Stefano Puzzer a Roma espulso per un anno con il Daspo. Non potrà manifestare
Da Trieste a Roma, Stefano Puzzer insieme ai suoi sostenitori si è trasferito nella capitale per continuare le manifestazioni No pass
Trieste, nella quale le piazze sono state inibite alle proteste per una decisione politica, si è trasferita a Roma, a sorpresa. Stefano Puzzer ha fatto capolino. Un tavolino bianco e alcune sedie vuote destinate alla Russia, agli Usa, all’Unione Europea, al Papa e al Premier, invitati a dialogare sull’opportunità del passaporto sanitario introdotto nel mondo del lavoro. Un colpo di scena, un mini G20 improvvisato per attirare l’attenzione dei media e del governo sulla battaglia per la libertà di tutti i lavoratori.
Stefano Puzzer a Roma
Il popolare portuale, ormai portavoce dell’Italia che non si rassegna al green pass, è stato accolto a Roma come un divo di Hollywood. Lui, conservando la sua grande umiltà, ha dichiarato, emozionato, “Mi sento a casa, siete in tanti e non vi ho avvisato, grazie, vi voglio bene anch’io. Da oggi non mi muovo, resto qui fino a quando qualcuno ci risponderà. Facciamo l’orario d’ufficio e aspettiamo ogni giorno fino alle 18“.
Commovente vedere tanti romani che si stringono attorno a lui, in un abbraccio simbolico che rappresenta la voglia di lottare. L’Italia che si sente rappresentata da questo ragazzo forte con gli occhi azzurri, non lo mollerà. Nessuno potrà più cancellare il ricordo della sua preghiera nel Varco 4 a Trieste, all’alba, stringendo fra le mani un rosario, mentre le forze antisommossa caricavano con lacrimogeni, idranti e manganelli. Un’immagine che ha commosso e che resterà impressa nella memoria.
Ma ieri, invece, si respirava aria di festa. Si gettavano i semi per una rinascita collettiva. Una gioia condivisa con il popolo che raccontava quanto possa essere bello stare tutti insieme, avendo una visione condivisa. Per cancellare ogni discriminazione. Anche i poliziotti che presidiavano la piazza sembravano rilassati. Il clima era dei migliori. Canzoni, slogan, inni alla libertà. Poi l’imprevisto. L’azione inaspettata.
La Questura invita Puzzer a salire su un taxi e le volanti lo seguono. Il leader simbolo della mobilitazione contro l’infame certificato, riceve un Daspo. Per un anno. Un Bollino che di solito s’incolla addosso agli Ultras più violenti. Un’etichetta immeritata per un leader che ha protestato sempre in modo pacifico. Un Divieto che è uno schiaffo ai diritti costituzionali di tutti gli italiani. Punito per assembramento fatale. Così com’ era accaduto al famoso attore turco Can Yaman.
Vietata ogni manifestazione di piazza
Sul sit-in a cielo aperto scende il sipario. Stefano Puzzer entro 24 ore deve abbandonare la città. Condannato all’esilio dalla capitale che lo ha adottato con amore. ‘’Perché Lamorgese? Perché?’’- I cittadini e i portuali hanno voglia di farsi ascoltare. Il Ministro dell’Interno forse non ha capito. Forse non sa. ‘’La gente come noi non molla mai’’.