Un breve sguardo sulla prima età moderna attraverso la vita di Cartesio
“La vita di Descartes è lo specchio della sua filosofia”
Ogni grande pensatore dell’Occidente, così come ogni grande poeta e scrittore della tradizione umanistica europea, costituisce un cosmo. Un pianeta concettuale che, per essere compreso e indagato pienamente, richiede le fatiche di una vita.
Per ognuno di essi, per Tucidide e Platone, per Agostino e Dante, per Machiavelli e Descartes, fino ai giganti dell’idealismo tedesco, a Kant e Hegel ma anche a Goethe e Hölderlin, esistono biblioteche intere di studi critici che, nei decenni e nei secoli, si sono accumulate.
Vale la pena, allora, gettare un breve sguardo sulla prima età moderna, per cominciare a comprenderne uno dei protagonisti assoluti.
Il padre della filosofia moderna
Ciò vale, in particolare modo, per un filosofo del livello speculativo di Descartes, autentico padre spirituale del pensiero moderno. Abbiamo due grandi filosofi che sono i padri della metafisica antica, Platone e Aristotele, e due che chiudono la parabola della modernità, Kant e Hegel.
La loro congiunzione, lo snodo fondamentale intermedio è, appunto, proprio Descartes. Il quale fa battere l’accento sulla coscienza e sul Soggetto – il famoso “ego cogito, ergo sum” – trasformando completamente l’ontologia di carattere oggettivistico, che era stata propria della filosofia antica.
La ricchezza del piano biografico
Ma sappiamo di poter imparare molto non solo dalle dottrine dei grandi filosofi, ma anche dalle loro vite. Il giovane Nietzsche, all’inizio di quello scritto postumo cruciale che è “La filosofia nell’epoca tragica dei Greci” (1873), disse che per comprendere il pensiero di un filosofo, bastano tre episodi biografico-speculativi.
Per ciò che concerne Descartes, la sintesi perfetta tra livello biografico e filosofico è stata realizzata in “Vita e opere di Cartesio” (1967, Laterza) di Eugenio Garin, maestro insuperato del pensiero filosofico del Rinascimento e della prima età moderna, nonché della storia della filosofia occidentale tout court.
E se i giovani del ’68 avessero ascoltato e meditato la lezione di quel grande studioso, con tutto l’insistere sul dubbio e sulle fratture che si aprono tra rappresentazioni e realtà, invece di tanti cattivi e pessimi maestri, forse la stessa sorte del movimento studentesco sarebbe stata migliore.
Ma, attenendosi al piano strettamente biografico, il vero classico è la “Vita di Monsieur Descartes” (Adelphi), di Adrien Baillet, uscita in una versione estesa e in una versione ridotta, alla fine del XVII secolo. Nato un anno prima della morte di Descartes, Baillet ha respirato, di prima mano, le conseguenze postume del mito, della leggenda legata al pensiero e alla vita di Cartesio.
Un campo di tensione
Ciò che è importante capire, approcciandosi ai grandi pensatori del passato, tanto occidentali che orientali, è che il loro intrinseco interesse non consiste nel fornire un’idea, fatta e compiuta, della verità.
Troppo filosofia e scienza hanno proceduto innanzi, sotto questo punto di vista, in quattrocento anni. Ma lo stesso è possibile dire di filosofie nate mezzo secolo fa e della stessa filosofia in generale.
Ciò che è fecondo e intramontabile, nella filosofia di ogni tempo e luogo, è il campo di tensione che si viene a creare tra il pensiero e una serie infinita di rappresentazioni e interpretazioni che abbiano ad oggetto la verità.
Allora il racconto della vita di Descartes fatto da Baillet, ci apparirà come un monumento alla Ragione, in quella maniera insidiosa ed enigmatica in cui i “Concerti Brandeburghesi” di Bach ci guidano alla visione e all’ascolto di qualcosa di unico.
Potenza di un classico
Memore della lezione del Rinascimento, la vita di Descartes è lo specchio della sua filosofia. Una lezione di chiarezza, bellezza, luminosità, rigore metodologico, quale forse è rintracciabile soltanto in Platone e in Kant. Un modello sano di ragione, che non ha la pretesa, e l’ambizione, di fagocitare tutto dentro di sé.
Poiché la bellezza di una giornata di sole mediterranea, può essere compresa di più facendo ricorso al pensiero degli dèi, che non alle complesse spiegazioni delle scienze contemporanee.
Non solo, qualcos’altro lo rende unico: la sua dolcezza, la sua amabilità sul piano umano. La sua intuizione, che è la stessa di ogni grande pensatore, secondo cui la verità, senza l’etica, non è niente.