Vive a Napoli ma lavora a Milano, quanto costa fare il pendolare
Ecco come potrebbe contenere i costi la pendolare. Ma qualcosa non torna sulle dichiarazioni relative al monte ore
Vita da pendolare. Napoli-Milano andata e ritorno, tutti i giorni. Si parla molto in queste ore di Giuseppina Giuliano, la ragazza di Napoli che però fa la bidella in una scuola di Milano. Una mansione che la “costringe” a viaggiare per tutto il giorno, tutti i giorni.
Sì perché stando a quanto dichiarato dalla protagonista di questa curiosa storia, lei preferisce sobbarcarsi 10 ore di viaggio in treno, su una tratta di 1600 km, piuttosto che un affitto nel capoluogo lombardo. Il motivo? I costi.
La ragazza afferma infatti di riuscire a gestire meglio le spese dei viaggi, che le risultano decisamente più contenute rispetto a quelle sborsate per un appartamento nel capoluogo lombardo. Secondo una recente indagine, i costi di un canone di locazione per un monolocale a Milano oscillano tra i 500 e gli 800 euro mensili. Ai quali naturalmente andrebbe a sommarsi la cifra stanziata per la spesa alimentare, e di gestione utenze.
Non entrando nel merito della questione in relazione alla capacità di sostenere uno sforzo del genere, per di più dilazionato nel corso degli anni, abbiamo voluto provare a fare una piccola indagine. Quanto costa veramente viaggiare in treno, ogni giorno, da Napoli a Milano andata e ritorno?
Le tariffe in media
Le principali compagnie forniscono una media del costo del biglietto non inferiore ai 29 euro e 90. Naturalmente, il costo varia a seconda dell’approssimarsi della data di partenza, rispetto a quello di prenotazione.
Una tariffa che naturalmente varia a seconda non soltanto delle tempistiche di accaparramento, ma anche in virtù del periodo dell’anno. E’ possibile usufruire anche di particolari scontistiche quali l’acquisto di carnet di viaggi. Una soluzione che permette di risparmiare anche fino al 60% sul prezzo finale.
A queste promozioni, è in alcuni casi possibile applicare ulteriori benefici. Come quello in relazione all’età, con speciali tariffe scontate per i viaggiatori al di sotto dei trent’anni. O come una serie di vantaggi dettati all’accumularsi dei punti sulla carta viaggi. Quest’ultima soluzione permette superata una certa soglia, di ottenere cospicui rimborsi e soprattutto viaggi a costo zero.
La riflessione sulle dichiarazioni
La ragazza ha dichiarato di lavorare dal lunedì al sabato dalle 10.30 alle 17.00. E’ una questione che però non torna del tutto. Come si legge in Gazzetta ufficiale, l’orario di lavoro del personale Ata regolamentato dall’art. 51 del CCNL/2007 è di 36 ore settimanali. Tenendo conto delle dichiarazioni che si stanno leggendo nelle ultime ore il monte ore arriverebbe a 39 ore settimanali. La questione resta pertanto tutta ancora da comprendersi nelle più approfondite dinamiche.
La riflessione socio culturale
Ce ne sarebbe un’altra però. Quella legata alle condizioni di decine e decine di lavoratori costretti a sacrifici al limite dell’umano per garantirsi un impiego, un futuro, una possibilità.
Come può uno Stato consentire che una persona, pur di esercitare un proprio diritto opti per intraprendere un percorso del genere, fatto naturalmente di mille incognite e di svariate variabili? Perché nel caso specifico, si tenga anche conto dei ritardi, dei guasti, delle avversità dettate da fenomeni atmosferici, dai minimi imprevisti.
Domande alle quali probabilmente dalla politica non è ancora arrivata la giusta risposta.