Test gratis solo ai portuali, la benzina del Governo sul fuoco della protesta
Per paura delle ripercussioni economiche, il Viminale si rimangia la ratio del Green pass, instaurando una discriminazione tra lavoratori che rischia di inasprire tensioni già altissime
Sulla vexata quaestio del Super Green pass, obbligatorio ed esteso a tutti i dipendenti, è piombata come un macigno la querelle sui test gratis. Con un tampone anti-Covid negativo, infatti, si ottiene un certificato verde valido 48 ore se antigenico, e 72 ore se molecolare. Il Governo ha calmierato i prezzi, ma ora il Ministero dell’Interno ha esentato dall’onere i soli portuali. Instaurando de facto una discriminazione tra lavoratori che rischia di gettare benzina sul fuoco di una protesta già fin troppo accesa.
Test gratis solo ai portuali
Le imprese operanti in ambito portuale dovrebbero «mettere a disposizione del personale sprovvisto di Green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti». È quanto raccomanda una circolare del Viminale, preoccupato che le defezioni possano compromettere «l’operatività degli scali», con gravi conseguenze «per il settore e per il relativo indotto».
Insomma, alla vigilia del fatidico 15 ottobre, data in cui il passaporto sanitario diventerà precondizione per accedere al posto di lavoro, un’unica categoria potrebbe fare eccezione. Una categoria che però ha già rigettato l’offerta di mediazione. «L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti è togliere il Green pass» ha tuonato Stefano Puzzer, portavoce dei marittimi triestini pronti a immobilizzare lo scalo. E potrebbero non essere gli unici, visto che, per esempio, anche i colleghi genovesi sono sul piede di guerra.
Il quadro, però, è perfino più complicato, perché anche il comparto dell’autotrasporto rischia la paralisi, con il 30% degli operatori privi di certificazione. O perché non vaccinati, o perché sono stati somministrati loro (magari nel Paese d’origine) sieri non riconosciuti dall’Ema, come il russo Sputnik. Situazione che, en passant, riguarda anche il settore agricolo.
Non a caso la Fiap (Federazione italiana autotrasportatori professionali) ha lanciato l’allarme sulle possibili ripercussioni. Dal blocco delle industrie alla mancata consegna di beni di consumo essenziali, fino alla crisi dei carburanti. Quest’ultima, peraltro, ulteriormente aggravata dalle folli politiche green (tanto per restare in tinta) imposte da Bruxelles.
Benzina sul fuoco delle tensioni sociali
C’è poi il pericolo che la differenza di trattamento per i camalli finisca per inasprire tensioni sociali già altissime. In un momento in cui, oltretutto, anche il comparto sicurezza potrebbe essere decimato, considerando che si stimano almeno 60mila agenti che non hanno ricevuto l’antidoto. Non a caso, è sulla sperequazione del provvedimento che è scoppiata (di nuovo) la bufera politica.
«Ah, ma quindi si può fare! E per gli altri milioni di lavoratori invece zero?» Questo il caustico commento di Matteo Salvini, segretario della Lega, rivolto al proprio successore Luciana Lamorgese.
Il Capitano è sempre stato in prima fila nella battaglia sui test gratis, che ha creato delle convergenze quantomeno singolari. In primis con i sindacati, che da sempre vorrebbero che i costi dell’esame fossero a carico delle aziende. E, più recentemente, con Beppe Grillo, garante del M5S, che ha a sua volta auspicato che «lo Stato paghi i tamponi» agli impiegati.
Ipotesi immediatamente rigettata da Andrea Orlando, Ministro dem del Lavoro. Secondo cui «far diventare il tampone gratuito significa dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato».
In effetti la nota ministeriale fa strame della ratio del lasciapassare verde, pensato come forte incentivo all’immunizzazione. Ma evidentemente è la realpolitik, bellezza!
Sommessamente, però, ci chiediamo: alla fine della fiera, per gli obiettivi dell’esecutivo non si faceva prima a imporre direttamente l’obbligo vaccinale?! Meditate, gente, meditate…