Test neonatali, Giorlandino: “Non tutti danno certezze”
I test del Dna, spopolano tra i neo genitori ma è importante distinguere tra i vari tipi di test
Il futuro non è più storia di sognatori, profezie e chiromanti. La scienza da tempo sostiene che è tutto scritto nel DNA quel che la vita ha in serbo per noi: malattie, condizioni di salute dei nostri figli, il tempo della morte e forse persino quello dell’amore.
I test genetici spopolano, spesso anche in modo troppo leggero e commerciale, su web. Ma si tratta di un percorso inesorabile: questo avanzamento della scienza «nasce per aiutarci, non per farci del male. Esiste l’eugenetica, è innegabile c’è sempre stata: quante gravidanze vengono interrotte per malattie come la sindrome di Down. Quello che conta è che la gravidanza sia informata e consapevole, dobbiamo accettare e non possiamo fermare la scienza, ma filtrare secondo il buon senso». Così afferma il professor Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica e presidente della Società Italiana di Diagnosi Prenatale e Medicina Materno-Fetale, intervistato dall’agenzia Dire sulla frontiera dei test del DNA e in particolare quelli neonatali o di screening.
Il Professore ammette che questa ormai diffusa conoscenza ci permette di poter intervenire tempestivamente su malattie dei neonati. Ma anche di fare scelte di non nascita di fronte alla consapevolezza di una malattia.
«Le anomalie genetiche e quindi le malattie» spiega ancora Giorlandino «sono 6mila. E dobbiamo sempre ricordarci che del nostro DNA ciò che ci codifica è l’esoma che rappresenta l’1%. Tutto il resto del genoma non sappiamo a cosa serva.
Questo 1% che conosciamo è fatto di 30mila geni e possiamo conoscere le anomalie che sono appunto 6 mila. Non esiste solo la sindrome di down» ricorda.
E proprio nell’ambito, oggi molto attenzionato dai futuri genitori, dei test è bene distinguere tra «quello che si chiama Trio e si fa dopo la nascita del bambino» commenta Giorlandino «o con amniocentesi o villocentesi prima della nascita e si vede con certezza se un bimbo è sano e no. Cosa diversa è quello di screening che ci dice qualcosa, ma mai con certezza e da informazioni su circa 20 sindromi».
La medicina predittiva porta con sé l’opportunità di terapie tempestive, ma anche il fardello di scelte difficili. «Il medico deve informare, la scelta non è sua», ribadisce Giorlandino.
Immancabile il ricordo di numerosi contenziosi legali laddove i genitori non siano stati debitamente informati di test per sapere tutto del loro figlio e si ritrovano con un neonato con problemi.
«La grande quantità di malattie è rappresentata da predisposizioni genetiche, poi ci sono le 6mila genetiche conclamate, poi poche le infettive e infine pochissime quelle tossiche, da farmaci a abuso di sostanze». Tutto quindi di noi sembrerebbe esser scritto nella doppia elica: le malattie e il nostro futuro. E per qualcuno forse anche l’incontro perfetto e l’amore. «Ci sono polimorfismi, sensazioni e atteggiamenti nel considerare il partner che possono essere simili come il calore della pelle, odori, tatto tutte cose regolate da condizioni genetiche, ma non c’entra con il desiderio, con l’amore e nemmeno con il piacersi. E’ puramente commerciale», dice il professor Giorlandino.
Non esiste l’amore genetico, forse al massimo il DNA ci svela la chimica dell’innamoramento e dell’affinità che ricerca i polimorfismi, ma non dura si sa.
Allora almeno sull’amore può restare il vecchio adagio, ancora non smentito dai test, che gli opposti si attraggono: e non c’è polimorfismo che tenga.