Ultimi lampi dell’antipapato di Bergoglio: il caso Delpini e i cardinali tentati
Gli attacchi dell’arcivescovo di Milano e le maggioranze “blindate” da Bergoglio nel conclave. Giochi che preannunciano una “resa dei conti”?
La nave sta affondando e, mentre la poppa è ormai completamente sommersa dall’acqua, sullo scafo divampano esplosioni, fiammate e lampi dei cortocircuiti elettrici. Questa immagine plastica ben simboleggia l’affondamento in corso della falsa chiesa antipapale di Bergoglio. Come sapete, la definiamo così non per offendere gratuitamente, ma per l’oggettiva realtà della sede impedita del Santo Padre Benedetto XVI, documentata in modo ridondante ed enciclopedico in “Codice Ratzinger” (Byoblu ed.) che è attualmente fra i dieci libri più venduti in Italia. “Il papa è uno solo” ed è Benedetto XVI, il quale, come si è scoperto, non ha mai abdicato, ma ha “indotto in tentazione”, cioè messo alla prova, i suoi nemici: esame non superato.
Legge sull’aborto e gli Hell’s Angels
Tornando alla nave della chiesa antipapale, di queste ultime fiammate, in pochi giorni se ne sono viste di tutti i colori: il gayfriendlyssimo Mons. Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha dichiarato che la legge sull’aborto non è affatto in discussione ed è “un pilastro della società”, ammettendo implicitamente che le sparate di Francesco sull’aborto (“è come assumere un sicario”) non mirano affatto a mettere in discussione la 194.
Ancora, Bergoglio ha appena ricevuto il titolo di membro onorario degli Hell’s Angels (Angeli dell’Inferno) un gruppo di motociclisti harleysti. Copiamo da Wikipedia in inglese: “Numerose agenzie di polizia e di intelligence internazionali classificano l’Hells Angels Motorcycle Club come una banda di motociclisti e sostengono che i membri commettono crimini violenti diffusi, tra cui spaccio di droga, traffico di beni rubati, traffico di armi, estorsioni e operazioni di prostituzione“. Notevolissimo poi come il Cardinale Brandmueller, grande storico della Chiesa, uno dei quattro dei Dubia, abbia appena definito il Concistoro bergogliano “una pagliacciata“, come riportato da Dagospia.
Ma lo zenith è stato raggiunto da Mons. Mario Delpini ritenuto arcivescovo di Milano che, durante l’omelia nella messa per il S. Abbondio, commentando lo pseudo-cardinalato raggiunto dal vescovo di Como, a lui subalterno, ha lanciato – più che frecciate – dei siluri a testata nucleare di sarcasmo contro Bergoglio.
Vi invitiamo a guardare qui il suo intervento e a domandarvi se sia immaginabile una cosa del genere in una chiesa normale.
I dubbi di Mons. Delpini
“Perché – si è chiesto monsignor Delpini – il papa ha scelto il vescovo di Como per essere un suo particolare consigliere? Io ho trovato almeno tre ragioni. La prima è che deve aver pensato che l’arcivescovo di Milano ha già tanto da fare, è sovraccarico di lavoro, e quindi ha pensato di dare un po’ di lavoro anche a te. La seconda ragione: probabilmente il Papa ha pensato: ‘Quei bauscia di Milano non sanno neanche dov’è Roma, quindi è meglio che non li coinvolga troppo nelle cose del governo della Chiesa universale’. Forse c’è anche un terzo motivo per cui ha fatto questa scelta che, se mi ricordo bene, il Papa è tifoso del River, che non ha mai vinto niente, e quindi ha pensato che quelli di Como potrebbero essere anche un po’ in sintonia perché si sa che lo Scudetto è a Milano”.
Letteralmente surreale, ma Mons. Delpini ha perfettamente ragione nel considerare un’atroce offesa alla Chiesa e all’Italia il fatto che il metropolita di Milano, seconda città italiana per importanza, non abbia la porpora cardinalizia, ma l’abbia ricevuta il vescovo di Como. Molti di voi si chiederanno come mai questo plateale sgarbo: probabilmente a Mons. Delpini sarà sfuggito qualcosa di cattolico che non è piaciuto a Bergoglio, il quale come sapete, crede in una spiritualità del tutto diversa e inversa rispetto al Cattolicesimo: il Bergogliesimo.
