Testaccio, il rione che fu il massimo esempio di romanità. Il turismo l’ha cambiato
Roma sta diventando un dormitorio di B&B con annessi ristoranti, pizzerie e hamburgherie, grandi magazzini e negozi di souvenir fatti a Shanghai
Come sempre accade, i luoghi iconici di una città vengono trasformati dalla loro stessa fama e dal richiamo del turismo di massa, che vuole spendere poco, godere e sballarsi sapendo poco di arte, cultura e storia. Un turismo mordi e fuggi che fa guadagnare gli investitori alberghieri e poco la città.
Testaccio è il ventesimo rione di Roma. Questo significa che la sua romanità è molto antica e il suo stesso nome deriva dal monte, mons testaceus, ovvero 35 metri di frammenti di cocci, in latino testae, e detriti che si sono accumulati nei secoli per il trasporto di vasi al Porto di Ripa Grande (Emporio). Si parla di 50 milioni di anfore, principalmente usate per contenere grano, olio e vino, che venivano prima vendute, poi svuotate ed in seguito gettate e accatastate sul monte. In altre parole scarti, immondizia.
Testaccio è sempre stato un quartiere popolare, dalla forte impronta operaia, ma come sempre succede per questi luoghi, il fascino originario viene via via annacquato dalla moda di venirci a vivere da parte di persone, anche straniere, che vogliono respirare quell’atmosfera, giungendo quindi a modificarla per sempre. Il popolo vende e si trasferisce in periferia, in case più comode, il forestiero compra e ristruttura, ma porta con sé un’altra cultura, un’altra maniera di vivere il quartiere, che diventa una semplice vetrina di bar, ritrovi, ristoranti e di locali da ballo e da sballo.
Era nato come un quartiere operaio ma ora è solo un luogo per ristoranti e spettacoli, la foto sbiadita di quello che era
Nato a fine 800 come area industriale destinata ad ospitare stabilimenti che avrebbero caratterizzato l’industrializzazione della capitale, con annesse abitazioni operaie, è simbolo della nuova archeologia industriale e rappresenta al meglio l’unione tra le antiche tradizioni romane e le nuove tendenze. Purtroppo, secondo me, Testaccio non ha saputo resistere al processo evolutivo che ha investito i quartieri più popolari di Roma e non ha mantenuto inalterato il suo spirito genuino, semplice e familiare. Ha perso nel tempo lo spirito di romanità che lo distingueva.
Lo stesso che è accaduto a Trastevere e a San Lorenzo. Intendiamoci non è che sia del tutto un male. Si vive di turismo. Ma certo il turismo uccide il motivo della sua stessa esistenza. Alla fine queste città d’arte italiane, nei loro quartieri popolari, sembreranno tutte uguali e andare in una o in un’altra non farà differenza per il popolo dei vacanzieri in sandali e calzini.
Roma sta diventando un dormitorio di B&B con annessi ristoranti, pizzerie e hamburgherie, grandi magazzini e negozi di souvenir fabbricati a Shanghai
Roma sta diventando, specie in centro, una città di AirB&B, si vendono case che vengono trasformate in alberghi per due notti o poco più. Un turismo di massa che spende poco e consuma poco e che non apporta niente alla città, ma solo a chi affitta le camere. Così però si trasforma il cuore di un luogo e anche i quartieri più popolari finiscono per diventare un “divertimentificio” per turisti dove:“Se magna, se beve e se balla.” Un turismo ignorante, diciamolo chiaramente, che non sa delle ricchezze storico culturali di Roma.
Viene per ammirare bellezze che neanche comprende, per scrivere le inziali, col cuoricino, della coppia di fidanzati, aggiungere un lucchetto a Ponte Milvio, mangiare pizze e tramezzini a Campo de’ Fiori e magari gettarsi in qualche fontana, se fa caldo, scattando continuamente selfie a sé stessi, con facciate di basiliche o il Colosseo sullo sfondo, sedersi sui gradini di Trinità de’ Monti bevendo Coca Cola e lasciando cartacce e contenitori di plastica.
Come altri luoghi iconici di Roma, angoli ormai da preservare con cura, viene scelto Testaccio per girare film e serie tv, stando bene attenti a non inquadrare insegne e graffiti che ne stravolgerebbero l’immagine. La serie tv gira sulle piattaforme internazionali e il turista viene a cercare più i set cinematografici che la storia. È il delirio dell’ignoranza. Per la gioia del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, quello che pensa che Times Square sia a Londra e che non distingue tra il comunismo di Berlinguer e il fascismo delle leggi razziali, questo turismo cafone va aumentando e non distinguerà tra ciò che vale e che è bello e ciò che è solo cartolina e fuffa.
