Torino, il racconto a fumetti dell’odio assurdo di un padre per il figlio gay
Nei giorni delle vacanze natalizie, ripercorriamo la storia di un padre che ha pagato un uomo per spezzare le dita al figlio, medico chirurgo
Nei giorni delle vacanze natalizie, ripercorriamo una terribile vicenda avvenuta il 16 dicembre scorso. Un padre ha pagato un uomo per spezzare le dita al figlio, medico chirurgo. La sua unica colpa è quella di essere gay.
Un odio assurdo per il figlio
Torino-Dicembre 2020. Era una giornata come le altre, quando un giovane chirurgo che per privacy chiameremo Andrea, riceve la visita di un uomo mai visto prima. Quest’ultimo confessa di averlo pedinato per giorni allo scopo di conoscere i suoi spostamenti. E soprattutto di aver capito quale fosse la sua vera colpa, quella di essere gay. Una colpa che aveva portato il padre, ingegnere 75enne, a pagarlo con una somma di 2.500 euro per far spezzare le mani al figlio. E rovinargli quindi la carriera per sempre.
L’unica parte di questa storia che può farci sperare ancora nel genere umano, è il momento in cui, l’uomo assoldato dal padre, si è reso conto della gravità delle conseguenze che ci sarebbero state e ha deciso così di riferire tutto ad Andrea, il quale ha subito denunciato l’anziano padre.
Anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha scritto su Facebook
“Il padre è stato condannato a due anni, ma oggi potremmo essere qui a piangere l’ennesima vittima di omo-lesbo-bi-trans-fobia che, come dimostrano le cronache quotidiane, è assolutamente presente nel nostro Paese”
Non è poi la prima volta che la vittima subisce attacchi da parte dell’uomo che invece di prendersi cura di lui, già una volta aveva ingaggiato un gruppo di persone per picchiare il fidanzato di allora. Un’azione che al contrario della vicenda di quest’anno, fu portata a termine e a cui seguì una prima denuncia.
Quello a cui ci troviamo davanti è infatti un gesto che nel 21° secolo non è accettabile, soprattutto a fronte di tutte le lotte compiute negli anni passati dalla comunità LGBTQ e di tutte le leggi a loro favore e i diritti conquistati. Arrivati a questo punto, non si dovrebbe più parlare di omofobia o transfobia, si dovrebbe parlare di pari diritti e di una sola comunità in cui tutti siamo messi sullo stesso livello: l’umano è umano al di là di chi ama.
Articolo di Marta Giorgi. Disegni di Chiara Giorgi