Tra Prescrizione e Cartabia: se il “Governo dei Migliori” cerca di soggiogare la Giustizia
Tra i compiti fondamentali assunti dal Governo dei Migliori, spicca quello di soggiogare la Giustizia
La Giustizia riscritta ed esercitata dalle forze che dominano la Società.
Tra i compiti fondamentali assunti dal Governo dei Migliori, appoggiato dalla Politica, spicca quello di soggiogare la Giustizia, soddisfacendo le aspirazioni dei vecchi e nuovi Poteri.
Globalizzazione: progresso ideale e diritti negati
L’inizio del terzo millennio che, secondo gli ottimisti corifei della Globalizzazione e gli idolatri della tecnologia doveva assicurare all’umanità sorte migliore del precedente, non ha fatto altro che erodere e sradicare tutte le certezze del secolo scorso.
Dai diritti economici e sociali: lavoro, salute, istruzione, conquistati con lotte e sacrifici dalle generazioni del dopoguerra, che riuscirono a costruire un modello di stato sociale negli anni ’60-’70; ai diritti civili che hanno dato riconoscimento, anche per legge, ad una crescita morale collettiva di un popolo composto di frazioni ancora eterogenee e contrapposte.
Tutto oggi sembra svanito, con la disarticolazione operata dal liberismo vincente degli anni ottanta, affermatosi nella società non soltanto per la forza dell’economia, ma con l’imposizione della politica di tipo reaganiano-tacheriano, sostenuta poi dalle sinistre laburiste ed eurosocialiste.
L’onda lunga della globalizzazione, che molti ideologi (e soprattutto i loro partiti) sostenevano pensando che fosse la soluzione dei mali del mondo, è sfociata nel dominio delle oligarchie finanziarie avulse (o contrapposte) al potere degli Stati.
La rivoluzione tecnologica destruttura la società ed elimina ogni certezza
L’ipertecnologia, che ha creato i colossi digitali con titoli in borsa più importanti di quelli della vecchia economia, ha portato a termine il processo di destrutturazione sociale.
E’ mutato radicalmente il modo di produzione, affidato ai robot sempre più evoluti, capaci di auto controllarsi, per cui l’intervento dell’uomo è ridotto al minimo, come appendice della macchina.
Perciò è diminuita la forza- lavoro produttiva; in più, è aumentata per le aziende la facilità di dislocazione delle attività, non per motivi di crisi, ma per la ricerca di luoghi dove costa meno la manodopera o la materia prima.
E’ mutata la distribuzione e la vendita dei prodotti, sempre più affidata ai siti internet; questi sono anch’essi soggetti a mobilità a piacimento dei colossi del settore. Inoltre, la manodopera impiegata a tempo determinato nei magazzini è soggetta a turni di lavoro senza pause, da invidiare gli schiavi nella costruzione delle piramidi.
Con l’informatizzazione è mutato pure il lavoro nel terziario e negli uffici pubblici, che possono essere resi più efficienti con meno personale, a meno che non si vogliano mantenere clientele elettorali.
Parallelamente c’è stato un cambiamento graduale nella legislazione che regola il lavoro; a volte improvviso, come nel caso del jobs act renziano.
In definitiva oggi i giovani (ma non solo!) non hanno più certezze riguardo le loro possibilità ed i loro diritti, sui quali tutti i massmedia ed i politici sproloquiano in continuazione.
La politica elimina la certezza del Diritto per soggiogare la Giustizia ai propri interessi
Non vi è più neppure la certezza del Diritto, né delle pene per i condannati né dei risarcimenti delle vittime.
E questo oggi verrà sancito con la votazione finale sulla riforma della Giustizia voluta dal ministro Cartabia e avallata dal presidente Draghi.
Riforma della riforma Bonafede, o meglio affossamento di essa, come auspicavano i potenti corrotti di tutte la parti politiche. Ma andiamo con ordine.
La Prescrizione del reato
Nell’ordinamento giuridico di tutti i Paesi cosiddetti democratici esiste il principio della prescrizione del reato: questo si estingue dopo che sia trascorso un tempo corrispondente al massimo della pena prevista dalla legge, considerando anche la gravità del reato stesso.
E’, come si dice, un principio di economia giuridica, poiché lascia più tempo per perseguire i reati più gravi; inoltre, di tutela dell’imputato, che deve esercitare il suo diritto alla difesa.
Mentre in altri paesi tale tempo si calcola da quanto il reato viene accertato con un atto giudiziario o dalla sentenza di primo grado, da noi la prescrizione aveva inizio dall’epoca in cui il fatto delittuoso era stato commesso.
Generalmente certi reati, in specie quelli di corruzione economica e politica, vengono accertati con molto ritardo e la sentenza di I grado può sempre essere impugnata fino all’ultimo grado di giudizio, anche senza la produzione di nuove prove.
