Barillari: “Una telefonata blocca la sanità efficiente e trasparente”
Intervista al capogruppo M5S del Lazio Davide Barillari sulla Sanità nel Lazio
Una telefonata blocca la sanità efficiente e trasparente. Una telefonata, quindi, può bloccare il buon andamento di un settore di vitale (scusate il gioco di parole) importanza. La denuncia arriva direttamente dal già capogruppo alla Regione Lazio M5S Davide Barillari, ieri mattina in visita all’ospedale di Colleferro. Visita, si fa per dire. Perché, appunto, una telefonata ha bloccato tutto.
“Non abbiamo potuto visitare i reparti di radiologia, ridotto nelle ore notturne e festivi, non abbiamo potuto visitare il reparto di endoscopia e il centro trasfusionale, a rischio trasferimento. Non abbiamo potuto visitare il reparto di rianimazione mai aperto, il servizio di neurologia soppresso, il reparto psichiatrico e il centro prelievi” – scriveva Barillari in un comunicato stampa. Quindi, abbiamo contattato telefonicamente l’ex capogruppo M5S per rivolgergli alcune domande, e ricevere spiegazioni più dettagliate.
Consigliere Barillari, perché la visita a Colleferro?
“Colleferro è un delle zone più inquinate del Lazio, c’è la valle del Sacco – zona in cui “la politica ha coperto per decenni un danno ambientale incommensurabile”, scriveva ancora nel suo comunicato – Ma oltre a questo abbiamo ricevuto numerose segnalazioni di cittadini e attivisti che sostenevano che l’ospedale fosse a rischio chiusura in favore di altre strutture. Quindi mi sono recato lì per verificare con i miei occhi”.
E cosa ha potuto constatare?
“Finché ho potuto ho parlato con medici, primari e operatori. Tutti hanno confermato che ci sono problemi di risorse; servono investimenti. Molti reparti sono depotenziati, come nefrologia. Ci sono dei lavori di adeguamento, ma l’ospedale sta subendo un ridimensionamento, diciamo, verso il basso. La sensazione è che si voglia spostare tutto a Palestrina”.
Perché la sua visita è stata bloccata? Quando parla di ‘una telefonata’ a cosa si riferisce?
“Ho richiesto le autorizzazioni per ispezionare la struttura, senza bloccare il servizio ovviamente. Tutti erano apparsi disponibilissimi, ci hanno accolti a braccia aperte. Poi è arrivata la direttrice sanitaria, che sosteneva di aver sentito il Direttore Generale Caroli, che avevo incontrato e che pure mi era sembrato disponibile. La direttrice però ci diceva che non potevamo procedere oltre perché non eravamo autorizzati. È un anno e mezzo che effettuiamo sopralluoghi e nessuno ci ha mai impedito di farlo. Oltretutto sono un consigliere regionale e faccio parte della Commissione Sanità, quindi da un certo punto di vista sono anche legittimato a farlo”.
E allora perché impedirglielo? Cosa avrebbe potuto scoprire?
“Ora la mia domanda, infatti, è proprio questa. Cosa avrei potuto trovare? Qualunque cosa avessi trovato, avrei fatto il mio dovere di denuncia e di richiesta di spiegazioni”.
Questa telefonata la fermerà?
“No. Però bisogna dire che costituisce un precedente, che mi fa pensare. Perché gli altri hanno sempre detto di sì, anche se il rischio di poter trovare qualcosa che non andava c’era. Mi auguravo la massima disponibilità, c’è qualcosa che non quadra. Evidentemente stiamo mettendo le mani su un settore che non si può toccare. Comunque non ci fermeremo, continueremo col nostro lavoro. Mi creda, siamo gli unici ad agire in questo modo”.
E proprio perché siete gli unici, bloccarla è stata un’azione politica?
