Vivere fuori Roma: Albano Laziale e Ariccia, non periferie ma centri storici fuori città
Andare a vivere poco distanti da Roma, come di una qualsiasi altra metropoli nel mondo, oggi è la scelta più vincente. Scopriamo Albano e Ariccia
Dopo la pandemia in molti hanno scelto di passare le vacanze in Italia, riscoprendo borghi, paesi, cittadine vicino ai grandi centri. Da lì è partita l’idea di andare a vivere non più in periferia ma in un centro fuori città. Ma poi bisogna adattarsi al modello di vita di ogni borgo!
Il cuore dei Castelli: Albano Laziale e Ariccia
Non si tratta solo di un sogno ma anche di una scelta molto ponderata e motivata. Andare a vivere a pochi chilometri di distanza da Roma, come di una qualsiasi altra metropoli nel mondo, oggi è la scelta più vincente. Nel decidere qual è il paese in cui andare a comprare o ad affittare casa, si valutano i costi ma soprattutto le distanze da Roma e il tempo che si impiega a percorrere la strada nei due sensi, tutti i giorni feriali. Si valutano i servizi che il luogo offre, la qualità della vita in termini di aria pulita, verde, assenza di agenti inquinanti, la presenza di ospedali, scuole, parchi, e, nel caso, anche le possibilità di aggregazione, di svago culturale, di identità storica del paese. Per Ariccia vedremo dopo che c’è anche un altro fattore da valutare.
Scoperti durante le vacanze post pandemia, i piccoli borghi sono diventati sempre più spesso i luoghi ideali per vivere
Nel 2021, colpa della pandemia, è stato possibile riscoprire quanta bellezza ci fosse intorno a noi. Con la difficoltà per poter viaggiare all’estero e in mancanza del turismo internazionale, molte persone hanno scelto delle mete italiane e sono rimaste sorprese. Secondo un’indagine di Coldiretti, circa il 66% degli italiani ha scelto come meta di vacanza i borghi. Luoghi ricchi di fascino in cui sfuggire al sovraffollamento, conoscere nuove tradizioni, mangiare bene e godersi il patrimonio paesaggistico, culturale, artistico e naturale.
I weekend e le vacanze estive hanno permesso di sperimentare lo splendore della vita in un borgo e per questo in molti hanno pensato anche a un possibile trasferimento. Una tendenza che non è ancora terminata e favorita anche dallo smart working, dall’esigenza di migliorare la qualità della vita e concedersi un ritmo più lento. Albano Laziale e Ariccia sono i due borghi che abbiamo scelto per questo articolo e che in molti sembrano aver scelto per cambiare vita.
Ha poco a che vedere con Alba Longa, antica capitale dei Latini
Albano 41.654 abitanti, nel 2017, su una superficie di circa 24 kmq e quindi con una alta densità abitativa, è uno dei comuni più importanti dei Castelli Romani. È praticamente attaccato ad Ariccia e vicinissimo a Castel Gandolfo, Marino, Genzano, Ciampino, Velletri. Dista da Roma 24 km. I suoi abitanti si chiamano albanensi e non albanesi, com’è facile intuire. La denominazione laziale è stata aggiunta nel 1873 per distinguerla da Albano Sant’Alessandro in provincia di Bergamo, da Albano Vercellese e Albano di Lucania in provincia di Potenza.
È sede vescovile dal V secolo e storico principato della famiglia Savelli. Il suo territorio è immerso all’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani, così come il lago che porta il suo nome e sul quale si affacciano i viali. Il lago è la principale risorsa idrografica di Albano anche se le coste sono maggiormente di pertinenza di Castel Gandolfo. Il bacino, non molti lo sanno, è invece di pertinenza della Città metropolitana di Roma.
Il nome sembra derivi dalla solita villa dell’imperatore romano di turno, in questo caso si tratta di Domiziano. Si parla di Albanum o di Castra Albana che però è la stessa etimologia proposta per Alba Longa, l’antica capitale dei Latini, che tuttavia credo sorgesse più dalle parti orientali del lago (Rocca di Papa) che dell’attuale Albano.
Orazi e Curiazi
Qualunque sia la sua origine qui si verificò la famosa sfida che tutti abbiamo studiato a scuola tra Orazi e Curiazi. Una strana costruzione con due torrette a forma di tronchi dovrebbe essere il luogo di sepoltura degli Orazi, i guerrieri più forti di Roma che durante il regno di Tullio Ostilio combatterono contro i più forti di Albalonga, i Curiazi, per evitare un cruento scontro fra gli eserciti delle due città. Anche se questa storia non è avvalorata da documenti e alcuni storici affermino che sia solo una leggenda, il fascino di ritrovare qualcosa che in passato ci ha fatto perdere ore di sonno, quasi fossero storie di lontani parenti, resta.
