Vigilessa “troppo bella per essere assunta”, denunciato il Comune di Cesena
Secondo le accuse la donna si sarebbe sentita dire “che con il sorriso non avrebbe ottenuto gratificazione dagli utenti, alludendo, che sarebbe stato meglio dedicarsi ad altre attività a lei più consone”
Accade anche questo, che un giudice del lavoro dovrà stabilire se davvero la giovane è stata allontanata dal lavoro il suo aspetto fisico. Una vera discriminazione se i fatti fossero provati. La storia, dai tratti grotteschi è stata pubblicata stamattina dal Resto del Carlino.
La storia
Una ragazza di Cesena di 27 anni ha fatto causa al suo stesso comune per una presunta discriminazione. La vicenda arriverà quindi davanti ai giudici del tribunale del lavoro di Forlì, cui la ragazza chiederà di essere reintegrata nella sua mansione di agente della polizia locale.
La ragazza ha vinto il concorso/bando per il corpo dei vigili urbani, classificandosi al terzo posto. Assunta insieme ad altri sette colleghi, secondo la commissione presieduta dal comandante della polizia locale “non aveva raggiunto le competenze tecniche necessarie per svolgere il servizio in autonomia”. Evidenziava infatti delle lacune, si legge nel verbale della commissione, “con errori di sostanza con riferimento all’intera struttura della legge di depenalizzazione”.
Adesso la giovane donna chiede di trasformare il suo contratto di formazione e lavoro della durata di un anno in indeterminato. Eliminando gli effetti della «gravissima discriminazione» di genere che avrebbe subito secondo il suo avvocato Matteo Pavanetto.
Ma se ufficialmente non era abbastanza preparata per poter essere assunta come agente, le accuse che muove la donna sono diverse.
“Al termine della prova – continua l’avvocato – il comandante le avrebbe comunicato che a suo parere, data la sua avvenenza, subiva il fascino della divisa, che con il sorriso non avrebbe ottenuto gratificazione dagli utenti. Alludendo, de facto, che sarebbe stato meglio dedicarsi ad altre attività a lei più consone”.
Meglio fare la modella che la vigilessa insomma. “Una battuta salace cui la signora vigilessa – continua il legale – rispondeva da parte sua zittendo il comandante, comunicandogli che il lavoro per il quale ha studiato è quello dell’agente di polizia locale e non di modella”.
Per sapere chi ha ragione non resta che attendere la sentenza del giudice.