Usa, finto razzismo via social: arrestato candidato democratico
Taral Patel, di origine indiana e religione indù, ha usato falsi account per auto-inviarsi insulti discriminatori e poi attaccare il suo rivale repubblicano: benvenuti nella nuova frontiera dell’ideologia woke
Benvenuti nella nuova frontiera, rigorosamente made in Usa come d’abitudine, del woke. Termine che indica l’ideologia censoria strettamente imparentata con la cancel culture, a sua volta “figlia” del politicamente corretto. E alla quale stavolta la sollecitazione a stare “svegli” si è paradossalmente ritorta contro.
Arrestato un candidato democratico Usa
Protagonista della surreale vicenda, e non certo suo malgrado, è Taral Patel, candidato democratico a Commissario della Contea di Fort Bend, in Texas. Il quale, come riferisce lo Houston Chronicle, è un trentenne americano di origine indiana (nel senso del Paese asiatico) e di religione indù. E, aggiunge LifeSiteNews, qualche tempo fa ha denunciato via social di essere divenuto il bersaglio di una serie di disgustosi commenti razzisti.
Il Nostro, spiega USA Today, ha postato sulla propria pagina Facebook gli screenshot degli insulti, che riguardavano tanto il colore della sua pelle quanto la sua fede. E ha puntato il dito contro i sostenitori del suo rivale repubblicano, l’attuale Commissario Andy Meyers.
Se non che, ricostruisce ABC 13, l’esponente del GOP si è accorto che almeno un account apparteneva a qualcuno che lo aveva attaccato in passato. Gli investigatori, come rileva il New York Post, hanno quindi costretto sia Facebook che Google a fornir loro tutte le informazioni su quel particolare utente. E questi dati, che includevano indirizzo postale, telefono, patente e numero della carta di credito, hanno permesso di risalire… allo stesso Patel.
Sì, perché a scrivere i falsi messaggi da falsi profili, per poi accusare i suoi avversari, era stato proprio il rappresentante del Partito dell’Asinello. Che quindi è stato arrestato con accuse per cui rischia fino a 10 anni di carcere, prima di essere rimesso in libertà su cauzione.
Benvenuti nella nuova frontiera del woke
Si badi bene che questa vicenda non è una deriva dell’ideologia woke, bensì politically correct all’ennesima potenza. Perché questo cancro della modernità ha per essenza il piagnisteo orientato orwellianamente all’imposizione di un pensiero unico e all’imbavagliamento delle opinioni non conformi ai propri diktat.
Per raggiungere questi obiettivi, non esita a giocarsi la carta dell’intolleranza – anche a sproposito, come nel caso specifico. Il che non è solo gravissimo, ma anche irresponsabile, perché minaccia di alimentare ulteriormente un clima di esasperazione già fin troppo diffusa. E a farne le spese potrebbero essere le vittime di atti di autentica discriminazione, per le quali la gente non sarebbe più portata a empatizzare.
In tutto questo, va da sé, l’aspirante funzionario nello Stato Usa della stella solitaria è solo la punta dell’iceberg. Ma per i liberal c’è il serio pericolo che, quando ne scorgeranno finalmente anche la parte sommersa, sarà decisamente troppo tardi.