Albano ne ha viste di tutti i colori nella sua storia anche un’epidemia di colera
Alla caduta dell’Impero Romano, il territorio di Albano fu attraversato da scorrerie e invasioni barbariche. La città venne saccheggiata dai Longobardi, dai Goti, dai Franchi, dagli Alemanni e anche dai Saraceni nell’anno 846. Questo per ricordare a quanti pensassero di discendere da Enea e dai Romani che di acqua ne è passata molta, e diversificata, sotto i ponti prima di giungere a noi. Gli Italiani sono tra le etnie più miste di sempre. Nei nostri DNA si trova un po’ di tutto quello che c’è al mondo, forse tranne geni eschimesi e cinesi.
Ma ancora c’è chi crede di essere un discendente di Giulio Cesare. Nei secoli seguenti le famiglie nobili si scontrarono più volte tra loro e con il Papa. Nel 1436 Albano venne rasa al suolo dalle truppe pontificie, che allora la guerra la facevano per davvero e senza tanto spirito cristiano nel porgere l’altra guancia. Il dominio della famiglia Savelli durò sino al 1697, quando, per gravissimi problemi economici, il feudo fu messo all’asta e acquistato dalla Camera Apostolica, entrando così a far parte dello Stato Pontificio. Nel 1780, grazie alla ristrutturazione della via Appia, voluta da Pio VI, Albano tornò ad essere un luogo di villeggiatura per le famiglie patrizie romane. Nel 1816 la popolazione albanense venne decimata da una epidemia di colera, il contagio venne portato probabilmente dalle migliaia di pellegrini affluiti a Roma per la ricorrenza del martirio dei Santi Pietro e Paolo.
Un centro commerciale fra i più importanti del Lazio
Dopo la seconda guerra mondiale, la città iniziò a risorgere dai disastri provocati dalla dittatura e delle bombe. La vita culturale e commerciale si fece sempre più intensa, tanto che ancora oggi Albano è definito uno dei più importanti “centri commerciali naturali” della provincia di Roma. La città, a mezzora da Roma, oltre a custodire importanti testimonianze della civiltà latina (i Cisternoni, le Terme di Caracalla, il Ninfeo rotondo, Tempio Santa Maria Della Rotonda, il Santuario di San Gaspare del Bufalo, l’Anfiteatro Severiano, la Chiesa di San Pietro, la Chiesa della Stella e le Catacombe di San Senatore e la Porta Pretoria), offre degli spunti interessanti per i turisti, sia dal punto di vista storico culturale – con il circuito archeologico dei Castra Albana per esempio – sia dal punto di vista naturalistico con il bosco del Colle dei Cappuccini.
La passeggiata lungolago e le molte attività sportive che è possibile praticare all’interno o sulle sue sponde come il jogging, la mountain-bike, la canoa e il pedalò sono una buona proposta per chi desidera rilassarsi.
Il trasferimento ai Castelli di nuovi abitanti ha cambiato il tessuto sociale
Albano è la cittadina che ha visto negli anni passati e anche dopo la pandemia un grande afflusso di cittadini metropolitani nei quartieri residenziali. Stessa tendenza riscontrata in paesi come Genzano, Marino e Velletri, la città di gran lunga più popolosa della zona castellana. Anche i comuni minori non sono da meno e anche paesi come Rocca Di Papa vengono scelti come sede ideale per liberi professionisti e vanno incrementando la popolazione residente. Sono flussi che possono cambiare notevolmente il tessuto sociale di un posto.
Paesi dominati da un’economia agricola sono via via passati al terziario, con professionisti del mondo della comunicazione, avvocati, medici, commercialisti mentre gli artigiani venivano sempre più emarginati dal mercato.
Uno stile di vita più tranquillo e un ambiente a misura d’uomo fanno dei Castelli Romani il loro punto di forza, ma per queste città una crescente migrazione ha voluto dire anche un impatto sociale non indifferente. Insieme alle nuove abitazioni, s’è dovuto provvedere ai necessari servizi, alle scuole, acqua potabile, allacciamenti della luce, nuove strade.
Chi va a vivere ad Albano o nei comuni dei Castelli, magari continua a lavorare a Roma, con problemi di traffico, mobilità, alterazione del tessuto sociale. Se Roma si spopola di giovani coppie significa che i servizi per i giovani si debbono spostare nei paesi della provincia. Il ché significa un cambio e un investimento economico di non poco conto.
Il paese è arricchito dalle opere di Gian Lorenzo Bernini
Ariccia ha 19mila abitanti ed è collegata ad Albano tramite il famoso ponte dei suicidi, che per fortuna l’Anas è riuscita a interrompere nel 2000, posizionando una tensostruttura che impedisce di tuffarsi oltre il ponte. Anche Ariccia, come altri borghi dei Castelli, è stata fondata prima di Roma. Ovviamente la sua storia non differisce molto da quella di Albano, anche qui dominò la famiglia Savelli per centinaia di anni. Nel ‘600, sotto la famiglia Chigi, il paese si è arricchito delle opere di Gian Lorenzo Bernini.
