
Pierdavide Carone portò a Sanremo una canzone molto bella, Nanì appunto. Ottimo autore di brani tra i quali quello che regalò il primo posto del Festival a Valerio Scanu. Entrambi prodotti di Amici, così come la sfortunatissima Loredana Errore, vittima di un incidente automobilistico che mise drammaticamente in pausa la sua vita privata e artistica. Purtroppo le conseguenze, sebbene miracolosamente riabilitata, sono evidenti nella voce che , a parte la grinta e la fame di vivere e di riscatto, non le consente grandi prestazioni.
Antonella Bucci duettò con Eros Ramazzotti per poi sparire dalle scene . Voce notevole nell’estensione ma abbastanza anonima. Carlotta balzò agli onori delle cronache canore con il tormentone Frena. Una specie di Arisa ante litteram. Fin qui nulla di nuovo. Personaggi provenirti da Amici, il dramma umano, il belloccio senza voce, il talento mascherato, un paio di buone cantanti che però hanno trovato successo all’estero o nell’insegnamento del canto. Una specie di Il buono, il brutto e il cattivo. Una macedonia per soddisfare ogni palato, dai più giovani ai nostalgici. Tutti con una propria dignità, chi più e chi meno dotato di talento.
I big della giuria di “Ora o mai più”
Ma arriviamo ai big. Raf, Alex Britti, Masini, Riccardo Fogli, Rita Pavone, Gigliola Cinquetti , Patty Pravo e Donatella Rettore. I primi tre sono senza dubbio ancora degli ottimi interpreti. La Rita nazionale ha, per motivi anagrafici, meno smalto. La Cinquetti è una signora molto elegante e raffinata che vanta, assieme a Patty Pravo e la Rettore, un successo passato avvolto nel mistero…cosa abbiano aggiunto in termini di qualità alla musica italiana sarà compito dei discendenti di Roberto Giacobbo svelarlo. Riccardo Fogli lui sì che ha fatto la storia, dai Pooh alla carriera solista.
E’ stato un signor cantante ed è un portatore sano di irresistibile autoironia. La dichiarazione più onesta che ho udito ieri sera è stata la sua quando, rivolgendosi in veste di coach ad Anonimo italiano, gli ha detto : “Dovresti essere tu ad insegnare a me e non il contrario“. Grande umiltà e onestà intellettuale. Il paradosso infatti sta proprio qui: otto Big del presente e del passato, la metà dei quali dovrebbe accettare umilmente il fatto che i sopraggiunti limiti di età impongo uno stop definitivo.
Sarebbe come pretendere a un Rocco Siffredi ultra ottantenne affetto da grave disfunzione prostatica, di esibirsi in una gara di erezione al fianco di giovanotti carichi di testosterone. Raf canta ancora discretamente, Alex Britti è un notevole chitarrista ed un buon cantante ( somiglia terribilmente , nel volto, a Edoardo Vianello ), e Masini ha ancora una ottima vocalità ed è un fine conoscitore delle code vocali anche sul piano tecnico/didattico. A volte forse un po’ troppo puntiglioso (gli piace farlo notare) ma se lo può permettere vista la competenza.
Ma la questione fondamentale è : se da un lato oltre la metà dei big dovrebbe ( e dovrà ) presto ritirarsi dalle scene, e i “ dimenticati “, quasi tutti, meriterebbero ancora di essere loro stessi dei big ma non lo sono, chi rimane sul palcoscenico della musica italiana? A parte i rapper e i trapper sui quali preferisco non esprimere opinioni anche perché poco ci sarebbe da dire se non che , comunque ,anche loro hanno il diritto di far parte del palinsesto musicale nazionale senza però monopolizzarlo come accade, chi rappresenta il canto di qualità in Italia a livello professionale? I Pooh festeggeranno nel 2026 i sessantanni di carriera.
Poi presumibilmente spegneranno amplificatori e microfoni. Baglioni l’ha appena fatto. La lista dei giganti, Lucio Dalla in testa, prematuramente scomparsi è lunghissima. Albano e coetanei dovranno piegarsi all’ingiuria del tempo che penalizza erezioni e acuti. L’aiuto del playback parziale o totale non potrà reggere a lungo. E poi? Forse per questo lo show business ha acceso la luce dell’interesse su i Senior sconosciuti ma spesso vocalmente formidabili o su meteore sulle quali la sorte è stata beffarda ma ancora validi e forse recuperabili?
Tra i vecchi leoni che non ruggiscono più ed i giovani stornellatori di periferia in equilibrio tra un repertorio alla Jovanotti dei tempi de “La mia moto” e le sembianze di certi punk che lucidavano con il sedere la scalinata di Piazza Di Spagna negli anni ottanta, c’è solo qualche artista famoso e di livello che tuttavia malvolentieri si concede al pubblico dell’Ariston e della TV (Vasco, Ramazzotti, etc.) e che ha passato i sessanta, che però nemmeno un poco somigliano a quelli favolosi di Bobby Solo che invece , forse l’ultimo Simba della savana, ancora canta e suona dal vivo in modo straordinario.
Se non accadrà qualcosa e a breve, il mondo della canzone italiana si troverà tra dieci anni senza protagonisti di qualità perché i pochi titolari attuali vanno verso i settanta e di riserve non ce ne sono visto che i vivai dei giovani sono vuoti o si alleva “carne da macello“, buona come fast food della musica. Un morso e via, avanti un altro. “Ora o mai più”, mai un titolo di programma fu tanto profetico.