Torna in tv l’Almanacco del giorno dopo: Drusilla Foer convince, il programma meno
Il ritorno dell’ “Almanacco del giorno dopo” su Rai 2, segna solo apparentemente un appuntamento con la nostalgia e con il tempo che fu
Lo diciamo subito: rimettete nel cassetto l’album delle foto. E sì, perché il ritorno dell’ “Almanacco del giorno dopo” sulle reti Rai, segna solo apparentemente un appuntamento con la nostalgia e con il rimembrar del tempo che fu.
La sigla è la stessa, le immagini che rimandano ad ambientazioni cavalleresche, amor cortese dame e cavalier sono un pasto misero e poco appetitoso, con il cammino già segnato dal freezer al forno microonde. Le intenzioni di chi volesse riassaporare il gusto di quella trasmissione vengono accontentate e liquidate nel giro di pochi minuti dall’inizio del programma.
Drusilla Foer, alias Gianluca Gori
Ma tutto sommato è giusto così.
Anche perché, diciamocela tutta, non ci sarebbe quasi nulla di pertinente e sincronico nel riproporre una trasmissione che spiega cosa sarebbe avvenuto anni fa nel giorno seguente. Una versione romanizzata del passato remoto del verbo “masticare”, declinata alla prima persona singolare. Non vorreste mica credere che si senta davvero l’esigenza di qualcosa del genere, nell’era di assistenti vocali e intelligenze artificiali, che scandiscono le nostre giornate meglio del sergente Hartman?
Il programma non è nient’altro che un pretesto, tutto sommato riuscito o perlomeno credibile, per provare a sferzare il talento di Drusilla Foer, alias Gianluca Gori, personaggio dal forte valore iconico e sociale, ma soprattutto dal pungente impatto artistico. Non si spiegherebbe altrimenti infatti, intanto la durata e la collocazione all’interno del palinsesto del programma stesso. Quaranta minuti che fanno da traino per il TG2 della sera, di un carrozzone scanzonato e irriverente, denso di citazioni e rimandi a personaggi e trasmissioni del passato. Poi, per il coinvolgimento di ospiti variegati che abbiamo visto in queste prime due puntate. Da Amadeus a i ragazzi de Il Volo, passando da Topo Gigio (già presente nelle edizioni originali) ad Antonella Clerici.
Drusilla funziona, malgrado qualche timido inizio balbettante
Ma forse e direi soprattutto, per le incursioni canore (dobbiamo dirlo, piuttosto gradevoli) della conduttrice e momenti di sano cazzeggio, tra danza e improvvisazione che in verità rimandano a tutt’altra tipologia di format. Drusilla funziona, malgrado qualche timido inizio balbettante. Fa sfoggio di un sarcasmo sottile, tanto pungente quanto accattivante, veicolato da una leggerezza garbata che non si vede spesso oltre i cristalli liquidi delle smart tv. Ha cultura e preparazione, ricchezza e nobiltà, ed è in effetti da questi particolari che si giudica un intrattenitore. Pardon, intrattenitrice.
Ma l’abito, in questi casi, fa eccome il monaco. Perché sarebbe il caso di giudicare un pesce da come nuota o da come è in grado di risalire la corrente, piuttosto che piazzarlo su un ramo di un albero, per vedere se è in grado di volare. Ci spieghiamo meglio. Non sarebbe stato meglio collocare il talento del personaggio, in un contesto meglio confezionato e più conforme alle sue caratteristiche?
Invece di fare esattamente il contrario? Anche perché altrimenti la domanda sarebbe: perché cantare “Il Mondo” di Jimmy Fontana, o raffazzonare un trenino da ultimo dell’anno all’interno di una trasmissione che dovrebbe ricordare cosa avveniva il giorno seguente, tanti anni fa? Con l’inserimento di gag al telefono (futurismo, oh!) con interlocutori immaginari che denigrano il conduttore. O se proprio dobbiamo farlo, non chiamiamolo “Almanacco del giorno dopo”. Che poi, di fatto, è del giorno prima. Facciamo secolo.
E sia chiaro: non si aspetti il lettore di trovare qui ulteriori dettagli che meglio possano far comprendere tutto ciò che abbiamo appena scritto. Perché per cogliere in pieno ciò che scriviamo sarebbe il caso di recuperare le puntate sulla piattaforma in streaming di mamma Rai. Ah, magari a stomaco vuoto.