Virus cinese, il virologo:”Visitati a Fiumicino i passeggeri in arrivo da Wuhan”
Abbiamo parlato con l’epidemiologo Rezza e il giornalista Ranucci: “Report denunciò anche i batteri resistenti agli antibiotici”
La Cina ha confermato la trasmissione di questo misterioso virus da uomo a uomo, dichiarazione scientifica che suona come una sentenza spaventosa. Alcune stime parlano di 1700 persone colpite, e 4 decessi. Questa mattina la notizia di un primo caso in Australia. Il coronavirus, provoca una malattia che appare simile alla polmonite ma geneticamente somiglia alla Sars (anch’essa proveniente dalla Cina, nel 2002). L’Oms ha convocato una riunione d’emergenza. Il ministero raccomanda di posticipare i viaggi in questa località che non siano assolutamente necessari. Abbiamo chiesto al professor Giovanni Rezza, medico e dirigente di Ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità ed epidemiologo:
Di che tipo di virus si tratta?
“Coronavirus è un nome dovuto ad una sorta di coroncina con cui si presenta il virus, quindi alla sua anatomia microscopica. Si tratta di un virus che passa dall’animale all’uomo e una volta arrivato all’uomo si trasmette per mezzo di contatti stretti come avviene in coppia, in famiglia, o negli ospedali se non si prendono le giuste precauzioni. Per ora il virus non desta preoccupazioni concrete in Italia, se dovesse esservi un contagio la persona verrebbe immediatamente isolata e le persone che sono venute in contatto con essa sottoposti a quarantena”.
In Italia abbiamo adottato misure preventive contro questa eventualità?
“Sì, ci sono tre voli a settimana che provengono da Wuhan e ai passeggeri si controlla se hanno febbre e nel caso in cui la abbiano vengono inviati allo Spallanzani di Roma. Queste persone vengono informate che laddove dovessero avvertire sintomi influenzali devono contattare il centro anti infettivo dello Spallanzani o altri ospedali. Ricordo che la terapia antibiotica è efficace contro i batteri mentre conto i virus ci sono altri tipi di terapie”.
Cosa possiamo fare?
“Certamente sono utili le buone norme igieniche di lavare con cura le mani dopo essere stati in luoghi pubblici e affollati. In ogni caso non si trasmette per via aerea ma occorrono almeno delle tracce di saliva o altri liquidi corporei”.
Il focolaio sembra essere stato il mercato del pesce di Wuhan. Anche se in questo caso si tratta di una diffusione di virus e non di batteri, abbiamo pensato alla puntata di Report del 16 dicembre “Muto come un pesce” che ci aveva portato negli allevamenti ittici intensivi dove i pesci sono tenuti in migliaia in vasche piccolissime. Lì, a strettissimo contatto e debilitati da cibo inadatto e a scarso contenuto proteico, si urtano, si feriscono e trasmettono infezioni, che continuano a circolare, vengono allora riempiti di antibiotici, che le indeboliscono ancora di più mentre fortificano i batteri che le attaccano. Sigfrido Ranucci autore e conduttore di Report ci ha detto:
“Anche se in questo caso si tratta di un viru e non di un batterio vorrei ricordare cosa portò alla luce l’inchiesta di Report.
Il consumo di pesce è in aumento nel mondo, un pesce su due proviene da allevamenti, il rischio che si possano creare dei batterio resistenti agli antibiotici e che possano essere veicolo di batteri resistenti agli antibiotici, è a mio avviso e un rischio reale. Inoltre non c’è un monitoraggio da parte della commissione europea, a differenza degli allevamenti di terra ma non quelli di approvvigionamento ittico. I batteri resistenti agli antibiotici sono e saranno l’emergenza più grande e grave a livello mondiale, dato che fanno già 700mila morti l’anno al mondo, diecimila e oltre in Italia. Sono dati importanti e anche allarmanti. Occorre fare attenzione all’uso di antibiotici e a dove vengono lavorati e anche smaltiti. In New Delhi hanno lavorato in modo non corretto dei medicinali, e si è creata una sacca, una sorta di micro habitat dove sono sopravvissuti dei microrganismi che si sono resi più forti di questi antibiotici e che hanno causato almeno un morto in Toscana e in Liguria”.
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