Il risultato finale per i processi “eccellenti” è sempre la prescrizione, a meno che in appello non avvenga un ribaltamento della sentenza precedente.
Proprio perciò il ministro precedente, Bonafede, aveva stabilito che la prescrizione si interrompesse dopo la sentenza di condanna.
La riforma era entrata in vigore dal primo gennaio 2020, ma i suoi effetti si sarebbero visti dal 2025 in poi, visto l’enorme fardello di arretrato dei tribunali, come dichiarato perfino nella relazione della Commissione per la Riforma istituita dalla stessa ministra.
La riforma Cartabia
Nonostante ciò, si è subito scatenata la bagarre dei potenti avvezzi all’impunità: da qui la riforma Cartabia, che prevede sì la prescrizione come scritto nella Bonafede; aggiungendo però che il processo in Appello debba svolgersi entro due anni, quello in Cassazione tre. Trascorso il periodo di tempo prefissato, il tribunale deve dichiarare l’improcedibilità: quindi, l’eventuale reato è estinto, come non fosse mai avvenuto.
Molto peggio dell’estinzione a seguito della prescrizione, che non equivale affatto all’assoluzione!
Così, di fatto Lor Signori non risulteranno semplicemente impuniti, ma addirittura innocenti.
Per conseguire il loro scopo hanno strumentalmente fatto uso del tema della ragionevole durata del processo sancita nell’art. 111 della nostra Costituzione; come se volessero garantire i cittadini riguardo alle loro piccole beghe civili, o ai loro gravi problemi penali.
Le ragioni dello stravolgimento della Giustizia e la deriva autoritaria
Qualcuno si sarà chiesto anche perché Draghi abbia spinto con forza la riforma Cartabia, dimenticandosi (?) che il nostro Presidente, adulato e osannato da tutti, è un Tecnico della Finanza.
Il suo principale interesse è quindi la restaurazione della salute dell’economia e dell’euro, whatever it takes, in linea con la politica dell’UE.
Del resto, già da quanto era stato posto al governo dal presidente Mattarella, aveva dichiarato che il nostro PNRR sarebbe stato valutato dalle riforme che saremmo stati capaci di fare su: lavoro, fisco, giustizia.
Agli economisti ed ai colossi dell’imprenditoria interessa una giustizia giusta, cioè prona e utile ai loro interessi.
Così pure al mondo politico: alla Lega, il cui fondatore latrava contro Roma ladrona, ma poi rubò ai suoi stessi camerati; ai tardi e marci epigoni della sinistra storica, i D’Alema e Violante che “inciuciarono” con Berlusconi; ai presunti (e presuntuosi) rivoluzionari M5S, che con lo slogan: uno vale uno, cedettero le loro menti (non sempre brillanti) al loro Capo-Fondatore-Garante.
Grillo, sempre meno comico, e tutti gli altri
Per cui ogni decisione importante è stata imposta da Grillo, sempre meno comico, preda di un crescente paranoico delirio di onniscienza e (quasi) onnipotenza.
E’ comprensibile che Salvini propagandi insieme ai residuati radicali un referendum che vorrebbe sottomettere definitivamente il potere giudiziario a quello esecutivo, con la separazione delle carriere e la riforma del CSM.
I 5S però dovrebbero spiegare perché sul disegno di legge Zan sono rimasti intransigenti, mentre hanno ceduto sulla lotta alla corruzione, che era il loro tema centrale.
Probabilmente sono anch’essi convinti che contino più i cosiddetti diritti individuali che quelli sociali; anche se si tratta, in questo caso, di visioni molto controverse della natura dell’uomo, che si vogliono imporre forzosamente per legge.
Purtroppo, il ceto politico è riuscito ad infiltrarsi nella magistratura e ad instaurare rapporti di scambio con una parte importante di essa, anche se le dichiarazioni di Amara sono esagerate.
Si è così preso la rivincita sull’epoca di Mani Pulite, che purtroppo non ebbe un seguito popolare che potesse rinnovare la politica e la società.
Ai vecchi partiti basati sulle ideologie e sulla partecipazione dal basso si sono sostituiti partiti verticistici e personali, che hanno agito fin dall’inizio per ostacolare la magistratura.
Adesso, approfittando del discredito di essa, sfrutteranno il momento propizio per conseguire il vecchio sogno del suo assoggettamento: la Politica fa le Leggi, i Magistrati devono applicarle.
Stiamo perdendo il senso della Democrazia
I tempi sembrano maturi, poiché i cittadini sembrano aver dimenticato che la giustizia è la base di una società libera e democratica.
Inoltre si sta perdendo il senso della democrazia, se molti oggi auspicano l’avvento di una repubblica presidenziale, o l’uomo forte al comando che risolva i problemi per tutti.
Un minimo buon senso, pur nell’ignoranza e nella depressione dilaganti, ci dovrebbe far capire che la situazione è molto pericolosa.
Oggi a maggior ragione, ribellarsi è giusto.