Umanesimo e dintorni, immaginare il passato
“Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo”
Nella cultura europea e, più in generale, nella tradizione occidentale, due sono i rami, i filoni, le strutture portanti che, per secoli, hanno permeato di sé ogni manifestazione spirituale: la cultura classica, greco-romana, e quella biblica, ebraico-cristiana. Anche la cultura razionale, scientifica, laica, atea e illuminista ha contratto forti debiti con questi due grandi progenitori, per non parlare di quella filosofica, che ad essi non ha mai, per fortuna, rinunciato.
Eppure, per limitarci al primo soltanto di questi ambiti – che, già da solo, riempie biblioteche intere – anche per chi ha frequentato l’eroico liceo classico, il contatto con la cultura greca e romana diviene sempre più faticoso. Possediamo una letteratura antica sterminata, da Omero a Virgilio, da Platone a Cicerone, da Pindaro ad Orazio, dai tragici a Seneca, da Erodoto a Plutarco, per non parlare della letteratura tardo-antica, ma sempre più essa è patrimonio degli specialisti, filologi classici e storici del mondo antico, storici della filosofia antica e archeologi.
Anche per chi ha una cultura umanistica non specializzata in discipline del mondo classico, quei testi sono mondi remoti, sempre più spesso incompatibili con gli impegni quotidiani, con la fretta e i ritmi della produttività e della competitività contemporanee. Proviamo, allora, a ragionare su di un approccio “leggero” al mondo antico, secondo il senso, bello e profondo, che alla parola “leggerezza” ha conferito Calvino nelle “Lezioni americane” e, in modo più implicito ma altrettanto marcato, Umberto Eco.
In primo luogo, se si è interessati a ricontattare quei mondi, ci sono i musei e, soprattutto, in capitali europee come Roma e Atene, le rovine. Nelle quali basta passeggiare, per sentire quello spirito tanto peculiare proprio del mondo antico, se il sussidio di una buona guida viene percepito come troppo aggressivo, quando si è in una pausa di lavoro oppure oberati da giornata pesante.
In secondo luogo, c’è il cinema. Qui bisogna essere in grado di operare selettivamente. Un film come “Troy”, con Brad Pitt nel ruolo di Achille, mostra molti limiti per quanto concerne la possibilità di restituire qualcosa del mondo omerico. Meglio pellicole come “300” tratto dal fumetto di Frank Miller o “Il gladiatore” che, pur con molti difetti, restituisce qualcosa di propriamente autentico della Roma antica.
Assolutamente da consigliare, anche per la sostanziale fedeltà storica all’argomento trattato, “Socrate” di Roberto Rossellini e “Alexander” di Oliver Stone. Quest’ultimo film può vantare la consulenza di Robin Lane Fox, autore di una fondamentale monografia su Alessandro e tra i massimi specialisti mondiali del periodo.
In terzo luogo, abbiamo i romanzi. Come non ricordare il supremo “La morte di Virgilio” di Hermann Broch? Ma anche “Alessandro. Romanzo dell’utopia” di Klaus Mann, figlio del grande Thomas, meriterebbe qualcosa di più di una semplice menzione. Ciò che produzione filmica e romanzesca hanno di vantaggioso, è lo spazio riservato all’immaginazione, elemento che può aumentare il livello della comprensione storica, se usato in modo corretto ed intelligente.
Da questo punto di vista, il celeberrimo romanzo di Marguerite Yourcenar “Memorie di Adriano”, offre uno scavo nella personalità umana del grande imperatore, che sarebbe impossibile ad una ricerca storica, proprio usando in modo intelligente la conoscenza degli uomini, che è la caratteristica più significativa di ogni bravo romanziere. “Io, Claudio” di Robert Graves è il divertissement di un grande studioso del mito che, con leggerezza, gioca con le tare del suo personaggio, costretto a sopravvivere in un’epoca di uomini forti, Augusto e Livia in primo luogo.
Da ricordare, infine, “Augustus” di John Williams: notevole per la capacità di scolpire una figura come quella di Augusto. Il pater patriae che, attraverso la vittoria nelle guerre civili e la fondazione dell’Impero, ha trasformato definitivamente il volto della storia europea e mondiale, ci appare come un personaggio enigmatico, insondabile, straordinario sotto il profilo psicologico.
In uno dei suoi “Taccuini di appunti” raccolti per il lavoro intorno al suo grande romanzo, Yourcenar cita una frase della corrispondenza di Flaubert da lei stessa giudicata “indimenticabile”. Essa dice: “Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo”. Il fascino del mondo antico è tutto qui.