Vita di…Angel
Il piccolo delfino albino catturato nella baia giapponese di Taiji nuota in una piccola vasca del Taiji Whale Museum
Sono passate settimane da quella strage di delfini che ancora una volta aveva colorato il mare di rosso nella tristemente nota baia di Taiji e che aveva portato alla cattura del piccolo Angel, il tursiope albino risparmiato dai pescatori giapponesi.
La vita seppur breve di Angel gli aveva fatto conoscere l'oceano e, con la sua famiglia al seguito, stava imparando i segreti della caccia. Avrebbe potuto contare ancora per tanto tempo sul branco e la miriade di suoni che coloravano l'oceano lo avevano rassicurato, almeno fino al giorno che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Angel, la sua famiglia e il branco erano stati intercettati al largo dai pescatori di delfini di Taiji. Accerchiati dalle imbarcazioni non avevano potuto fare altro che “lasciarsi” condurre verso la costa.
E allora quei suoni rassicuranti dei delfini che cominciavano a sentirsi in trappola sarebbero cambiati, trasformati in altro, avrebbero spaventato Angel e i suoi compagni ormai senza più punti di riferimento se non quelli delle madri alla ricerca di una disperata fuga che non avrebbero trovato.
Così, ecco le reti, le barche che cominciano a chiudere il cerchio.. Infine lo scintillio degli arpioni.
Come si trattasse di una tonnara d'altri tempi sarebbe cominciata la mattanza. Le urla dei muti tonni sarebbero state sostituite da quelle dei delfini che cominciavano a respirare sangue.
L'acqua della tranquilla baia ribolle e tutt'intorno è uno scalciare di pinne di tuffi e di salti vuoti, di lacrime e sangue.
La selezione degli uomini era partita prima che la mattanza avesse inizio e la vita di Angel era già salva. Un cucciolo albino, si erano detti, non è una di quelle cose che capitano tutti i giorni e avrebbe potuto fruttare tanti, tanti soldi.
Gli arpioni non erano ancora stanchi e la marea aveva colorato anche la spiaggia. I teli che i pescatori avevano issato per tentare di coprire da occhi indiscreti gli animali issati a bordo funzionano a malapena. Basta seguire quelle grida quasi umane per “vedere”.
Poi, come tutto era iniziato, tutto finisce. Le barche riprendono il largo per disperdere i sopravvissuti. Per oggi, dicono, basta così.
Le grida svaniscono lasciando il posto a qualche isolato lamento che nessuno ascolterà.
Gli addetti alla macellazione, a pochi passi dal mare, hanno già fatto la metà del lavoro. Mense e ristoranti avranno presto prodotti freschi da utilizzare per mille ricette. Visti i metalli pesanti presenti nelle carne che non risparmiano neanche squali, balene e gli altri grossi predatori del mare in genere, eviterei la mezza cottura, che' si digerisce meglio.
Angel, intanto, è ancora terrorizzato e di tutto quel macello che ha vissuto non ha capito un granché. Sa solo che ha perso tutto, famiglia e branco e fa fatica a ricordare quelle voci e quei suoni rassicuranti che lo avevano accompagnato fino a lì, fino al giorno prima.
Nuota, il piccolo delfino bianco, in una vasca putrida all'interno del Taiji Whale Museum. Due colpi di coda e la vasca è già finita. Non sa cosa lo attenderà domani, è già terribile ripensare a ieri.
A Taiji, intanto, le operazioni di pesca al tursiope non si sono fermate. La “tradizionale” mattanza proseguirà per tutta la stagione con giorni di buona pesca e altri meno fortunati, almeno per i pescatori.
Angel compie un altro giro. Non riesce a trovare un uscita verso quel mare che, forse, non rivedrà più.