Viganò v’ingannò: come porta fuori strada i fedeli proteggendo Bergoglio
Ma tutto ciò non rimarrà impunito quando il prossimo vero papa succederà a Benedetto XVI. L’importante è non ascoltare le inutili e fuorvianti ciaccole di Viganò
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Bergoglio e Viganò
In tanti ritengono che Carlo Maria Viganò sia un efficace baluardo contro Bergoglio e, sedotti dal fascino della porpora, vedono in lui un affidabile punto di riferimento.
Analisi del suo ultimo intervento: un capolavoro di gatekeeping
Chi scrive, fin dal 2020 ha sostenuto pubblicamente l’allora Mons. Viganò, inviandogli alcune centinaia di articoli, oltre a lettere pubbliche e private, per tentare di convincerlo dell’ovvia realtà della sede impedita, il geniale congegno anti usurpazione messo in opera da Benedetto XVI. Non c’è stato niente da fare: dominato da una ostinazione tanto superba quanto sospetta, Viganò non ha mai smentito la ricostruzione della sede impedita, frutto di quattro anni di studi con l’apporto di stimati latinisti, giuristi e storici della Chiesa, ma l’ha cassata come un romanzetto.
Inoltre, assolutamente inspiegabile come Viganò si sia lanciato in affermazioni talmente imprudenti e non provate da risultare auto screditanti (“la moglie di Obama è un uomo e quella di Macron un travestito”) riuscendo perfino a dare dell’eretico a papa Benedetto XVI. I sospetti si sono ulteriormente consolidati quando, nel luglio 2024, Viganò ha ammesso candidamente col vaticanista americano Taylor Marhsall, che la rinuncia di Benedetto XVI “è certamente invalida”. E allora perché non utilizza tale rinuncia invalida per delegittimare a piena ragione Bergoglio, come previsto dalla costituzione Universi Dominici Gregis?
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Volendo escludere qualsiasi ragione legata all’età, resta sul terreno solo il verosimile scenario di un patto di non belligeranza stretto in modo tacito o esplicito con l’antipapa Francesco.
Ecco la strategia
Del resto, essi traggono reciproco vantaggio l’uno dall’altro: Bergoglio si libera dei pochi credenti ortodossi ancora rimasti che Viganò porta fuori, in una chiesa scismatica. Da parte sua, l’ex arcivescovo raccoglie le offerte degli stessi fedeli con la sua fondazione.
L’ultimo intervento di Viganò dimostra ancora una volta questa precisa strategia da gatekeeper, ovvero da pilota del dissenso controllato: l’ex nunzio apostolico negli Usa stimola il risentimento emotivo e la “pancia” dei fedeli tradizionalisti contro Bergoglio evitando in modo chirurgico gli unici argomenti funzionali a ottenere quello che afferma di ricercare: evitare l’elezione di un altro modernista sul soglio di Pietro.
Commentiamo passo passo l’articolo di Viganò intitolato “Impedire che la gerarchia progressista assicuri un successore di Bergoglio”.
“Le notizie contraddittorie sullo stato di salute di Jorge Mario Bergoglio gettano ombre inquietanti sulla gestione della comunicazione vaticana. C’è chi ritiene che “il Papa sia già deceduto” e che lo si tenga nascosto. È evidente che il Vaticano e la deep church bergogliana sono nel panico e faranno di tutto per raccogliere i consensi dei Cardinali intorno a qualche nome che porti avanti la rivoluzione bergogliana. C’è chi ha tutto l’interesse a seppellire, con quelli di Bergoglio, anche i propri crimini, mentre negli Stati Uniti è in atto uno scontro frontale dell’Episcopato contro l’Amministrazione Trump, dopo che lo scandalo sui fondi dell’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha fatto emergere le complicità della Chiesa Cattolica nel business dell’immigrazione.
Occorre impedire che gerarchia progressista possa assicurare un successore a Bergoglio, ossia un altro usurpatore sul Soglio di Pietro che sia l’erede e il continuatore del precedente”.
Il munus petrinum del prossimo Papa
Viganò sembra non capire che non è una questione politica, tipo “non devono vincere i progressisti”. La questione è, invece, di natura sacra, ovvero il prossimo deve essere un legittimo papa dotato di munus petrinum, l’incarico, l’ufficio, l’investitura di origine divina. Quello è il “sigillo di garanzia” della infallibilità del Papa e della speciale grazia di stato garantitagli dallo Spirito Santo. Viganò sposta abilmente la questione dal piano dinastico-sacrale al piano politico.
“Prima di piantare l’ultimo chiodo sulla bara di Bergoglio è dunque indispensabile e indifferibile che venga fatta luce sull’usurpazione da lui perpetrata e sull’occupazione della Chiesa Cattolica da parte di una gerarchia corrotta e traditrice, il cui unico scopo è di distruggerla dall’interno”.
