Verbali desecretati, oltre a Speranza finisce nella bufera anche Di Maio
I rapporti della task force anti-Covid confermano l’inadeguatezza del piano pandemico. E il grillino, pur conscio della penuria di mascherine, ne regalò 2 tonnellate alla Cina
Com’era ampiamente prevedibile, la divulgazione dei verbali desecretati dell’originaria task force contro il SARS-CoV-2 hanno creato un putiferio. Soprattutto dalle parti del Ministero della Sanità e del suo titolare, il nomen omen Roberto Speranza. Meno scontato era che la bufera non si limitasse a un solo bersaglio, finendo per investire un altro membro dell’esecutivo quale Luigi Di Maio.
Le polemiche sui verbali desecretati
Come avevamo anticipato, Lungotevere Ripa ha dovuto pubblicare – obtorto collo – i resoconti delle riunioni anti-Covid svoltesi tra il 22 gennaio e il 21 febbraio 2020. Il mese in cui venne messa a punto la strategia per combattere il coronavirus – ma durante il quale gli stessi esperti navigavano a vista.
Lo confermano gli stessi verbali desecretati, che indicano tra l’altro come, a inizio febbraio, l’Istituto Superiore di Sanità ritenesse la patologia circoscritta alla Cina. «Oggi in Italia non c’è circolazione del virus» sosteneva infatti (erroneamente, come si è visto) l’ente guidato dall’attuale portavoce del Cts Silvio Brusaferro.
Il peccato originale, però, è un altro. E anche di questo testimonia la documentazione diffusa dopo che il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di Galeazzo Bignami, deputato di FdI.
Il 15 febbraio, infatti, Francesco Paolo Maraglino, DG della Prevenzione sanitaria del Dicastero della Salute, sollevava per primo l’ormai celeberrima questione del piano pandemico obsoleto. Evidenziando «la necessità di procedere ad un aggiornamento del Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale, risalente al 2009». E che, en passant, è da mesi oggetto di un’indagine condotta dalla Procura di Bergamo, che sembrerebbe avviarsi verso la conclusione.
Bufera (anche) su Di Maio
Come detto, però, le polemiche si estendono ben oltre il segretario di Articolo Uno, arrivando a lambire il Ministero degli Esteri. Curiosamente per un’altra vexata quaestio – quella relativa alle mascherine che Giggino regalò al Paese del Dragone, salvo ricomprarle dopo due mesi al doppio del prezzo.
I verbali desecretati hanno svelato che l’allora segretario generale del Ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, aveva lanciato l’allarme sulla penuria di dispositivi medici. A partire dal 29 gennaio e, a più riprese, fino al 12 febbraio, cioè tre giorni prima che partisse il volo umanitario organizzato dalla Farnesina.
A non voler pensare male, si potrebbe anche derubricare il tutto a un deficit di comunicazione tra il Ministro libero e uguale e quello grillino. Per quanto, stando al Divo Giulio Andreotti, non è così che spesso ci si azzecca.