Le trattorie e i club di Testaccio: tradizione, buona cucina e quinto quarto
Storica trattoria di cucina romanesca rinomata per la sua offerta gastronomica è Lo Scopettaro, vicino al fiume e all’Emporium, che offre piatti come la carbonara, la coda alla vaccinara, la pasta all’amatriciana, la cacio e pepe, la trippa, la coratella o l’abbacchio, cotti rigorosamente secondo l’antica tradizione. All’Acquasanta buona cucina di mare nel luogo più carnivoro di Roma. Il pescato arriva in parte da Anzio.
La selezione di vini è ampia e orientata al naturale, i dessert di Giulia Fusillo sono una garanzia. Checchino dal 1887, un nome che è una garanzia di tradizione ed è il regno del quinto quarto, pietra miliare della cucina romanesca, ovvero quelle parti dell’animale che prima mangiavano solo i macellai e per i quali sono state studiate ricette prelibate. Checchino è imperdibile per chi apprezza trippa, coratella e l’immancabile “padellotto”, composto da tutti i tagli di quinto quarto saltati in padella con rosmarino e una spruzzata di aceto oppure arrosto con sale e pepe.
Oppure Da Bucatino, antica trattoria romana, perfetta per degustare i piatti tipici: i bucatini all’amatriciana, i pici integrali alla gricia con i carciofi freschi, il baccalà e la pajata. A completare il tutto, una parete piena di foto con personaggi famosi e meno che hanno preceduto i commensali attuali. Da Felice a Testaccio cucina tradizionale, solida e genuina che ha il suo must nella “cacio e pepe“. L’abbacchio al forno con patate è un altro piatto imperdibile. Carta dei vini discreta e prezzi in linea con l’offerta. Hanno anche un’altra sede a Milano dove la cucina romanesca sta spopolando.
Bar, stuzzichini, degustazioni e club con buona musica per terminare la serata
Vero e proprio bar-ritrovo di Testaccio, è Linari, ormai un’istituzione. Insostituibili le pizzette rosse, sottilissime, dalla forma ovale, buone a qualsiasi ora. Poi i classici della colazione: maritozzi, cornetti italiani, ciambelle e bombe fritte. Linari resta una certezza anche in fatto di pasticceria dal taglio classico, buonissimi il Montblanc e la torta di frolla con crema e fragoline. Le pause salate, oltre che sulle pizzette, possono contare su buoni tramezzini, rustici e focacce farcite.
L’Oasi della Birra offre piatti caserecci, ai formaggi esteri e ai salumi, in questa enoteca rustica su due livelli, puoi trovare una vasta selezione di birre e di vini.
La Pasticceria Barberini come dopo cena una insegna dal 1925, nelle vetrine una ricca gamma di mignon e torte moderne. Degne di nota pure le crostate di fragoline e le torte classiche, dalla Sacher, alla Charlotte, con crema diplomatica alla vaniglia, confit di fragole e frutta fresca. Largo impiego di lievito madre, forse scuola Gabriele Bonci, gestito in modo sapiente, è il punto di forza per una colazione sana.
Contestaccio invece è un club dove si tengono concerti live di musica rock, elettronica, funk e puoi degustare aperitivi, pizza, cucina romana con infinite opzioni per cocktail, birre e vino.
Caruso cafè è un club trendy, punto di riferimento per tutti gli amanti dei balli caraibici e della musica latinoamericana nella vita notturna.
Porta San Paolo un luogo di Storia antica e recente che costituisce un vanto per Roma
In prossimità di Testaccio c’è Porta San Paolo, detta così perché conduce alla basilica di San Paolo fuori le Mura. La Porta è un luogo che avrebbe una storia importante per l’Italia repubblicana e antifascista. Anche se si fa del tutto per dimenticare queste cose, sono vive nel ricordo di molte persone, soprattutto dei familiari dei 570 caduti, quel 10 settembre 1943, due giorni dopo la firma dell’Armistizio tra gli Alleati e l’Italia, quando i partigiani tentarono di bloccare l’ingresso delle forze naziste in città.
Quella porta aveva un nome diverso in origine, era Porta Ostiensis, perché è all’inizio della via Ostiense che collega Roma al mare ma la collegava anche al grande mercato chiamato Emporio. Un nome che è bene che sappiate che usavano già i romani antichi prima che se ne appropriasse Armani. La Porta è composta da due torri cilindriche e presenta due ingressi oggi usati come spartitraffico, purtroppo, e si deve a Massenzio, nel IV secolo. Tutt’ora è una delle porte meridionali delle Mura Aureliane tra le più imponenti e meglio conservate dell’intera cerchia muraria.
