Vita da Sommelier, presidente Ais Lazio Francesco Guercilena: “Diventi comunicatore e guadagni bene”
Il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier: “Non più turni stressanti, le aziende puntano al benessere dei dipendenti”
Competenze organizzative, manageriali, comunicative. Una grande passione e sensibilità che serve per essere in grado di consigliare al cliente il giusto abbinamento. Questo è molto altro. In una parola? Sommelier.
Una vera e propria missione, indicata a quanti non soltanto nutrano una forte passione nei confronti del mondo del vino e dell’enogastronomia. Ma anche per quanti amino stare tra la gente, scoprendo affinità e possibilità. Il concetto del wine and food ormai fa parte indissolubilmente delle nostre giornate, della nostra vita, scandendo una serie di abitudini sempre più nuove.
Come rinnovata è la figura del sommelier, un tempo addetto ai viveri poi cantiniere. Ora una figura rinnovata, fresca, figlia dell’era contemporanea sempre pronta a nuovi stimoli, volta a inediti orizzonti.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Francesco Guercilena, Presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Lazio, per comprendere quanto questa figura si sia arricchita nel tempo. Una figura poliedrica, versatile, arricchita. Come un autentico cultore del vino, sempre in linea con le esigenze dell’era moderna deve saper fare.
Presidente, cosa significa e come si diventa sommelier?
“Oggi si diventa sommelier attraverso il corso di Associazione Italiana Sommelier. E’ un corso che AIS porta avanti da oltre cinquant’anni. Il primo fu tenuto a Milano a fine anni sessanta. Il corso si articola su tre livelli e, alla fine di un esame scritto e pratico, si acquisisce la qualifica di sommelier. Lo si segua per passione o per lavoro, noi cerchiamo di garantire un alto livello. Le tematiche affrontate sono diverse per ciascun livello. Nel primo si apprende la tecnica di degustazione del vino, di produzione, in riferimento alla qualità del vino. Poi ci sono lezioni che riguardano il servizio, altre che riguardano altri prodotti come il mondo della birra o altri distillati. E’ prevista una visita in un’azienda vinicola. Il secondo livello è molto bello perché approfondisce le regioni italiani e le maggiori zone di produzione vinicola del mondo. Il terzo livello è il punto di abbinamento cibo-vino. Questa è un po’ la struttura del corso”.
Oggi c’è tutto un mondo, direi quasi una letteratura legata all’enologia. E’ un’esperienza elitaria o accessibile a tutti?
“E’ disponibile a tutti, certo. Anzi, negli anni i nostri studenti sono sempre più giovani. Noi abbiamo una fascia d’età che va tra i 25 e i 45 anni. Oggi sempre più giovani si affacciano al mondo del vino, della sommelierie. Per far sì che questa diventi una professione“.
Spesso si sente dire che è una professione che comporta turni massacranti e pochissimo tempo libero. E’ vero?
“Oggi la figura del sommelier non è semplicemente legata al mondo della ristorazione. Il sommelier nasce nell’alta ristorazione. E non è solo colui che sceglie la carta dei vini, che consiglia il cliente. E’ tanto altro. Oggi nascono anche influencer nel mondo del vino e vengono fuori dai nostri corsi. Molti si occupano di acquisti nella grande distribuzione. Molti giornalisti o comunicatori che parlano di cibo e di vino vengono fuori dai nostri corsi. Il sommelier oggi è una professione che si ramifica in più ambiti. E’ chiaro che nella ristorazione sicuramente non ci sono più i turni di una volta. Oggi è tutto più veloce. Molte aziende tra l’altro, stanno valutando molto il benessere dei propri dipendenti”.
Quanto può arrivare a guadagnare un sommelier?
“Il sommelier è una figura specializzata e a seconda dell’azienda può guadagnare molto bene. Ho tanti esempi pratici. Partiamo da una base di 1500 euro al mese, a salire”.
Vino e digitale: un binomio possibile? Quali evoluzioni aspettarsi?
“E’ certamente possibile, soprattutto negli aspetti più divulgativi. Nella capacità di conoscere, di raccontare. Il territorio soprattutto”.