Usurpazione? Di cosa sta parlando? Se Bergoglio fosse stato eletto da un legittimo conclave sarebbe papa a tutti gli effetti. L’usurpazione c’è stata, ma solo per la non-abdicazione di Benedetto XVI e la sua sede impedita, che ha reso il conclave del 2013 nullo e invalido. Ma anche questo argomento viene accuratamente evitato da Viganò.
La mafia di San Gallo
“Le manovre della Mafia di San Gallo con la Sinistra ultraprogressista; i crimini rimasti impuniti di Theodore McCarrick; il suo ruolo in seno alle Amministrazioni Dem; l’influenza che questi ha esercitato nelle nomine dei suoi “eredi” – tutti omosessuali e corrotti – designati a ricoprire posti chiave in America e in Vaticano; l’operato di McCarrick con il regime comunista cinese nella stipula dell’Accordo Segreto; il ruolo dei Gesuiti nella promozione dell’agenda globalista; le scandalose coperture da parte di Bergoglio di abusatori e pervertiti notori.
L’insabbiamento del dossier sulla rete di corruzione in Vaticano, consegnato dal Papa Emerito Benedetto XVI a Bergoglio nell’aprile del 2013 e rimasto senza seguito; il ruolo di Bergoglio nel crimine perpetrato ai danni dell’umanità con la “pandemia Covid” e l’imposizione dei vaccini; il cinico sfruttamento dei migranti clandestini finalizzato alla distruzione del tessuto sociale dell’Occidente: tutto questo ed altro ancora conferma che la chiesa bergogliana è non solo complice del piano eversivo del World Economic Forum ma protagonista di primo piano. Su tutte queste vicende i fedeli hanno il diritto di sapere quale sia la verità”.
Se prima della morte di Bergoglio si dovesse fare luce su tutti i fatti sciorinati da Viganò senza addurre la minima documentazione, l’antipapa dovrebbe vivere altri 10 anni. Soprattutto, quand’anche si appurassero tutte le (pur verosimili) responsabilità elencate da Viganò, Bergoglio rimarrebbe comunque un legittimissimo papa, e legittimi tutti i cardinali nominati da lui. Infatti, riprendendo la costituzione di Pio XII Vacantis Apostolicae Sedis, Giovanni Paolo II con la successiva, la Universi Dominici Gregis, stabiliva all’art.35: “Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto al n. 40 di questa Costituzione”.
La legittimità del conclave
Quindi, anche se si scoprisse che Bergoglio è un criminale incallito, questo non inficerebbe minimamente una sua legittima elezione a pontefice. Egli infatti, nel 2013 era un cardinale elettore in piena regola, nominato tale da Giovanni Paolo II e, in un legittimo conclave egli sarebbe stato regolarmente eletto e per nessun motivo avrebbe potuto essere escluso dall’elezione. Il punto è, ripetiamo, che il conclave 2013 era illegittimo per la non-abdicazione di Benedetto XVI.
“Dopo anni di menzogne, di dissimulazioni e di silenzi è necessario prendere atto della frode di Jorge Mario Bergoglio e sottoporlo a processo, ripristinando la verità e la giustizia”.
Di quale frode parla Viganò? Non specifica. Piuttosto, per il processo invocato, chi scrive ha già depositato presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano un’istanza in 100 pagine il 6 giugno 2024, debitamente protocollata, seguita da una integrazione il 13 febbraio 2025. Queste istanze parlano proprio della frode, cioè della falsificazione della Declaratio di Benedetto XVI e dell’usurpazione del papato.
Ma Viganò fa finta di non saperne niente e, anzi, dato che egli fu chiamato a processo pochi giorni dopo il deposito dell’istanza (guarda caso) avrebbe potuto sfruttare il risalto mediatico del momento per sottolineare che, esattamente in quei giorni era stata depositata un’istanza proprio per processare Bergoglio. E invece ha preferito chiacchierare di “sette conciliari”, di papi eretici e altre faccende del tutto inutili.
I papi eretici
“Lo esigono le vittime delle sue rappresaglie, dei suoi atti intimidatori, della sua connivenza ai crimini dei suoi mandanti e dei suoi protetti. Si impongono indagini sulla sua vita passata, sui delitti commessi in Argentina (ragione per cui non ha mai compiuto un viaggio nel suo Paese natale) e sulle torbide vicende che vedrebbero Jorge Mario Bergoglio responsabile di abusi sessuali su giovani gesuiti, ai tempi in cui egli era Maestro dei Novizi in Argentina. Si deve chiarire se Tomas Ricardo Arizaga (detto Tomasito), deceduto il 20 luglio 2014 all’età di 11 anni, cremato e sepolto nel 2019 al Cimitero Teutonico in Vaticano dopo averlo privato dei denti, è realmente figlio di Bergoglio, come si vocifera da troppo tempo e come molteplici elementi lasciano pensare”.
