Terrorismo, quei deliri da cattivi maestri che pretendono di dare lezioni…
Sugli arresti dei sovversivi comunisti degli Anni di piombo in Francia, gli intellò straparlano di “vendetta”. Dimostrando di avere un concetto di giustizia a senso unico alternato
Pare incredibile (e infatti lo è, nel senso che non ci si crede), ma neppure sul terrorismo si riesce a essere tutti d’accordo. O quantomeno sul terrorismo rosso, residuo degli Anni di piombo ma anche ferita che tarda ancora a rimarginarsi. Prova ne è il surreale dibattito sui nove ex sovversivi (più un decimo ancora in fuga) arrestati in Francia dopo decenni di esilio dorato. Una svolta che dovrebbe ricevere un plauso generale, e che invece ha suscitato assurdi cahiers de doléances da parte degli antropologicamente superiori.
I deliri degli intellò sul terrorismo
«Il ciclo della vendetta è finito, arriva il ciclo della giustizia». Così vergò una trentina di radical chic in una lettera-appello indirizzata al Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e pubblicata dal quotidiano Libération. E che include tra i firmatari Valeria Bruni-Tedeschi, sorella di Carlà e cognata dell’ex inquilino dell’Eliseo Nicolas Sarzoky.
Gli intellò stavano clamorosamente stigmatizzando la maxi-operazione denominata (non a caso) “Ombre Rosse”, con cui i magistrati transalpini hanno deciso di consegnare alle autorità italiane dieci brigatisti. Di cui sette sono stati subito fermati e due si sono consegnati dopo un giorno di latitanza, mentre l’ultimo (Maurizio Di Marzio) è ancora uccel di bosco. Anche i primi nove, comunque, sono già stati posti in libertà vigilata, e in ogni caso l’iter per l’estradizione durerà almeno due o tre anni.
Sui gentiluomini in questione, la cui cattura è stata sbloccata da una telefonata tra il Premier Mario Draghi e Monsieur le Président, gravano condanne per reati di sangue. Fatto che, en passant, esclude l’applicazione della Dottrina Mitterrand, l’insensata politica che negli anni ha protetto fin troppi estremisti di sinistra. Non però per l’intellighenzia progressista, che nei suoi deliri ha scomodato anche (consapevolmente) l’Orestea e (inconsapevolmente) i filosofi britannici Jeremy Bentham e John Stuart Mill.
L’idea (si fa per dire) è che gli ex Br sono ormai anziani, si sono rifatti una vita e sarebbero stati purificati dal tempo (sic!). Per cui l’istanza italiana sarebbe solo una rivalsa motivata da «scopi politici interni».
Una pagina di Storia da chiudere
«La nostra volontà di riproporre la richiesta delle estradizioni non risponde nel modo più assoluto ad una sete di vendetta». Questo il commento del Guardasigilli Marta Cartabia, secondo cui «nessun ordinamento giuridico può permettersi che una pagina così lacerante della Storia nazionale» resti irrisolta. Anche se sono passati quarant’anni.
È questo, infatti, il vero ciclo della giustizia, non certo quello che gli intelliggenti con-due-gi attribuiscono alla tragedia di Eschilo. Dimenticando (o forse ignorando) che il protagonista Oreste venne sì assolto, ma solo dopo aver espiato l’orrendo crimine del matricidio con pene terribili. Laddove i “compagni che sbagliano” hanno sempre evaso (è il caso di dirlo) le proprie responsabilità, tanto maggiori in quanto legate a degli omicidi.
Per questo è altrettanto risibile l’argomentazione secondo cui «tutti hanno mantenuto il loro impegno a rinunciare alla violenza». Ragionamento che richiama implicitamente l’utilitarismo inglese sette-ottocentesco che non considera nessuna azione lecita o illecita in senso assoluto. E che si riflette in quel concetto di giustizia a senso unico alternato tipico di una certa ipocrisia pseudo-intellettualoide.
Come, appunto, questi vaneggiamenti da “cattivi maestri” che pretendono di dare lezioni infischiandosene del dolore dei parenti delle vittime di terrorismo. Che, a differenza di alcuni dei gravissimi delitti di cui si sono macchiati i sovversivi comunisti coccolati dalla gauche caviar, non andrà mai in prescrizione.