Ucraina, Raggi da No-vax a filo-Putin: riparte la lapidazione mediatica
Questione Ucraina, la macchina del discredito che abbiamo visto all’opera contro i “negazionisti” del Covid oggi macina reali o sedicenti “filoputiniani” come la Raggi
La Raggi e la questione Ucraina, ormai lo sappiamo, dopo lo scoop segue il processo.
Cosa fare quando non basta argomentare una diegetica dei fatti? Quando occorre fomentare l’opinione pubblica polarizzandola verso una posizione? Si trova una sigla infamante, una dicitura che fa leva sul senso dello scandalo, si ridicolizza e demonizza l’avversario con etichette cariche di empietà sociali e morali. Una macchina del discredito perfetta, quella che abbiamo visto all’opera contro i “negazionisti” del Covid e contro i “No-vax”. Oggi contro, reali o sedicenti, filoputiniani.
Le dichiarazioni dell’ex sindaca Raggi sulla questione Ucraina
E così per magia in questa bislacca democrazia del nostro paese dove Dostoevskij viene esiliato dalle scuole e i professori come Orsini censurati dalla Rai, tocca di nuovo all’ex sindaca Virginia Raggi finire sotto i sassi della lapidazione mediatica: “L’ex sindaca no-vax sta ora appoggia le posizioni anti-Zelensky nella guerra tra Ucraina e Russia”. Pare che in alcune chat del M5S la Raggi abbia parlato dell’Ucraina come di “Un governo eterodiretto da potenze straniere, con il ministero degli Interni di Kiev che controlla “battaglioni nazisti” in riferimento al battaglione Azov. E ancora aveva avanzato dubbi sull’invio di armi alla resistenza di Kiev: “Non ho certezze ma siamo sicuri che sia l’unica soluzione?”.
“Dopo le posizioni no vax, ci mancava solo la propaganda filo Putin. Raggi secondo scoop di Repubblica rilancia tesi complottista anti Kiev su invasione russa. Il ruolo di presidente commissione Expo 2030 Roma non è compatibile con questa visione“, ha scritto in un Tweet Marco Cappa, coordinatore romano e membro Comitato nazionale Italia Viva. E così in effetto ecolalia sono partiti decine di altri commenti simili dal mondo politico e istituzionale.
Sì alla pace, ma solo se si è favorevoli all’invio di armi
Dunque, ricapitoliamo, si può manifestare e invocare la pace, ma solo se si è d’accordo con l’invio di armi.
E chi dovrebbe avere simili interessi? La domanda, che a noi pare pericolosamente ingenua (ma non li chiameremo ingenuisti), oggi è un sospetto da cospirazionisti, profili seriali che i media descrivono come disagiati e poco istruiti. Che l’essere umano insegua molto spesso il profitto a discapito della ragione e del bene comune, una macchinazione inaudita! Solo qualcuno che crede che la terra sia piatta potrebbe postulare teorie tanto machiavelliche e surreali.
E intanto diverse testate giornalistiche italiane appartengono al gruppo Gedi, il quale a sua volta fa parte di Exor, ossia della famiglia Agnelli/Elkann. E i più importanti produttori di armi in Italia è Iveco, il quale fa parte proprio di Exor. Insomma, non c’è alcun complotto, per chi vuole provare a cogliere un bagliore di logica in questa violenta propaganda. Irrespirabile atmosfera in questo paese, e non a causa delle armi chimiche.
Alcuni giorni fa un titolo dell’Huffpost avrebbe dovuto far drizzare le antenne del sospetto razionale a chiunque: Sull’Ucraina chi vi dice “ma è più complesso” è complice di Putin. La coerenza c’è: la complessità è infatti nemica della propaganda come (il tentativo di una qualche) verità lo è della guerra.
Come si può essere dalla parte di un virus che miete vittime in tutto il mondo? O di un sanguinario invasore dall’Est? Il pensiero polarizzante e paralizzante è con queste allusioni che ci minaccia.
Non chiamateli “ingenuisti”
Molte persone credono, spesso in buona fede, di sostenere la pace, mentre appoggiano la potentissima e capillare influenza pubblica della Nato, o anche quella russa, certamente.
Che sia piatta o meno, sulla terra non paiono comparire segni di una evoluzione morale della nostra specie.
Una massima di Albert Einstein diceva “Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clave e pietre”. In guerra a perdere dignità e l’occasione di crescere davvero è sempre l’umanità, ma forse ancora possiamo salvare uno spiraglio di pensiero lucido e critico.