Vendita patrimonio Roma Capitale, beni all’asta entro l’estate
Presentata oggi la delibera 88/2013. La Lista Marchini si oppone
Al via la vendita di 571 immobili comunali, tra abitazioni, locali commerciali, magazzini e cantine, che verranno messi all'asta per un valore complessivo stimato in oltre 308 milioni di euro. A presentare ufficialmente in Campidoglio la delibera 88/2013 che autorizza l'alienazione di una parte del patrimonio immobiliare di proprietà del Comune di Roma Capitale, sono stati il sindaco di Roma, Ignazio Marino, l'assessore al Patrimonio, Alessandra Cattoi e il presidente della commissione capitolina Patrimonio, Pierpaolo Pedetti.
Il provvedimento approderà in Assemblea capitolina nella seduta di martedì: l’obiettivo dell’amministrazione è quello di procedere alla vendita entro l'estate. All'asta andranno quasi 600 immobili dislocati nei diversi municipi di Roma (e alcuni anche fuori dal territorio comunale), in particolar modo nella prima cintura urbana e nel Centro storico: si tratta di 294 beni residenziali, 164 non residenziali e 113 misti. La vendita del patrimonio, dalla quale sono state escluse le botteghe storiche, avverrà tramite una procedura a evidenza pubblica con diritto di prelazione e di acquisto agevolato del 30% a chi abita da almeno 5 anni in un appartamento, prevedendo un diritto di acquisto a costo agevolato per immobili occupati con regolare contratto di affitto e un divieto di rivendita dell’immobile per 5 anni come misura anti-speculazione.
“Entro l’estate potremo iniziare a vendere. Si tratta di un lavoro complesso che ho ereditato dal precedente assessore Nieri, un atto di trasparenza, equità e concretezza che cancella i privilegi salvaguardando le fasce deboli e riattivando gli investimenti in opere pubbliche” – ha spiegato Cattoi, sottolineando che “gli immobili posti in vendita sono edifici che non hanno alcun valore strategico per l’amministrazione e i fondi ricavati saranno restituiti alla città in termini di servizi e investimenti pubblici, a partire dall''edilizia residenziale pubblica e opere di manutenzione urbana”.
La delibera contiene diverse misure per la “tutela delle fasce sociali deboli – ha detto Cattoi – Sarà garantita la permanenza negli alloggi a quei nuclei familiari che dispongono di un reddito annuo inferiore a 28mila euro e che non intendono avvalersi dell’opzione di acquisto”. Ai nuclei familiari che non intendono o non hanno la possibilità di acquistare l’abitazione e che dispongono di un reddito annuo inferiore a 42mila euro (aumentato di 3mila euro in presenza di un portatore di handicap grave) verrà proposta invece, prima che l’immobile sia posto in vendita, la sottoscrizione di un nuovo contratto con garanzia di permanenza di altri 5 anni. Prevista inoltre una forma di tutela nei confronti dei locatari che hanno più di 75 anni, ai quali verrà riconosciuto il diritto di acquisire l’usufrutto dell’immobile in opzione, procedendo alla dismissione della sola nuda proprietà tramite procedura a evidenza pubblica.
Per il sindaco “si tratta di un lavoro intenso durato un anno per arrivare a un elenco molto articolato, un lavoro di grande trasparenza”. Come ha sottolineato il primo cittadino, “noi non pensiamo che la priorità di un Comune sia quella di smaltire rifiuti in Senegal o mantenere centri per la macellazione delle carni, e quindi abbiamo scelto gli immobili non con l’idea di dismissione, bensì di alienazione di edifici che di fatto non sono strumentali all’attività del Comune, in modo da portare risorse ai romani e alle romane. Stiamo compiendo un’operazione estremamente importante e sono sicuro che, con la leadership di Valeria Baglio, in poco tempo arriveremo all’approvazione della delibera in Assemblea capitolina”.
Questo lavoro, ha chiosato Pedetti, “rappresenta uno degli obiettivi fondamentali di questa amministrazione, dall'impegno preso con il piano di rientro al liberarci di un patrimonio che non è più strumentale per l’amministrazione. Non ha nessun senso che nel 2015 un’amministrazione comunale sia proprietaria, per esempio, di appartamenti a Fontana di Trevi”. “Dobbiamo liberarci di questo patrimonio non strategico perché abbiamo bisogno di risorse per far funzionare i servizi dei cittadini, e quindi questa è un’operazione di grandissima portata anche sociale, visto che porterà a nuove opere pubbliche. Successivamente – ha concluso il presidente della commissione Patrimonio – ci sarà una seconda parte di valorizzazione di patrimonio che riguarderà le grandi strutture come i depositi Atac che nei prossimi mesi cercheremo di valorizzare”.
Meno soddisfazione, invece, si legge nelle parole di Alessandro Onorato, consigliere comunale e capogruppo Lista Civica Marchini in Campidoglio. “Da via del Colosseo a largo Corrado Ricci fino a Piazza di Trevi, il Comune di Roma sta per vendere 571 immobili di pregio, stimati per un valore di oltre 300 milioni di euro” – spiega – “E noi consiglieri non possiamo ancora vedere né le stime né la regolarità dei titoli degli occupanti dei beni. Come facciamo a svolgere il nostro ruolo di indirizzo e controllo? A chi dobbiamo rivolgerci per avere tutte le informazioni prima del tentativo di svendita del patrimonio pubblico, forse alla Procura?” – si chiede.
Onorato, inoltre, critica il fatto che “la Giunta Marino svende gli immobili di pregio del Comune e poi paga milioni di euro di fitti passivi per gli uffici capitolini. Vorrei capire come fa l'assessore Cattoi a sostenere che 600 tra case, negozi e terreni, per la maggior parte centralissimi, non siano strumentali? Che senso ha svendere i 'gioielli di famiglia' in un momento in cui il mercato è ai minimi storici? Non era meglio affittare i beni a prezzi di mercato e investire il ricavato per la città?” – si chiede ancora, tornando di nuovo a criticare il fatto che – “Noi consiglieri ancora non siamo riusciti a ottenere né le stime né la regolarità dei titoli degli occupanti dei beni. Altro che operazione trasparente!”. “Ci batteremo con tutte le forze – promette infine Onorato – perché non si svenda una ricchezza che appartiene a tutti i cittadini romani per comprare un po' di tempo prima del fallimento”.