Una piramide egizia in scala sorge accanto alle mura
La Piramide Cestia è la tomba di Gaio Cestio, magistrato e membro dei Septemviri Epulonum. Personaggio autorevole della sua epoca. Quando venne costruita, intorno al 18-12 a.C., era posta in aperta campagna, fuori dalle mura, perché dentro la città non si dovevano interrare tombe. Colpisce perché è la riproduzione in scala di una piramide egizia. Costruita in mattoni e malta rivestita con lastre di marmo travertino bianco, misura 100 piedi romani (29,6 m) di lato alla base e 125 piedi romani (37 m) di altezza.
All’interno si trova la camera funeraria, una semplice volta a botte con cavità rettangolare. Quando fu riscoperta nel 1660, la camera fu trovata decorata con affreschi, ma di quelli originali rimangono solo tracce. La tomba era stata saccheggiata anticamente. Non è visitabile se non con particolari permessi.
L’ ex Mattatoio è un polo culturale che qualifica oggi il rione più di molto altro
Un complesso di padiglioni, realizzato a fine 800, adibito a centro di produzione e macellazione di carni, per il mercato locale. Dismesso negli anni ’70, oggi ospita una sezione del MACRO, uno dei più grandi poli museali di arte contemporanea e la Citta dell’altra Economia, luogo di eventi e incontri per la promozione dell’agricoltura biologica, il commercio equo solidale, la rinnovabilità e l’economia consapevole. All’interno dell’ex Mattatoio c’è anche la facoltà di Architettura di Roma Tre, l’Accademia delle Belle Arti. L’ex Mattatoio è considerato il simbolo più importante dell’autentica architettura industriale, nonché uno dei principali centri culturali della capitale.
Di fronte all’ex Mattatoio sorgono alcune delle più rinomate osterie romane, luogo di bongustai di tutto il mondo, le cui ricette sono tramandate di nonne in nipoti, per la gioia del palato di chi le voglia degustare. Una delle principali attrattive del quartiere, anch’esso un polo gastronomico per intenditori è il Nuovo Mercato Rionale. Con un design minimale e contemporaneo, è il luogo giusto per trovare prodotti alimentari freschi e genuini, ma anche per andare alla ricerca di ogni tipo di oggetto: dagli accessori, agli articoli per la casa, dalle calzature, all’abbigliamento.
La vicina Piazza Testaccio infine, dominata dalla Fontane delle Anfore, realizzata in travertino e che fa riferimento al Monte dei Cocci fatto appunto di resti di anfore, è il cuore commerciale del rione.
Piazza Santa Maria Liberatrice , l’ultimo cuore sociale del rione
La piazza è dedicata a Santa Maria Liberatrice, la chiesa che è anche l’unica parrocchia del rione ed è affidata ai Salesiani. Venne costruita in memoria della popolazione agli inizi del 900. Sulla facciata, il mosaico riproduce un affresco, donato da Pio X, di Santa Maria Antiqua, che era la chiesa sulle cui rovine è stata edificata. La piazza sorge tra il bar Linari e il ristorante Bucatino, e qui si affaccia anche il Teatro Vittoria, uno dei più importanti spazi culturali romani con classici di repertorio, sia drammatici che commedie. È forse l’ultimo cuore sociale del rione.
Al centro della piazza c’è un giardino ampio e alberato, intitolato alla famiglia Di Consiglio, trucidata alle Fosse Ardeatine dai nazi fascisti. Non lontano si trova il cimitero acattolico, di fronte a quello di guerra, dove sono sepolti artisti, poeti, scrittori e studiosi, tra i quali John Keats, Percy Bysshe Shelley, Antonio Gramsci, Carlo Emilio Gadda, Karl Brullov e anche Andrea Camilleri lo scrittore che ha ideato la serie di Montalbano.
Da visitare l’Emporium, antico porto fluviale, con una lunga banchina pavimentata in lastre di travertino, da cui si accede a due file di magazzini che si affacciano su un corridoio, dove arrivavano tutte le merci provenienti dal Mediterraneo, pronte per essere distribuite nelle varie città oltre a Roma e il Porticus Aemilia, primo scalo commerciale dell’urbe a cui affluivano i prodotti e le merci provenienti dal mare e dall’alto Lazio.
Mattatoio – Foto Account Ufficiale Facebook @mattatoioroma