Usa-Iran, l’inviato di guerra: “Le intelligence collaborano mentre noi tremiamo”
Il giornalista esperto del mondo islamico ci spiega chi era Soleimani e come mai il video dell’uccisione era già sottotitolato in arabo
Il 3 gennaio scorso il presidente Trump ha ucciso con uno strike il generale iraniano Soleimani nei pressi dell’aeroporto internazionale di Bagdad, all’interno di una carovana blindata dove il bersaglio stava viaggiando, le forze iraniane hanno risposto con l’operazione “Soleimani Martire”, eroicizzato nella fede, un funerale di massa, dove nella calca sono morte 50 persone per una rissa. Era venerdì il giorno sacro nell’Islam, quando Trump ha compiuto il gesto senza aver avvertito né Israele né gli alleati Nato, un atto non lungimirante e illegittimo per il diritto internazionale. L’Iran ha risposto attaccando due basi Usa in Iraq con un raid nelle stesse ore in cui è avvenuto l’attentato al generale, e Trump ha annunciato nuove sanzioni contro l’Iran. Ne abbiamo parlato con Marco Guidi, giornalista e inviato di guerra de “Il Messaggero”, esperto di Medio Oriente e Islam, insegna anche all’Università di Bologna.
Ci può dare la sua interpretazione di quanto sta accadendo?
“La rappresaglia iraniana non lo era davvero, perché gli iracheni erano stati avvisati come eravamo stati avvisati noi giornalisti, è stata una rappresaglia di parata. Mentre non lo era quella di ieri sera delle milizie irachene sciite che sono andate vicine a colpire l’ambasciata americana. Ma è una guerra finta nel senso che Trump è arrivato a un’offerta di trattativa, i suoi avversari hanno urlato ‘vendetta vendetta’. Però cosa accadrà è difficile da dire, ricordiamoci che i persiani sono gli inventori degli scacchi e che le mosse di questo gioco strategico vanno meditate. Quindi non mi stupirebbe se tra qualche mese ci fosse un attacco a qualche potentato o ambasciata Usa, o ai pozzi di petrolio sauditi…eppure non mi stupirebbe nemmeno se, avendo enormi problemi economici, sanzioni, una dilagante protesta dei giovani, finisse qui. Quello che penso è che la stampa nazionale non abbia capito cosa sta succedendo. Non credo ci sia al momento un pericolo atomico”.
Lei ha parlato per semplificare di “guerra finta”, però quello che ha fatto Trump non è ammesso dal diritto internazionale…
“No, non lo è. Mi permetta di citare un paragone: Trump ha eliminato uno che giudicava un pericolo per l’America, l’11 settembre Bin Laden ha colpito un paese che giudicava un nemico per il suo paese. Forse è stato un attacco terroristico in entrambi i casi, forse è stata un’azione militare in entrambi i casi, ma dipende da chi stabilisce il criterio per giudicarli. Non mi pare coerente affermare che in un caso sia terrorismo e nell’altro un’operazione militare”.
Però sono morti molti civili nell’attacco alle Torri Gemelle, questo credo renda difficile paragonare le due cose. Soleimani era un personaggio vicino all’ala conservatrice e intransigente del regime iraniano, uomo chiave degli ayatollah (alto rango del clero sciita). Si fece nemici facendo uccidere il primo ministro libanese, soldati americani, promosse attentati terroristici, rapimenti…per realizzare il suo progetto di grandiosità dell’Iran?
“La brigata Al-Quds, unità di forze speciali e intelligence delle Guardie della rivoluzione islamica in Iran, era l’incubo di tutti i nemici di quest’ultimo. Qualcuno ha paragonato Soleimani a Karla, personaggio de “La spia che venne dal freddo” di John Le Carré, romanzo di spionaggio dedicato al misterioso capo dei servizi segreti della Germania est, capace di tutto dietro ogni cosa. Ecco, credo che Soleimani fosse davvero così: manipolava ogni operazione, segreta o meno, che fossero i bombardamenti dei pozzi sauditi attribuiti agli sciiti Houti, o gli omicidi in Libano. Era il teorico della guerra parallela, della guerra segreta e di quella palese. Nel 2013 Assad aveva già un piede sull’aereo, e le forze ribelli sono state fermate dalle milizie sciite guidate da lui in una terribile battaglia a trenta chilometri da Damasco che ha rovesciato le sorti della guerra”.