Arrivando in Piazza della Repubblica si viene colpiti dalla maestosità della Collegiata di Santa Maria Assunta, edificata nel 1664, su progetto del Bernini a emulazione del Pantheon. Di fronte troviamo Palazzo Chigi, un esempio di dimora barocca rimasta inalterata nei secoli che documenta una delle casate più importanti d’Italia. In origine dei Savelli e poi trasformato da Gian Lorenzo Bernini, è oggi adibito a museo e centro di attività culturali (mostre, concerti, conferenze etc.). Alcune sale sono state cornice di importanti film, come Il Gattopardo di Luchino Visconti.
Ariccia, un borgo che è quasi tutta un’osteria, anzi una fraschetteria!
Ariccia, Albano e Genzano sono tutte sulla Via Appia, e pertanto assicurano una direttrice che porta spediti, si fa per dire, a San Giovanni. Albano è ben collegata per via della stazione ferroviaria con la linea che porta con Termini via treno e con la Stazione Metro Anagnina tramite i bus della Cotral. Chi vive ad Ariccia deve solo percorrere 3’ di strada in auto per arrivare alla stazione di Albano. Ma chi volsse arrivare direttamente ad Ariccia lo può fare con l’A1 uscendo quasi subito a Monte Porzio Catone e da lì in pochi minuti si giunge al borgo dei Castelli.
Anche l’aeroporto di Ciampino dista solo 10 chilometri da Ariccia e ancora meno da Albano. Per chi lavora in questo aeroporto Ariccia può essere un’alternativa a Roma e a Ciampino. Scegliere di vivere ad Ariccia comporta tuttavia di dover aderire a uno stile di vita ben chiaro. Non è un posto per vegani o vegetariani e si capisce facilmente perché. Ma non solo. Chi viene a vivere qui deve avere in simpatia la vita un po’ goliardica e un po’ chiassosa del fare tardi all’osteria, davanti a una bottiglia di vino e a un pane e porchetta. Il fare amicizia facilmente, condividere gli stessi tavoli, accettare di divertirsi insieme, anche con turisti sconosciuti. Se non si accetta questa rumorosa maniera di essere conviviali e meglio che ci si trasferisca a Castel Gandolfo!
La Sagra della Porchetta Igp, una pietanza che piaceva già a Nerone
Ad Ariccia si svolgono fiere e sagre. Quella gastronomica più famosa è la Sagra della Porchetta di Ariccia, la prima domenica di settembre. Una sagra che omaggia forse il prodotto più rinomato dei Castelli, assieme al vino, la Porchetta di Ariccia Igp. Ha origini molto antiche, perché già Nerone amava questo piatto la cui preparazione è un segreto che si tramanda di padre in figlio. La crosta croccante dal colore marrone e dal sapore sapido, racchiude una carne di maiale morbida e tenera, da assaporare insieme al tipico vino locale, la Romanella.
La magnata de porchetta non può che essere in una delle famosissime Fraschette, le tradizionali osterie dei Castelli Romani dove si possono degustare anche le coppiette (carne di cavallo o di asino essiccata) salumi, formaggi, la pasta fatta in casa, carne di maiale, ma anche di cavallo e tra i dolci le deliziose ciambelline al vino. Carbonara, Amatriciana, Gricia, Cacio e Pepe, tutti piatti della cucina romana proposti da freschette/osterie che sono ad ogni angolo del borgo. Nonostante un filone di pensiero sostenga che fraschetta derivi da Frascata, il nome originario dell’odierna Frascati, la patria di queste osterie è da considerarsi Ariccia.
Le vere fraschette sono quelle di Ariccia
Il prezzo medio per una bella cena in una fraschetta ad Ariccia è di 20 euro, ma si può consumare anche a meno, se si sa scegliere bene o si va con persone del posto. Ovviamente molto dipende dalle esigenze del cliente, da cosa e quanto ordina e quali vini sceglie. Alessandro Borghese, conduttore dei 4 ristoranti, in una puntata che andava in onda su Sky Uno in prima serata, decise, anni fa, di fare una gara tra fraschette per tributare quale fosse quella che faceva la migliore Cacio e pepe, rispettando la tradizione romana.
Vinse la fraschetta della Sora Ines, dove si esegue la cucina casereccia tipica dei Castelli. L’atmosfera di questi locali è conviviale: tovaglie a quadri e tante suppellettili vintage appese alle pareti. Romina, la nipote della Sora Ines, è dell’idea che in una vera fraschetta ci debba essere un’atmosfera goliardica, per questo spesso viene convocato uno stornellatore romano, che canta per i tavoli e coinvolge i clienti. Cos’altro non deve mai mancare? La porchetta! Se manca, manca l’acqua al mare.