Virus, il vaccino abbatte la trasmissione da chi si infetta da immunizzato
L’antidoto non riduce solo ospedalizzazioni e decessi, ma anche la carica virale: il che significa che, nei casi (rari) in cui ci si ammala, la diffusione del contagio è minima
Il vaccino anti-Covid abbatte la trasmissione del virus da chi si ammala pur essendo immunizzato. Si tratta di casi rari, in cui comunque «il coronavirus si ridurrebbe a un’influenza, seppur forte», come aveva sottolineato Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni.
In effetti, finora molti studi si erano concentrati sull’efficacia dei sieri nel diminuire ospedalizzazioni e decessi. Ora, però, per la prima volta due ricerche hanno analizzato la diffusione del contagio, riscontrando forti differenze dovute all’eventuale profilassi.
La prima, svolta in Israele, ha rilevato che la carica virale in chi si infetta da vaccinato è 3-4 volte inferiore rispetto a quella dei non vaccinati. La seconda, eseguita nel Regno Unito, ha scoperto che i vaccinati positivi si negativizzano con una settimana di anticipo rispetto ai non vaccinati.
Combinando questi due risultati, ci sono buone notizie per noi – e pessime per il SARS-CoV-2. Era infatti già noto che pazienti con bassa carica virale trasmettono il virus a un minor numero di persone. Adesso si è appurato anche che il decorso della patologia è molto più rapido se la si contrae dopo la somministrazione dell’antidoto. E tempi più brevi significano anche minori possibilità di diventare veicoli di infezione. Dati che dovrebbero essere presi in seria considerazione, soprattutto negli Usa.
La querelle sui “livelli del virus”
«Il livello di virus nei vaccinati che si infettano, un evento più raro che può verificarsi, è esattamente lo stesso rispetto al livello di virus nelle persone non vaccinate». Nei giorni scorsi i media nostrani hanno rilanciato questa dichiarazione, attribuita all’immunologo della Casa Bianca Anthony Fauci con particolare riferimento alla variante Delta.
Giova ricordare che di recente i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani hanno deciso di raccomandare nuovamente le mascherine al chiuso anche ai vaccinati. E la colpa è proprio della mutazione indiana, che può indurre una carica virale 1.000 volte superiore rispetto al ceppo originario.
La miscela perfetta per scatenare una ridda di polemiche. Come quella di Alberto Zangrillo, primario di Terapia intensiva presso il San Raffaele di Milano, che ha attaccato frontalmente l’esperto d’Oltreoceano. Ricordandogli che «il tema fondamentale è il rischio, ben differente tra vaccinati e non, di finire in ospedale».
Vero, ma il fatto è che lo scienziato statunitense non ha mai pronunciato le suddette parole. Limitandosi piuttosto a confermare che tutti gli ammalati possono contagiare altre persone: e vale anche per i vaccinati, anche se «questo è un evento insolito».
Va da sé che c’è una bella differenza. Più o meno la stessa che intercorre tra cautela e allarmismo, nonostante le buone notizie che continuano ad arrivare dalla scienza.