Anche qui, tutti pettegolezzi, peraltro gravissimi, sui quali Viganò non produce uno straccio di prova. Di papi con figli ne abbiamo avuti a iosa, si ricordi Alessandro VI, padre di Cesare Borgia, detto il Valentino. Peraltro Alessandro VI, per quanto peccatore a livello personale, fu un grandissimo papa, autore della seconda parte dell’Ave Maria che oggi tutti i fedeli recitano. Questo a riprova del fatto che dei peccati dei papi non importa niente a nessuno: ciò che conta è solo il loro ruolo di custodi della fede. Stupisce molto che un presunto tradizionalista – che dovrebbe conoscere la storia della Chiesa – non lo sappia.
“Un’alleanza criminale internazionale ha unito forze eversive per eliminare Benedetto XVI, costringendolo alle dimissioni e sostituendolo con un emissario del globalismo”.
Furbescamente, Viganò comincia a parlare di “eliminazione” di Ratzinger, ma senza chiarire se intende eliminazione politica o fisica. Chi scrive ha scoperto e denunciato un tentativo di avvelenamento con psicofarmaci subìto da Benedetto XVI il 26 marzo a Cuba. Tutto è stato depositato in Tribunale, ma ovviamente Viganò fa finta di ignorare la questione che pure ha tenuto banco fino a coinvolgere migliaia di firmatari per diverse petizioni.
“Lo ha ammesso lo stesso card. Danneels, riferendosi alla Mafia di San Gallo; lo ha ribadito McCarrick parlando alla Villanova University l’11 ottobre 2013; lo progettava la presidente e fondatrice di Voices of progress – un gruppo di pressione che si occupa di cambiamenti climatici, migrazione e altre tematiche woke – discutendone con John Podesta (capo della campagna elettorale di Hillary Clinton), nelle mail diffuse da Wikileaks (qui). La “primavera cattolica” si è avvalsa di Jorge Mario Bergoglio, un personaggio corrotto e manovrabile, imposto fraudolentemente come papa”.
Tutto questo è sicuramente verosimile, ma ancora una volta, non farebbe decadere Bergoglio come pontefice.
“Chiediamo alle Autorità degli Stati Uniti d’America e dell’Argentina di fornire i documenti e le prove su questi fatti. Ciò comproverà che Jorge Mario Bergoglio non è mai stato Papa della Chiesa Cattolica: nulli sono tutti i suoi atti di governo e di magistero, nulle sono tutte le sue nomine, ivi comprese quelle dei Cardinali che dovranno eleggere il suo successore”.
Assolutamente no. I peccati, la perversione morale, le colpe e i crimini di Bergoglio eventualmente dimostrati, in alcun modo potrebbero annullare i suoi atti di governo e magistero, le sue nomine etc. Solo la santità e il genio di Benedetto XVI possono fare questo, con la sua sede impedita che ha reso nullo da principio il conclave del 2013.
“È ora di affrontare la verità con coraggio, perché la liberazione della Chiesa Cattolica da eversori che la occupano da troppo tempo per distruggerla sia radicale ed autentica, e i complici della frode – che sono tuttora in Vaticano e sopravvivranno a Bergoglio – siano scoperti e processati, prima che la loro azione criminale distrugga le prove dei crimini che hanno commesso”.
La verità, i documenti, le prove canoniche sono state sottoposte a Viganò fin dal 2021, in modo massiccio, con l’invio di centinaia di articoli, del libro Codice Ratzinger, lettere pubbliche e privati, richieste di udienza, appelli filiali. Viganò l’ha sempre rifiutata, non l’ha mai smentita, se non con espressioni ridicolmente sprezzanti su presunti “romanzi alla Dan Brown”.
Viganò ha inoltre ammesso pubblicamente in un’intervista del luglio 2024 a Taylor Marshall che “la rinuncia di Benedetto XVI è certamente invalida”, e questo perché secondo lui Benedetto era eretico, modernista ed hegeliano.
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Quand’anche si volesse prendere per buona questa barzelletta blasfema, di un papa Benedetto che si sbaglia a scrivere la rinuncia per una sua concezione sbagliata del papato, ugualmente l’atto rimane nullo e quindi può essere utilizzato per far riconoscere nullo il papato di Francesco a norma degli artt. 76 e 77 della Universi Dominici Gregis. Ma Viganò non lo fa. Perché?
O per una patologica superbia e ostinazione, o per una forma di analfabetismo funzionale canonico imperdonabile per un prelato della sua esperienza, oppure semplicemente perché ha fatto un patto con Bergoglio, tacito o esplicito secondo il quale Viganò può dire le cose più atroci su Bergoglio ma assolutamente non deve mai citare la sede impedita e la Universi Dominici Gregis.
Ma tutto ciò non rimarrà impunito quando il prossimo vero papa succederà a Benedetto XVI. L’importante, per adesso, è non ascoltare minimamente le inutili e fuorvianti ciaccole di Viganò, prodotte appositamente per inertizzare l’efficace reazione del clero e dei fedeli a norma del diritto canonico.
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