Ucraina, quello strano rapporto tra il battaglione Azov e i burocrati di Strasburgo
Come reagiranno gli eredi ideologici delle SS quando capiranno di aver combattuto una guerra per procura astutamente concessa dagli Usa ed Europa?
Quello strano rapporto tra il battaglione Azov e i burocrati di Strasburgo. Cerchiamo di capirne di più.
Nella storia, ci sono stati passaggi fondamentali che hanno favorito la nascita dello Stato moderno: la Rivoluzione industriale, l’affermazione del Capitalismo, ed infine lo Stato Nazione.
Lo Stato Nazione e il nazionalismo europeo
Il Nazionalismo europeo, quale forza sociale e politica, nato alla fine del XVIII secolo, si afferma definitivamente nel XIX secolo proprio con le unificazioni di Italia e Germania, che con forza manifestano l’idea di Stato Nazione definito etnicamente, linguisticamente e culturalmente aggiungendosi alle già collaudate entità nazionali di Francia, Gran Bretagna e Spagna. Bandiere e inni nazionali ci hanno accompagnato da quel momento in poi fin dalla nascita insieme alla contrapposta e martellante propaganda sul libero scambio, sull’abbattimento delle frontiere, sulla libertà di flussi migratori.
Globalizzazione e lotta ucraina contro corrente
Proprio nel momento in cui la Globalizzazione sembrava aver avuto il sopravvento su tutto ciò che implica l’applicazione di un confine ( territoriale, religioso, ideologico ) è arrivata la guerra in Ucraina a stravolgere quello che ormai sembrava aver assunto la veste di ordine costituito in cui una economia collegata tra i singoli Stati rappresentava l’unico serio baluardo per il mantenimento della pace mondiale.
L’illusione di una despazializzazione generale al servizio del mercato è oggi svanita con l’invasione annunciata dell’Armata Rossa di Putin, ricordandoci che lo spazio non scompare, semmai si ristruttura. Per quanto aperto, lo spazio geografico rimane circoscritto dagli Stati Nazione in cui economia, cultura e politica devono essere coincidenti, autoreferenziali, quindi chiusi. Aver cercato di eliminare il primato dell’azione politica con il dominio del mercato mondiale alterando le coordinate spazio temporali degli Stati sovrani, ne hanno intaccato le basi e le possibilità di controllo. Organismi come Unione Europea e FMI, possedendo molti degli attributi di uno Stato ma senza alcuna legittimazione popolare hanno finito per mettere in discussione l’utilità dello Stato stesso, impossibilitato nel controllo del proprio territorio.
Delegando inopinatamente agli organismi di natura economica (come l’UE stessa) la gestione della sicurezza internazionale attraverso l’esasperazione di un mercato globale, molti stati nazionali hanno dissociato il concetto stesso di sicurezza dalla definizione classica: difesa da minacce di natura militare volte alla violazione della sovranità e del territorio dello Stato. Un’illusione naufragata da oltre un mese di conflitto para mondiale in un mare di morti civili oltre che militari (sempre di morti si tratta).
Riscoperta del nazionalismo: ma quello del battaglione Azov
Mentre il governo ucraino, senza ragioni legali, ma sicuramente umane, cerca di coinvolgere l’Europa e la Nato in un conflitto allargato prodromico alla terza guerra mondiale, tutto il mondo occidentale riscopre l’importanza del nazionalismo, quello più estremo, che affonda le proprie radici storiche nel Nazionalsocialismo di Hitler, nel Fascismo di Mussolini (fin troppo sbeffeggiato e ridicolizzato dalla storia raccontata dai vincitori), nel Franchismo spagnolo. Ispirati dalla esoterica simbologia runica, esaltati nel vedersi finalmente riconosciuto il ruolo di guerrieri giusti, gli estremisti dell’era moderna, plasticamente rappresentati dal Battaglione Azov, stanno stravolgendo l’idea giustamente negativa che il mondo ha sempre avuto quanto alla loro stessa ragione di esistere. D’altra parte, chi sarebbe disposto a morire combattendo fino all’ultima goccia di sangue, senza essere posseduti da quella mistica esaltazione ideologica che per estrema comodità chiameremo patriottismo?
Da feccia dell’umanità a eroi martiri planetari, le milizie paramilitari di estrema destra rischiano di cambiare il corso della storia, legittimati dagli stessi partiti democratici del mondo occidentale, che fino a ieri ne condannavano il semplice manifestarsi con il saluto romano o con i laconici e raccapriccianti Sieg Heil.
Se, in fondo, stiamo assistendo alla fine della Globalizzazione dell’economia che sottomette la politica alla ragione economicista, altrettanto potremmo dire di assistere al nuovo fronte del Globalismo, quello politico. L’umanità sta scoprendo che per gestire i propri destini, tutte le “fazioni” politiche (quindi non solo i partiti) possono essere utili al proprio mantenimento di Stato sovrano. Anche gli estremisti sono determinanti in situazioni estreme, come un’aggressione militare.
Battaglione Azov, quale conto pagheremo agli eredi delle SS?
La risposta che manca alla domanda generata da questo vorticoso fenomeno è: che succederà dopo la guerra? Quale sarà il conto da dover pagare a tutte le brigate di ispirazione celtica innalzate a salvatori della Patria? Chi riuscirà a disarmare un popolo che trova ragione di esistere nell’uso sistematico delle armi? Chi spiegherà loro, dopo la morte in battaglia dei propri camerati, che, raggiunta la pace, il loro ruolo non sarà più così determinante ed universalmente riconosciuto?
Quale sarà a quel punto il rapporto tra i burocrati di Strasburgo e i reduci appartenenti ai vari battaglioni che si riconoscono nelle effigi del Sole nero, della Svastica e del magico alfabeto runico? Come reagiranno gli eredi ideologici delle SS quando avranno capito di aver combattuto una guerra per procura astutamente concessa dagli Stati Uniti d’America e d’Europa?
Un fatto è certo: senza il Battaglione Azov la guerra tra i consanguinei dell’ex impero sovietico sarebbe già finita e forse declassata ad “Operazione Militare Speciale”. Sarebbe stato meglio?