Tor Vergata in emergenza: medici gettonisti a caro prezzo per il sovraffollamento del pronto soccorso
Il quadro generale dei pronto soccorso del Lazio resta preoccupante. Ieri i dati di SaluteLazio segnalavano 2.400 pazienti nei dipartimenti di emergenza alle 16
I pronto soccorso di Roma continuano a registrare numeri altissimi di accessi, costringendo le strutture sanitarie a trovare soluzioni d’emergenza. Il Policlinico Tor Vergata (Ptv), uno dei principali hub ospedalieri della Capitale, ha deciso di affidarsi ai medici gettonisti per gestire la mole di pazienti che ogni giorno si presentano nel dipartimento di emergenza di viale Oxford. Una scelta inevitabile ma costosa, che riflette la crisi cronica che attanaglia il sistema sanitario romano.
Un intervento d’urgenza per Tor Vergata: 170mila euro
Con una delibera firmata il 31 dicembre 2024 dal commissario straordinario Isabella Mastrobuono, il Policlinico ha affidato con procedura diretta e con carattere di urgenza il servizio di prestazioni sanitarie mediche alla società privata Moka srl, già attiva in altre strutture del Lazio.
L’accordo prevede la copertura di 137 turni di 12 ore, con una tariffa di 85 euro all’ora per medico, per un totale di 1.645 ore di servizio. In pratica, ogni medico gettonista guadagna oltre mille euro a turno, facendo lievitare il costo complessivo per l’ospedale a 170.586,50 euro.
Questi professionisti esterni – che già prestano servizio in strutture come il Belcolle di Viterbo, il San Paolo di Civitavecchia, il Padre Pio di Bracciano e il San Pietro Fatebenefratelli – saranno fondamentali per gestire un afflusso giornaliero che varia tra 120 e 180 pazienti.
Ospedali romani al collasso: 2.400 pazienti in pronto soccorso in un solo giorno
Il quadro generale dei pronto soccorso del Lazio resta preoccupante. Ieri, nonostante la presenza dei centri di cure primarie aperti, i dati forniti da SaluteLazio segnalavano 2.400 pazienti nei dipartimenti di emergenza alle 16.00. In serata, il numero era sceso a 2.200, ma la situazione rimane critica.
Tra le strutture più affollate ci sono sempre gli stessi ospedali: Policlinico Umberto I, Gemelli, San Camillo, Tor Vergata, Casilino e Sant’Andrea. Il sovraffollamento non riguarda solo i pazienti in attesa di visita, ma anche quelli che necessitano di ricovero. Ieri pomeriggio, i pazienti in attesa di un posto letto o di trasferimento erano 746, scesi a 684 in serata.
Le barelle e il rischio di blocco delle ambulanze
Per tamponare l’emergenza, la Regione Lazio ha recentemente inviato un invito ai direttori delle Asl e delle aziende sanitarie a dotarsi di nuove barelle. Un intervento necessario per evitare il blocco delle ambulanze, che non possono ripartire senza aver lasciato i pazienti sulle barelle a disposizione delle strutture.
Questa misura si rivela fondamentale soprattutto in vista del picco dell’influenza stagionale, atteso nelle prossime settimane, che rischia di aggravare ulteriormente la situazione nei pronto soccorso romani.
La cronica mancanza di personale negli ospedali
Il ricorso ai medici gettonisti evidenzia il problema strutturale della mancanza di personale sanitario nei pronto soccorso. La carenza di medici disponibili a lavorare nei dipartimenti di emergenza, spesso a causa delle condizioni di lavoro estenuanti e dei rischi connessi, ha spinto molte strutture a rivolgersi a società esterne per garantire la continuità del servizio.
Ma questa soluzione ha un costo elevato. La tariffa media per i gettonisti è infatti molto superiore rispetto alla retribuzione dei medici dipendenti. E se da un lato garantisce un immediato sollievo al sistema, dall’altro pesa sui bilanci delle aziende sanitarie, che devono far fronte a spese straordinarie per coprire i turni vacanti.
L’emergenza nei pronto soccorso romani continua a essere una ferita aperta nel sistema sanitario regionale. Il ricorso ai medici gettonisti è una soluzione tampone che, pur garantendo continuità operativa, non risolve le criticità strutturali di un settore sotto pressione.
Con l’arrivo del picco influenzale e l’aumento delle emergenze sanitarie, sarà fondamentale per le autorità regionali trovare soluzioni più durature e sostenibili per evitare che la sanità pubblica di Roma finisca ulteriormente in affanno.