Trump-Biden, se c’è un vero perdente sono i media mainstream
Dopo il disastro nel duello tv, ora la stampa liberal si chiede se non sia opportuno sostituire Sleepy Joe: ma per anni ha sminuito le sue défaillances, negando un’evidenza che era tale per chiunque altro
Se il primo duello televisivo Trump-Biden ha un merito, è quello di aver gridato urbi et orbi che il re è nudo. Dove però – attenzione – il monarca in questione non è tanto (o non è solo) Sleepy Joe. Quanto i media mainstream che per anni hanno provato a sminuirne le défaillances benché queste fossero, impietosamente, sotto lo sguardo di tutti.
Il dibattito Trump-Biden
Dopo il dibattito Trump-Biden, uno dei titoli più gettonati in Italia – vedasi, a titolo puramente esemplificativo, l’ANSA – riguardava il «panico» tra i progressisti Usa. Con particolare riferimento al Partito Democratico, che ormai vede materializzarsi sempre di più lo spettro della sconfitta alle Presidenziali di novembre. Stessa prospettiva che ha indotto la stampa liberal (che poi comprende la stragrande maggioranza degli organi d’informazione) a invocare urgentemente un passo indietro dell’idolo decaduto.
L’ipotesi in realtà è molto complicata per varie ragioni, a partire da quelle squisitamente tecniche. Come infatti spiega LifeNews, ognuno dei 50 Stati ha un differente meccanismo di sostituzione di un nominato, quindi la palude legale è dietro l’angolo.
Soprattutto, però, sarebbe impensabile bloccare la ricandidatura dell’ex vicepresidente di Barack Obama per motivi di età e salute, mantenendolo tuttavia alla Casa Bianca per altri sei mesi. E l’alternativa – la promozione dell’impopolarissima numero due Kamala Harris – fa inorridire anche mezzo schieramento dell’Asinello, oltre a tre quarti degli Americani.
I veri perdenti sono i media
Peraltro, prima ancora che impraticabile, la proposta è decisamente ipocrita. Ben prima dei farfugliamenti, le risposte incomprensibili, le espressioni smarrite in mondovisione, infatti, c’erano stati i continui exploit della “gaffe machine”, le amnesie, i disorientamenti. Però, se qualcuno osava esprimere dubbi sullo stato cognitivo del Nostro, gli scrupolosissimi fact-checkers replicavano con sarcasmo o con le pavloviane accuse di disinformazione e complottismo.
Ecco perché, se c’è un vero perdente nel faccia a faccia presidenziale, è proprio il cosiddetto “quarto potere”. E non solo perché ha negato a lungo, contro ogni pudore, un’evidenza che era tale per chiunque non avesse gli occhi foderati di ideologia. Ma anche perché, dopo il brusco risveglio, ha semplicemente ripreso a pontificare, dimenticando di pronunciare l’unica parola che a lettori e spettatori era dovuta: scusa.