Trapani, nel carcere droga e cellulari entravano con espedienti impensabili
Un pallone di calcio veniva lanciato dentro l’istituto dopo essere stato riempito di cellulari
Denaro o prestazioni sessuali in cambio di droga e telefoni cellulari che entravano tranquillamente nel carcere Pietro Cerulli di Trapani. Il quadro corruttivo che vede protagonisti alcuni agenti di polizia penitenziaria è stato tracciato dai Carabinieri del Comando provinciale che questa mattina hanno eseguito un blitz con 22 arresti.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Trapani e illustrate nel corso di una conferenza stampa, hanno documentato i presunti episodi di corruzione che sarebbero andati avanti dall’ottobre 2019 ad oggi. Oltre cinquanta i telefonini sequestrati nel corso dell’indagine, alla quale ha partecipato anche il Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, ma ai detenuti arrivavano anche sigarette, profumi, armi improprie e droga.
Agenti infedeli e impensabili espedienti
Diverse le modalità di consegna del materiale, che avveniva grazie agli agenti infedeli o attraverso gli espedienti più disparati: dentro le scarpe o nelle cavità corporee o anche attraverso un pallone da calcio che veniva lanciato dentro l’istituto dopo essere stato riempito di cellulari. In alcuni casi gli indagati usavano anche dei droni messi a disposizione per un vero e proprio servizio delivery.
Alcuni agenti infedeli, inoltre, avrebbero utilizzato certificazioni mediche attestanti falsi stati di malattia per potere svolgere lavori extra, come ad esempio il servizio di sicurezza in alcuni locali notturni, o altre attività personali durante l’orario di lavoro.
Operazione “Alcatraz”
Gli indagati nell’inchiesta della Procura di Trapani, denominata “Alcatraz”, sono complessivamente 30: quattro sono agenti di polizia penitenziaria, tutti non più in servizio. Uno degli ex agenti, inoltre, è indagato per non avere denunciato il pestaggio di un detenuto da parte di alcuni colleghi. (Sac/Dire)
“Il carcere di Trapani Pietro Cerulli era un luogo benedetto dai detenuti. I reclusi lo indicano come luogo dove si tengono atteggiamenti tolleranti di alcuni agenti della polizia penitenziaria che davano la propria compiacente collaborazione. Un’indagine molto complessa, approfondita da una situazione grave e di un malcostume diffuso e conosciuto”.
Lo ha affermato il procuratore capo di Trapani Gabriele Paci nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’operazione “Alcatraz”.