Vaccinazione Covid ai bambini, l’Iss risponde a dubbi e fake news
I bambini sono a rischio Covid? Che tipo di vaccino gli verrà somministrato? Quali sono gli effetti collaterali? L’Iss chiarisce ogni dubbio
Via alla vaccinazione anti Covid per i bambini (fascia d’età 5-11 anni). Sarà una scelta volontaria da parte dei genitori. Dunque, per rispondere tramite documentazione scientifica a ogni quesito, ma soprattutto per sfatare le fake news che circolano esclusivamente sul web, è sceso in campo l’Istituto Superiore di Sanità. L’ente ha stilato un vademecum con le principali domande a proposito del vaccino sui bimbi.
Quali sono gli effetti del Covid sui bambini?
Anche se in misura minore rispetto all’adulto, anche nell’età infantile l’infezione da Sars-CoV-2 può comportare dei rischi per la salute. Infatti circa 6 bambini su 1.000 vengono ricoverati in ospedale e circa 1 su 7.000 in terapia intensiva. Inoltre anche nei casi (e sono fortunatamente la grande maggioranza) nei quali l’infezione decorre in maniera quasi completamente asintomatica, non è possibile escludere la comparsa di complicazioni quali la sindrome infiammatoria multisistemica (una malattia rara ma grave che colpisce contemporaneamente molti organi) e quello che viene definito “long Covid“, vale a dire cioè la comparsa di effetti indesiderati a distanza di tempo.
Che tipo di vaccino viene somministrato ai bambini nella fascia 5-11 anni?
Il vaccino pediatrico approvato dall’Ema è quello di Pfizer-Biontech, che ha lo stesso principio attivo di quello per gli adulti (vaccino a mRna). Nel caso dei più piccoli, però, la dose è di circa un terzo rispetto a quella prevista per gli adulti. La vaccinazione avviene in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra.
Come preparare il bimbo prima e dopo il vaccino?
Anzitutto, secondo l’Istituto Superiore di Sanità non è raccomandato somministrare al bambini farmaci antidolorifici prima della vaccinazione per cercare di prevenire eventuali effetti collaterali. D’altra parte è indispensabile riportare al medico vaccinatore eventuali episodi di allergie avuti dal bambino e, per prevenire traumi dovuti ad un eventuale svenimento durante la vaccinazione, il bambino deve stare seduto o sdraiato. Dopo la vaccinazione verrà chiesto di attendere 15-30 minuti sotto osservazione prima di lasciare il centro vaccinale per monitorare l’eventuale comparsa di reazioni allergiche.
Quali sono i principali effetti collaterali?
Come per gli adulti, nel braccio dove è stata somministrata l’iniezione potrebbero verificarsi dolore, rossore e gonfiore. Potrebbero inoltre manifestarsi sintomi quali stanchezza, mal di testa, dolori muscolari, brividi, febbre e nausea. Tali sintomi sono generalmente di lieve entità e si risolvono nel giro di 1-2 giorni.
La fake news
Dopo aver sfatato i principali dubbi, l’Iss replica anche alle principali fake news che perlopiù circolano sui social attorno alla vaccinazione anti Covid dei bambini.
I bambini non si ammalano di Covid e non rischiano la morte
Sostenere che i bambini non si ammalino di Covid e se si ammalano non muoiono, anzi, manifestano sintomi lievi e hanno bassa capacità di trasmettere il virus è un’affermazione infondata. Dall’inizio dell’epidemia infatti, nella fascia 6-11 anni sono stati registrati oltre 263mila i casi, 1.453 ricoveri in reparti ordinari, 36 ricoveri in Terapia Intensiva e 9 decessi (dati all’1 dicembre 2021). Nelle ultime settimane il numero di contagi in questa fascia di età è nettamente in crescita. Ma il vaccino si è mostrato efficace nel ridurre di circa il 91% il rischio di infezione. Nel beneficio di una vaccinazione si deve inoltre considerare non soltanto la protezione dalla malattia, ma anche la possibilità di frequentare con una maggiore sicurezza la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi, fondamentali per lo sviluppo.
Il vaccino espone i bambini a rischi di effetti avversi che senza vaccino non avrebbero
L’Ema ha concluso che, in realtà, il rapporto tra benefici e rischi è positivo anche per la fascia d’età 5-11 anni. Come per tutti i farmaci e i vaccini anche quelli messi a punto contro il Covid presentano un rischio di effetti collaterali. La sicurezza dei vaccini anti Covid è monitorata continuamente dalle agenzie regolatorie di tutto il mondo, e anche per le fasce più giovani il rischio di eventi avversi gravi è risultato molto raro. Il rischio di eventi avversi deve essere confrontato con quello di incorrere nelle conseguenze dell’infezione, ed è su questa base che viene calcolato il rapporto rischi-benefici da parte delle agenzie regolatorie.
Il programma di sviluppo clinico dei vaccini non è affidabile
C’è chi sostiene che il numero di bambini che hanno partecipato al programma di sviluppo clinico dei vaccini sia troppo basso per rilevare rischi di miocardite associata a vaccinazione. In realtà le informazioni oggi disponibili riguardano non solo i 3.000 bambini che hanno partecipato alla sperimentazione, ma anche i primi dati raccolti negli oltre 3 milioni di 5-11enni già vaccinati negli Usa. I soggetti giovani sono esposti al rischio aumentato di miocardite e pericardite, che rimane però estremamente basso (50 casi per milione dopo due dosi). Inoltre, tali manifestazioni hanno avuto prevalentemente un decorso benigno. Nei bambini più piccoli, invece, si osserva un minore rischio di sviluppare queste patologie e i test non hanno segnalato casi. La sicurezza del vaccino sarà comunque mantenuta sotto monitoraggio da parte delle agenzie del mondo.
I vaccini producono processi infiammatori
A circolare anche la tesi per cui i vaccini determino processi infiammatori che provocano cambiamenti nel sangue dei più piccoli. È falso. Non esiste alcuno studio che ha dimostrato una correlazione tra il vaccino e questo tipo di problemi.
I vaccini indeboliscono il sistema immunitario
Tale affermazione si fonda sul presupposto per cui il sistema immunitario ancora non sia sviluppato dei bambini. In realtà il sistema immunitario dei bambini è “programmato” per reagire a possibili pericoli già dalla nascita. Il vaccino anti Covid, così come gli altri, “insegna” al sistema immunitario a riconoscere l’agente infettivo prima dell’effettiva esposizione, contribuendo così a rafforzarlo.