Chi era Qasem Soleimani?
“Qasem Soleimani nasce in un paese di montanari al confine afgano, fin da piccolo lavora per mantenere la famiglia, ma è molto intelligente così fa carriera, carriera troncata dalla guerra 1980-1988 tra Iran e Iraq in cui si arruola nei pasdran (Corpo della Guardia della Rivoluzione Islamica costituitosi dopo la rivoluzione del 1979). All’inizio non è neppure un soldato, è una sorta di portavalori. Inizia a fare da solo operazioni dietro le linee dalle quali torna sempre con una capra rubata agli iracheni per sfamarsi coi compagni, gli danno così il soprannome di “capra”. Nell’88 lo troviamo comandante generale di brigata, una carriera napoleonica. Si scontra allora con lo ayatollah Khomeyni, la guida suprema dell’Iran, il quale pur non essendo in accordo con lui lo nomina capo della brigata Al-Quds, perché lo ritiene l’unico che può farne un’arma impareggiabile. Così è stato. Al-Quds, come molti sapranno è il nome musulmano di Gerusalemme, ‘La Vittoriosa’, richiamandosi alla lotta tra palestinesi e israeliani, quello è anche dunque l’obiettivo”.
Soleimani è sciita, ramo minoritario della religione islamica. Alcuni giornali hanno detto che il gesto irresponsabile di Trump può avere tra le conseguenze quella di coalizzare sunniti e sciiti contro ciò che noi occidentali rappresentiamo culturalmente?
“No, non credo affatto, perché la loro rivalità originale, dovuta alla discendenza del califfato, per gli sciiti di diritto dei famigliari del profeta, per i sunniti dei migliori eletti, è troppo marcata e radicale. Ma c’è un’altra rivalità legata al clero: gli sciiti hanno un clero fortissimo, che aspira ad un certo misticismo. Mentre i sunniti non hanno un forte tratto mistico e non hanno neppure un vero e proprio clero, perché gli imam sono dei giuristi. Ci faccia caso, quando si convertono dei cristiani quelli di destra diventano sciiti e quelli di sinistra diventano sunniti! Gli sciiti come Soleimani hanno una dottrina esoterica, pensi che loro credono che il 12mo imam, vissuto del ‘900 sia sospeso ancora fra cielo e terra per portare la pace sulla terra al momento giusto, tornando come inviato di Dio. Ricordo che in Iran si parla persiano e che non sono arabi pur essendo musulmani
Quasi tutti in Iran sono sciiti, tutti i pasdaran lo sono, la milizia religiosa sciita. In Iran le milizie sono di tre tipi: le forze armate regolari; i pasdaran sciiti militanti e portavoce di quella strana corrente eretica dei Velayat-e Faqih che auspica il dominio del giurisperito sulla società, ; i Basij, i cosiddetti “dannati della terra”, una struttura paramilitare, sono persone che magari fanno gli uscieri, anche donne e possono essere chiamati a combattere in qualsiasi momento…lui era un fedele fervente, di 5 figli le due femmine indossano il velo integrale come la mamma, sua moglie”.
Trump ha colpito l’Iran nel giorno sacro dei mussulmani, il venerdì, è una provocazione oppure neppure lo sapeva? Non è certo una persona che si interessa di culture diverse dalla propria, ma difficile pensare che non lo sapesse…
“Credo che lo sapesse ma che per lui fosse indifferente, l’importante era cogliere l’obiettivo. Mentre per i mussulmani non lo è. Mi ha molto colpito questa scelta. Per noi inviati di guerra era un sogno poter intervistare questo generale e stratega…”
Nel filmato reso noto dall’ “Huffpost” del momento dell’uccisione ci sono dei sottotitoli in arabo, si sospetta una collaborazione dei servizi segreti arabi?
“Non mi stupisce molto…i servizi segreti del Mossad israeliano e il Al-Mukhabarat al-Amma saudita collaborano con la CIA e con la DIA americana da sempre in funzione anti sciita. Come dicevamo in Iran sono quasi tutti sciiti”.
E noi che nel frattempo ci preoccupiamo che siano acerrimi nemici e che scoppi davvero la terza guerra mondiale!
“Beh ma noi qui siamo intenti a parlare di Rita Pavone e Rula Jebreal…