Un bruciante amore per la libertà, il ricordo di Pilo Albertelli
“Alla memoria di Pilo Albertelli per cui non fu cosa diversa studiare gli antichi maestri e morire per la libertà”
Abitando a Roma, sono molti i luoghi attraversati dalle vicende della Seconda guerra mondiale e della Resistenza al nazi-fascismo. Via Rasella, via Tasso, le Fosse Ardeatine, il Ghetto, Villa Torlonia, la stessa piazza Venezia.
Altrettanto è possibile dire dell’Italia e dell’Europa considerate nel loro complesso, naturalmente. Ad esempio, partendo da Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, passando per Londra, Parigi e Berlino, per giungere fino ad Auschwitz e alla Russia.
Meno noti, ma di non minore rilievo storico e criminale, i luoghi in cui operò la banda Koch. Tra cui la pensione Oltremare di via Principe Amedeo e la pensione Jaccarino di via Romagna, a Roma.
Il peso dell’eroismo
Tra le vittime della banda capitanata da Pietro Koch ci fu Pilo Albertelli, membro del Partito d’Azione, medaglia d’oro al valore, deceduto alle Fosse Ardeatine, dopo atroci torture.
Non solo, ma nel tempo sereno della sua vita precedente, egli fu un valente storico della filosofia antica. Laureatosi con Guido Calogero, si era occupato di Platone e dell’eleatismo, il movimento filosofico che fece capo, tra VI e V secolo a. C., a Parmenide di Elea.
Così quando il suo maestro Calogero, grande studioso del pensiero antico, pubblicò il primo volume della “Storia della logica antica” (Laterza 1967), che ha ad oggetto “L’età arcaica”, lo volle dedicare proprio a lui.
Con i Greci nel vortice della battaglia
All’inizio del volume troviamo, dunque, queste parole: “Alla memoria di Pilo Albertelli per cui non fu cosa diversa studiare gli antichi maestri e morire per la libertà”.
Questa frase mette in luce, tra gli altri, un elemento fondamentale. Ossia che la grande tradizione filosofica, morale, politica del mondo antico, nutre profondamente il senso della nostra libertà e ci è di guida nell’azione.
Probabilmente si tratta soltanto di una suggestione, ma è possibile che nei momenti atroci della tortura, la mente di Pilo Albertelli sia andata al sacrificio di Leonida e dei suoi trecento Spartiati, al passo delle Termopili, nel 480 a. C. Al coraggio di Socrate, Cicerone e Seneca di fronte alla morte. Oppure, alle meditazioni di Epicuro e di Marco Aurelio.
La prospettiva corretta
In tempi di revisionismo, di sovranismi e populismi, di razzismi palesi e latenti, è bene ricordare che i morti sono tutti uguali e che anche la Resistenza commise errori gravi e imperdonabili (l’assassinio di Giovanni Gentile, ad esempio).
Ma occorre, anche, meditare che ci fu chi combatté dalla parte giusta e chi da quella sbagliata. Chi morì per la libertà e contro l’oppressione e chi, viceversa, finse di non capire che stava aiutando il terrore, il totalitarismo, la dittatura e la tirannia.