Ultima Generazione, a processo Simone Ficicchia, 20enne: “Repressione sproporzionata”
Da novembre una pioggia di “richiami verbali” mandati dalle forze dell’ordine agli attivisti, ora la notizia della richiesta di sorveglianza speciale. La nostra intervista al primo attivista a processo per le manifestazioni sul cambiamento climatico
Abbiamo raggiunto Simone Ficicchia, 20 anni, attivista di Ultima Generazione. Per lui il prossimo 10 gennaio il tribunale di Milano dovrà decidere se accogliere la richiesta di “sorveglianza speciale”. La misura solitamente riservata a “soggetti socialmente pericolosi”
Come stai Simone?
Sicuramente è pesante pensare di andare a processo, anche se nulla è ancora detto. Ci sono possibilità che all’udienza del 10 gennaio il tribunale non accolga la proposta della Procura di Pavia. Ma questo tipo di misura punta molto a farti sentire solo, va a colpire la tua condotta, le tue relazioni.
C’è tutto un fascicolo che riguarda la mia vita, le mie scelte e il mio gruppo sembra essere marginale. Non c’è un processo ai fatti, un processo alle azioni concrete compiute dal gruppo. In questo caso è come se riguardasse solo me. Faccio fatica ad accettarlo ma è naturalmente anche un qualcosa che sapevo possibile quando ho deciso di diventare un attivista.
Davvero non c’è stato un preciso episodio cui fa riferimento la richiesta di sorveglianza? Mai una volta che hai compiuto azioni di resistenza attiva?
No, la sorveglianza speciale non prevede che ci debba essere un casus-belli scatenante. È relativo a vari episodi, la questura di Pavia ha messo insieme tutta la mia storia dentro il movimento e ha deciso che ci sono gli estremi per richiedere la sorveglianza.
Sei, però, il solo a essere convocato in tribunale…
Si, è diretta verso di me. Molti di noi in questo mese di novembre hanno ricevuto tanti avvisi orali. L’avviso orale è l’anticamera della richiesta di sorveglianza speciale, il momento in cui il Questore ammonisce che se non cambi atteggiamento potrebbe arrivare la sorveglianza.
Ma di fatto poi solo io ho ricevuto la misura. È prevedibile che ne arrivino altre ma per ora siamo preoccupati perché sembrano atti intimidatori.
Cosa vi preoccupa?
Siamo preoccupati, per noi di Ultima Generazione ma anche per tutti gli altri movimenti per il clima. Noi facciamo disobbedienza civile, andiamo a volto scoperto e non ci siamo mai scontrati con la polizia o con i cittadini, ma esistono movimenti più estremi che stanno cominciando a fare azioni più “serie”. Stanno mettendo in campo esempi di repressione sproporzionata.
Tu e il tuo gruppo però siete persone incensurate no?
Assolutamente, noi non facciamo mai resistenza attiva. Ci facciamo trascinare via dalle forze dell’ordine. Non abbiamo intenzioni violente, facciamo azioni di disturbo ma non potremmo mai aggredire le altre persone.
Io ho venti anni, fino a pochi mesi fa studiavo storia all’Università di Padova, e studiavo jazz al conservatorio di Padova. Ero attivo nel gruppo dei “Fridays for future”. Ora ho deciso di dedicarmi non solo alla partecipazione come attivista ma anche di essere organizzatore in Ultima Generazione. Non potevo pensare alla costruzione di un futuro se i nostri governi non hanno intenzione di fare qualcosa di concreto per il clima, in termini proprio di sopravvivenza.
Perché hai scelto Ultima Generazione?
Perché dopo aver militato in movimenti per il clima di altro tipo, sentivo la frustrazione di non essere realmente ascoltato. Non riuscivamo a influire sui politici, a spingere per effettivi cambiamenti.
Ultima Generazione fa proposte concrete, non siamo solo “slogan”. Noi abbiamo portato ai politici idee che possono essere concretizzate subito.
Cosa chiedete?
Chiediamo di fermare le riaperture delle centrali a carbone subito, fermare le ricerche di gas e installare 20 gigawatt di rinnovabili. Queste sono propose concrete e attuabili.
E la politica vi ha ascoltato?
In molti si sono avvicinati alla nostra proposta, anche Fratelli d’Italia e il PD ci hanno concesso colloqui pubblici e privati; i Verdi hanno anche firmato accordo con noi in cui si impegnano a portare in Parlamento una proposta di Legge sul clima con la dismissione entro il 2025 delle centrali a carbone e si stanno spendendo per realizzare qualcosa di concreto per il futuro.