Dinamiche da divide et impera caratteristiche di una dittatura sudamericana: nulla a che vedere con la vera Chiesa cattolica.
La maggioranza “blindata” di Bergoglio
Ma su tutte, una questione merita un approfondimento, anche per inquadrare meglio l’inaudito caso Delpini: Bergoglio da diverso tempo si era garantito una maggioranza blindata in un prossimo conclave invalido che eleggerà un altro antipapa. Questi dovrebbe chiamarsi Giovanni XXIV, secondo Bergoglio (ma il papa non si sceglieva con l’assistenza dello Spirito Santo?) dal nome dell’antipapa medievale Giovanni XXIII, oltre che dal papa del Concilio, tappa storica che ha dato il via definitivo all’aggressione massonica alla Chiesa.
Quindi, visto che questa maggioranza era già garantita da un pezzo, come mai antipapa Francesco continua a seminare a spaglio questi galeri cardinalizi? Più che di una mossa pro conclave, riteniamo si tratti di una mossa difensiva. Con un ritardo di anni, Bergoglio ha finalmente compreso la questione della sede impedita e sa benissimo che prima o poi verrà ufficializzata.
In quel caso, l’antipapato bergogliano dovrà essere cancellato in modo completo: via tutte le nomine, le modifiche liturgiche, i provvedimenti amministrativi, via tutto, tranne qualcosa di ordinaria amministrazione o altro che potrebbe essere convalidato o da un Benedetto reintegrato sul trono o da un futuro vero papa eletto alla morte di Benedetto.
Eppure, gli antipapisti non molleranno facilmente l’osso, i loro incarichi, le loro prebende, i loro cappelli vescovili o cardinalizi sebbene di nylon, “made in China”. Tra i cardinali sarà quindi guerra totale, e Bergoglio sta così rimpolpando le file dei suoi pretoriani. La tecnica – agghiacciante – è quella di legare questi ecclesiastici a un cappello cardinalizio, in modo che siano tentati a difendere l’antipapa pur di mantenere la loro dignità. Capite? L’anima e la dignità in cambio di un cappellone rosso. Vale davvero la pena?
Così, tornando a Mons. Delpini, dobbiamo far presente a Sua Eccellenza una notizia buona e una cattiva. Partiamo dalla seconda: lui si lamenta – a ragione – per la mancata porpora cardinalizia, ma la dura realtà è che non è nemmeno arcivescovo, in quanto di nomina antipapale. Mons. Delpini è solo vescovo, nominato dal vero papa Benedetto nel 2007, mentre Bergoglio lo ha eletto invalidamente arcivescovo nel 2017.
La notizia buona è, però, che Mons. Delpini potrebbe diventare validamente arcivescovo e validamente cardinale se prendesse la parte della verità, cioè della sede impedita di papa Benedetto XVI. E’ necessario però fare outing: dire che il vero papa è in sede impedita, accollarsi le conseguenze, le rappresaglie (per quanto nulle) di Bergoglio e confidare nel fatto che il Santo Padre Benedetto, o il suo valido successore, riconoscerebbe senza meno l’atto di coraggio e di fedeltà da parte di Delpini e sicuramente lo premierebbe con legittimi pastorale arcivescovile e galero cardinalizio. Se fosse il primo cardinale a compiere un passo del genere, Mons. Delpini potrebbe perfino ambire a pieno titolo al papato. Del resto, il vescovo ha già ricevuto da settimane “Codice Ratzinger” e può documentarsi a piacimento, sempre che non l’abbia già fatto.
Ci permettiamo, così, un accorato appello. Eminenze: abbandonate la nave antipapale che affonda, salite sulla scialuppa di papa Benedetto, dove ha caricato il suo munus petrino, e approdate all’isola verde della vera Chiesa di Cristo. Gridate la verità prima che il “soffio di Dio”, come recita la II Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, faccia piazza pulita del “mistero d’iniquità”.