Ucciso Claudio, il lupo del Gran Sasso col radiocollare
“Per mesi avevamo seguito Lupo Claudio, e grazie anche ad avvistamenti e alle tracce individuate, eravamo riusciti a capire come si muoveva e che non era solo”
Un altro lupo, specie protetta, ucciso.
Potrebbe sembrare un episodio di bracconaggio come tanti compiuti in Italia da chi non riconosce le regole e uccide specie protette – spiega una nota del Parco Nazionale del Gran Sasso – ma ‘Claudio’ era un lupo dotato di radiocollare, e da quando venne ritrovato ferito, curato e rimesso in libertà trasmetteva importanti notizie allo staff del Progetto Life MircoLupo.
Notizie importanti sulle abitudini, sui movimenti dell’animale, sul suo branco: notizie difficilmente ottenibili in altro modo.
Lupo Claudio era stato recuperato il 20 marzo 2016, dopo un investimento con un auto, dal personale Forestale e dai tecnici dell’Ente Parco tra Rocca Santa Maria e Torricella Sicura, in provincia di Teramo.
Dopo le analisi da protocollo, le cure necessarie e una notte in osservazione, era stato reimmesso in natura nel luogo del suo ritrovamento, ma non prima di averlo dotato di collare munito di rilevatore Gps. Da quel momento Lupo Claudio aveva iniziato a trasmettere importanti notizie.
“Avevamo, ad esempio, appreso che si era presto riunito al branco originale e aveva iniziato a frequentare una zona marginale dell’area protetta”, dicono dal Parco del Gran Sasso.
“Per mesi avevamo seguito Lupo Claudio, e grazie anche ad avvistamenti e alle tracce individuate, eravamo riusciti a capire come si muoveva e che non era solo– proseguono dal Parco del Gran Sasso- Avevamo scoperto che da qualche tempo aveva lasciato la zona e il branco, era andato in dispersione verso le Marche ed era alla ricerca di un nuovo territorio in cui vivere. Aveva passato tutto il territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ma è stato ucciso e la sua avventura come la nostra storia finisce sotto un ponte del comune di Cessapalombo in provincia di Macerata“.
Si tratta di “una violenza tanto grave quanto stupida che colpisce a morte l’intelligenza e la bellezza della natura nonché la storia identitaria della nostra comunità- lamenta Tommaso Navarra, presidente del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga- Gli autori del fatto devono sapere che faremo di tutto per assicurarli alla giustizia”.
Il recente dibattito politico sull’approvazione di piani di gestione del lupo “ha dimostrato, se ve ne era bisogno, di quanto poco si conosce il reale impatto della specie sulle attività umane e quanto, piuttosto, si attribuiscono al lupo danni che sono da attribuire a cani rinselvatichiti ed ibridi– avverte Navarra- la discussione dovrebbe spostarsi alla approvazione di regole chiare di gestione e conduzione di cani padronali, laddove gli stessi sono abbandonati in natura dall’uomo stesso. La morte di Lupo Claudio spero contribuisca almeno ad evitare un arretramento culturale che non ci possiamo permettere”.