“È stata assolutamente un’azione politica. Siamo gli unici, inoltre, che analizzano fatture, consulenze, appalti. Stiamo facendo le pulci alla sanità laziale, stiamo chiedendo conto dei dati che abbiamo in mano, che mai nessuno in Regione ha controllato, dati anche falsi talvolta, senza che nessuno si chiedesse perché non corrispondevano alla realtà. Quando facciamo le ispezioni, inoltre, le facciamo a sorpresa. Che poi è quello che dovrebbe fare un’amministrazione trasparente, ovvero non aver paura di esporsi. Il punto è che nessuno in Regione ha mai controllato seriamente, nessuno ha mai approfondito, e tutti, nel tempo ci hanno speculato su”.
Qualche tempo fa, sul suo profilo Facebook scriveva che la Regione Lazio è come se fosse ignorata dalla stampa, ed è vero. Allora, con qualche parola chiave, facciamo luce su ciò che concerne la sanità nel Lazio.
“Finta trasparenza, solo annunciata, ma nei fatti non l’ho vista, ancora. È un sistema mafioso, possiamo dirlo, di controllo della sanità pubblica, spesso a vantaggio della sanità privata. I dati che abbiamo in mano, ci fanno affermare che i problemi si possono risolvere, manca la volontà di farlo”.
Cosa intende dire?
“Ci sono dei sistemi di controllo politico e partitico di alcuni ospedali, perché costituiscono dei bacini di voto, ci sono connivenze sindacali, ci sono giri di appalti che dimostrano l’ingerenza diretta della politica nella sanità. Ci sono delle inchieste che stanno portando alla luce alcuni di questi aspetti. Se si internalizza un servizio o se si assumono lavoratori non precari ci si guadagna, e invece si continua a fare una politica di sprechi e sperperi, per una sanità a vantaggio di qualcuno e non di qualcun altro. Pensiamo al fatto che spesso in alcuni ospedali si pagano, e di più, le cooperative, mentre il servizio interno costerebbe meno”.
L’era Zingaretti ha fatto registrare qualche cambiamento?
“Diciamo che se prima si affondava in un certo modo, ora si affonda un po’ meno. Ma Zingaretti poteva essere più efficace. Pensiamo alla nomina dei dirigenti, alcuni di quelli nominati sono stati condannati. Cosa posso aspettarmi da un dirigente condannato? In sostanza sono state messe delle toppe ad un sistema che invece ha bisogno di una riforma radicale”.
Quali azioni allora ci dobbiamo aspettare dal Movimento 5 Stelle?
“Noi vogliamo fare un’azione di denuncia, con degli atti politici ogni volta che ci imbattiamo in cose che non vanno. Di fronte ai reati non possiamo stare zitti, per questo ci rivolgiamo anche alla Corte dei Conti o alla Questura. Ma al tempo stesso facciamo anche delle proposte. Abbiamo capito che è necessario fare delle proposte e dare le idee di come noi governeremmo se fossimo alla guida della Regione. Ma nessuna delle nostre proposte è stata presa in considerazione. Evidentemente è in atto il boicottaggio della più grande forza d’opposizione”.
Prossimi appuntamenti con la sanità?
“Tenga in considerazione che i cittadini stanno andando via dalla nostra Regione, questo fenomeno si chiama mobilità passiva, ed è un segnale di sfiducia nei confronti del nostro servizio sanitario. Si preferiscono le strutture di altre Regioni, o dalla provincia ci si sposta verso Roma. Chi può, invece, si rivolge direttamente alle strutture private. Ma costituzionalmente tutti dovremmo avere il diritto a curarci. A breve avremo la calendarizzazione, finalmente, della legge sul registro dei tumori. Siamo riusciti ad avere anche le firme di altri gruppi politici. In questo modo potremo iniziare un monitoraggio sul tema, che attualmente a livello regionale non esiste. Consideri che questa malattia è la seconda causa di morte nel Lazio”.
Quanti dati oscuri su Malagrotta verranno fuori?
“Non solo Malagrotta, sono molti i punti critici nella nostra Regione. Anche il Lazio è una terra dei fuochi”.