Ucraina, l’invio di nuove armi a Kiev fa tremare (di nuovo) il Governo
Il M5S è lacerato dalla faida tra Conte e Di Maio, ma le tensioni attraversano anche Pd e Lega. Nonostante tutto, però, la tenuta dell’esecutivo non dovrebbe essere a rischio
Il Premier Mario Draghi renderà oggi a Palazzo Madama delle comunicazioni inerenti la guerra in Ucraina, incluso l’invio di nuovi rifornimenti bellici a Kiev. Un passaggio che vari commentatori considerano come un’ennesima prova di sopravvivenza, soprattutto alla luce delle tensioni inter- e intra-partitiche. Tuttavia, è improbabile che vi siano rischi concreti per la tenuta del Governo.
Le comunicazioni del Premier Draghi in Senato
«Il 21 giugno non prendete impegni. È il giorno in cui i grillini tenteranno l’assalto contro Draghi in Senato». Così, come riporta Askanews, profetizzava il leader italovivo Matteo Renzi nella sua Enews dello scorso 30 maggio (quindi in tempi non – così – sospetti). Tre settimane e un turno di Amministrative dopo, si prospetta un inizio estate davvero infuocato, e non solo a livello meteorologico.
Enews che spazia tra Elon Musk e il film di Bellocchio, Checco Zalone e Il Mostro. La trovate qui. Buona settimanahttps://t.co/BcQo38t7lQ
— Matteo Renzi (@matteorenzi) May 30, 2022
In parte la causa è da ricercare nell’onda lunga delle Comunali che, tra l’altro, hanno certificato ulteriormente lo stato comatoso del Movimento 5 Stelle. Spingendo parte del Pd, come riferisce Il Giornale, a mugugnare contro il «campo largo» imposto dal segretario Enrico “stai sereno” Letta a spese dell’alleanza coi centristi.
L’invio di nuove armi all’Ucraina
Il vero nodo del contendere, però, è sempre la vexata quaestio dell’invio di nuove armi in Ucraina, osteggiato sia dalla Lega che, soprattutto, dal M5S. Dalle parti di via Bellerio il segretario Matteo Salvini è in difficoltà, scrive Il Riformista, per «i tanti errori» degli ultimi tre anni. Dal ritiro del sostegno al primo esecutivo di Giuseppe Conte allo scacco nella partita per il Quirinale, fino al recentissimo flop dei referendum sulla giustizia.
I grillini invece sono lacerati dalla faida tra lo stesso ex Avvocato del Popolo e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il quale, commentando una bozza di risoluzione approntata da alcuni senatori pentastellati (e definita “superata”), aveva dichiarato che «ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue». E per questo è stato “processato” dal Consiglio Nazionale del MoVimento, che lo ha accusato di «gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento».
Va dove ti porta la poltrona #DiMaio pic.twitter.com/0XaLVIbEbR
— Le frasi di Osho (@lefrasidiosho) June 20, 2022
I vertici dei Cinque Stelle hanno aggiunto che «la linea euroatlantica non è mai stata messa in discussione». E benché, come ricorda Il Fatto Quotidiano, la paventata espulsione del titolare della Farnesina sia stata congelata, più che di pace si tratta di una tregua armata.
In ogni caso, l’ipotesi di un agguato parlamentare all’inquilino di Palazzo Chigi appare piuttosto remota. Sia perché Giuseppi continua ad assicurare che non c’è alcuna intenzione di provocare una crisi, sia – soprattutto – perché all’onorevole pensione mancano ancora tre mesi. E c’è da scommettere, parafrasando Fabrizio De André (che a sua volta citava Dante Alighieri), che più dell’onor potrà ancora il digiuno.