Turchia, la rivolta e le sue icone
Quando la rivolta produce immaginario
Un po’ come il ragazzo cinese in piazza Tienanmen – era il 1989 – la donna col vestito rosso – è il 2013 – investita dal getto di gas lacrimogeno, ha presto fatto il giro del mondo. Ed è diventata, in poche ore, il simbolo della rivoluzione turca. Un’icona di eleganza tra le macerie di un popolo alla deriva.
Al suo fianco, ora, troviamo Davide Martello, un pianista italo-tedesco che, nella notte della tregua, ha suonato al pianoforte “Imagine” di John Lennon e “Let it be”.
Entrambi, a piazza Taksim, nel cuore della Istanbul più occidentale, lì dove si trovano il monumento che celebra l’indipendenza della Turchia e il mausoleo di Ataturk.
Loro due (Ceyda Sugar con il suo vestito rosso e Davide Martello con il suo pianoforte) sembrano di un altro mondo. Sembrano provenire da un’altra epoca. In loro non alberga la sciatteria dei manifestanti.
In loro c’è la voglia di belle immagini, di simboli di coraggio, di gesti che sappiano conciliare l’eroismo con la grazia, l’ardimento con la nobiltà.
Ceyda, con la sua ampia gonna rossa in semplice cotone, cammina sull’erba come fosse un giorno qualunque, sulla spalla la sua borsetta.
Davide, con il suo pianoforte, è lì, in mezzo alla folla, come fosse una serata qualsiasi, durante la quale potersi esibire di fronte a persone che di un mondo diverso e migliore ne parlano soltanto, perché non ne conoscono veramente le brutture, e poi, una volta tornati a casa, mettono a tacere le loro discussioni retoriche insieme ai sogni in un cassetto. Chiuso a chiave.
E invece, lui e il suo pianoforte un sogno ce l’avevano. E ce l’hanno. E con la musica, Davide è riuscito a realizzarlo. È riuscito a rallegrare, almeno un po’, la rivolta turca che ormai dura da più di 2 settimane. E la brutalità di questi giorni, si è fatta meno dura tra i tasti bianchi e neri. Fino a sciogliersi totalmente.
Fino a che, anche i poliziotti hanno tolto i caschi, le armature, e poggiato a terra le loro armi. Anche se per poco tempo.
Perché come si fa a far tacere la musica? Come si fa a far tacere quella musica che inneggia alla libertà e alla speranza? Come si fa a far tacere la voglia di vita?
Ceyda e Davide, sono proprio questo. Sono quello che questo mondo, oggi, che sogna un mondo migliore, domani, ci chiede.
Perché sono la voglia di normalità. La voglia di abitudine. La voglia di andare a prendere un caffè. La voglia di sapere che se c’è un getto d’acqua che ti colpisce, al massimo si tratta di un tubo dell’irrigazione rotto, e non di un idrante della Polizia – in assetto antisommossa: caschi, scudi, armi – che rilascia gas lacrimogeno.
E loro due ci dimostrano che, contrariamente alle vesti delle Forze dell’Ordine, e diversamente da quanto diceva Stalin, le rivoluzioni si possono fare anche con i vestiti rossi e con il pentagramma. Ciò che Stalin definiva i “guanti di seta”, non adatti a combattere.
Perché questo mondo vuole belle immagini. Perché questo mondo è stanco.
La crisi economica è la peggiore dal 1929; la Borsa, ogni mattina, apre in ribasso; le dittature mondiali (anche quando assumono altre vesti) aumentano la repressione; si combattono le guerre per il petrolio, e il denaro ancora prevale sul Bene; il diritto al Futuro (termine quantomai indefinibile, oggi come oggi) ce lo hanno negato tutti.
Ma almeno i sogni e la speranza, no, quelli no. Ci sono ancora.
E ce lo dimostrano le foto che ritraggono gli storici baci appena prima della Rivoluzione.
Ce lo dimostra Davide. Ce lo dimostra Ceyda. Che è un po’ il simbolo della vendetta di tutte quelle donne che lì, in Turchia, stanno subendo stupri di Stato. Non solo fisici, ma anche morali.
Perché Erdogan, il Primo Ministro, ha varato una nuova legge sull’aborto che è uno dei tanti segnali per dire che le donne devono fare un passo indietro, e tornare ad una società più ‘tradizionalista’, come cultura saudita vorrebbe – e dovrebbe essere questa la nuova Turchia dell’Europa?
E invece no, i manifestanti vogliono una “Turchia libera”.
E così, quella che sarebbe dovuta essere una protesta contro un progetto edilizio che coinvolgeva l’ultimo spazio verde di Istanbul, è presto diventata una contestazione contro l’attuale governo.
E quello che più colpisce di questa manifestazione, è che Ceyda e Davide non sono gli unici eroi.
Perché sono gli stessi manifestanti a ripulire la città dopo gli scontri. Perché i medici scendono in piazza e aiutano a trasportare i feriti in ospedale. Perché gli avvocati di Ankara offrono patrocini gratuiti ai manifestanti arrestati. Perché alcuni Poliziotti si sono dimessi poiché contrari agli ordini violenti del governo e solidali con i manifestanti.
Persone di tutti i giorni, che diventano in poco tempo dei bellissimi miti fondativi.