TPL, appello dell’assessore Improta alla Regione Lazio
Le dichiarazioni di Improta sul trasporto pubblico locale in un’intervista a Radio Popolare Roma
“Per il trasporto pubblico romano servono risorse certe e stabili nel tempo. Il Comune sta facendo la sua parte ma purtroppo, non voglio fare polemiche, manca la Regione Lazio”. Le parole sono dell’assessore alla Mobilità, Guido Improta, in un’intervista a Radio Popolare Roma. Su eventuali responsabilità dell’azienda Atac, dichiara Improta, che “se ci sono, saranno accertate dalla Magistratura”.
Ma un dato è certo: secondo l’assessore capitolino, “il sistema del tpl romano non può stare in piedi da solo con 100, o anche 200 milioni, da parte della Regione Lazio”.
Secondo Improta è comunque positivo che il presidente Zingaretti abbia assegnato 100 milioni al tpl, nonostante quando si sia insediato, abbia “trovato zero euro”. “Ma sono 575 i milioni che il Ministero trasferisce alla Regione. Ora il piano della sanità regionale, che teneva bloccate queste risorse, è stato approvato e quindi questi 100 milioni saranno sbloccati a breve. Ma parliamo del 2013. E Atac fino a qualche anno fa prendeva 305 milioni”.
Per quanto riguarda i trasporti più in generale, Improta ha anche dichiarato che “alcune delle misure prese in questi giorni straordinari della canonizzazione dei Papi” si dovrebbero estendere “all'ordinario. Alcune linee del tpl devono poter funzionare anche la notte: l'autobus 64 dovrebbe essere attivo h24 per rispondere alle esigenze turistiche di questa città”. Delle 8 ferrovie laziali, invece, “almeno 3, la Fl1, la Fl3 e la Fl6, potrebbero fare servizio metropolitano. Una parte di tracciato potrebbe avere frequenze più ravvicinate per svolgere una funzione da metropolitane”. Ma per fare questo, “bisogna poter negoziare il contratto tra Regione Lazio a Ferrovie dello Stato. Serve una strategia integrata per dare risposte ai cittadini. Ma il contratto di servizio con Fs lo fa la Regione”.
Per quanto riguarda la messa in mobilità di circa 350 lavoratori Atac che dovrebbero essere adibiti al controllo dei titoli di viaggio, Improta ha risposto che “non c'è stata ostilità perché da parte dell'amministrazione comunale c'é stato sin dall'inizio un atteggiamento molto trasparente. Abbiamo firmato con tutte le organizzazioni sindacali un patto per il rilancio dell'azienda che prevedeva quanto poi si è verificato: dopo un'attenta ricognizione dell'organico di Atac saremmo dovuti ricorrere a spostamenti. Il piano di rilancio di Atac è complicato, l'azienda era prossima al fallimento”.
Le dichiarazioni di Improta, comunque non hanno lasciato indifferente molti esponenti della politica regionale, le cui repliche non si sono fatte attendere. “Oggi Guido Improta è tornato a parlare del contratto di servizio di Atac evidenziando nemmeno troppo velatamente come la Regione Lazio non stia facendo abbastanza per il rilancio della municipalizzata capitolina” – dichiara il consigliere regionale Adriano Palozzi il quale, conscio che la situazione finanziaria dell’azienda sia molto delicata, auspica che “l’audizione in Commissione regionale Ambiente e Mobilità, richiesta a marzo, venga calendarizzata quanto prima”. Palozzi inoltre sollecita “Improta ad essere presente in quella sede, considerata la grave assenza dell’assessore all’audizione di novembre su Metro C”.
Secondo Di Paolo, capogruppo NCD in Regione, “la Regione Lazio non è un bancomat”. Di Paolo ha anche lamentato il fatto che “ad oggi siamo ancora in attesa del piano industriale di Atac”. Pertanto, sebbene “la messa in sicurezza dell'azienda” sia “un obiettivo che tutti condividiamo e sosteniamo”, bisogna che ci sia alla base un solido “piano industriale di cui al momento la Regione non è conoscenza e che deve rappresentare una condizione imprescindibile per evitare di erogare fondi con il rischio che vadano ad alimentare la lista degli sprechi”.
Della stessa opinione il consigliere Cantiani, che sottolinea come “da dicembre Atac avrebbe dovuto presentare il suo piano industriale e il nuovo contratto di servizio che, e l'assessore dovrebbe saperlo, procede in proroga da un anno”.