Vivere fuori Roma. Ardea: un potenziale turistico non sfruttato per ingerenza del malaffare
La guerra tra Comune e abusivi dura da più di vent’anni. riusciranno mai i cittadini onesti di Ardea a vedere e godere il loro mare?
Un’enorme potenzialità turistica non sfruttata per ingerenza del malaffare. La guerra tra Comune e abusivi dura da più di vent’anni. Riusciranno mai i cittadini onesti di Ardea a vedere e godere il loro mare?
Dal 1970 è un comune autonomo, distaccatosi da Pomezia, alla fine dei Colli Albani e in vista del litorale laziale a sud di Roma. In pieno Agro Romano, ai confini con i comuni di Anzio e Aprilia. Ardea conta con 50.000 abitanti su un territorio di appena 72 kmq, quindi con una forte densità, di fatto molti di questi abitanti (11.000) si trovano nella frazione Tor San Lorenzo, direttamente sul mare, che il grande richiamo di questa cittadina.
Ardea, un passato leggendario ma un presente di abusi e degrado
Il nome deriva dal latino ardea ovvero airone, ma secondo altri dall’aggettivo ardua, essendo stato, in passato, un luogo difficile da scalare. Le sue origini sono avvolte da un’aura leggendaria, legate allo sbarco di Enea sulle coste laziali e quindi anche alla nascita di Roma. Secondo Dionigi di Alicarnasso fu Ardeas, figlio di Odisseo (Ulisse) e della maga Circe che avrebbe fondato questa città ma un’altra leggenda la fa risalire a Danae come dice Virgilio nell’Eneide.
Ma aldi là delle leggende, sempre ammantate di grande fascino e fantasia, la vita di Ardea, come tutte le città del circondario romano, ha avuto splendori e rovesci nel corso dei secoli, connessi alle fortune della metropoli che le sta accanto e dalla quale trae linfa per vivere. Piuttosto che perderci nel passato, conviene fare luce sulla realtà complessa della cittadina laziale e del suo sviluppo sempre in bilico.
La forte urbanizzazione ha permesso l’abusivismo sul litorale
Negli anni 60-70 l’Agro romano ha vissuto l’immigrazione di persone dal sud d’Italia, per via della nascita del polo industriale a Pomezia. Tra il 1990 e il 2010 si è visto il maggior incremento della popolazione, con una crescita del 134,3%, saliti da 16.854 a 41.184. In tanti avevano scelto di vivere ad Ardea per stare vicino Roma, abitando in villette con giardino e a due passi dal mare. In quegli anni i costi delle case erano inferiori sia a quelli di Roma che a quelli di Pomezia. Sia la capitale che il polo industriale voluta dalla Cassa per il Mezzogiorno erano i due fari che attiravano immigrazione.
Come sempre accade, ogni fenomeno di urbanizzazione è un’allettante opportunità per i cementificatori e così anche Ardea, come tante città periferiche d’Italia, subì uno sfregio fatto di abusivismi che deturpavano il lungo mare. Già nel 2010 il Comune aveva provveduto ad abbattere numerose abitazioni abusive costruite su area demaniale e che impedivano la vista e il passaggio dei cittadini sull’arenile. Ma la battaglia legale tra chi costruiva abusivamente e occupava terreni e case senza le autorizzazioni e il comune era appena iniziata.
Ville costruite senza fogne, su reperti archeologici
Nel novembre 2018 Ardea assurge agli onori della cronaca diventando un caso nazionale sempre per il caso dell’abusivismo imperante. La Stampa titola “Nel cuore italiano dell’abusivismo. Ville senza fogne sui reperti antichi” e in una intervista del Tg5 il Sindaco Savarese non può che confermare “che la lotta all’illegalità, almeno alle Salzare, somigli a quella contro i mulini a vento.”
“La strada dove lo Stato ha perso incomincia dal Bar Bistrot 360, denuncia il Sindaco. Tutto quello che c’è a sinistra, in direzione Sud, per 6 chilometri, è abusivo. Tutto: case, villette, negozi, aziende, garage. Non c’è l’allacciamento elettrico regolare. Niente acqua potabile. Non ci sono neppure le fogne. I bagni vengono scaricati nei campi, oppure direttamente nel torrente Incastro, il quale a sua volta va a finire nel mare. Che, infatti, ha il divieto di balneazione. Il quartiere fantasma, dove tutto è abusivo.”
Così Ardea diventa terra di nessuno, abbandonata da tutto e tutti, a partire dalle istituzioni, soprattutto quelle che stanno in alto. Complicità, disinteresse, incapacità? Non lo sappiamo. Di fatto Ardea diventa una cartolina negativa per tutta la comunità e per la città stessa. Non è solo l’abusivismo, è il male che impera: il degrado e l’illegalità la fanno da padrone, come dimostrano le discariche a cielo aperto dove vengono gettati in continuazione rifiuti, anche tossici, di ogni tipo, persino carcasse di automobili rubate e pneumatici.
Rifiuti, compreso l’eternit, che spesso diventano roghi tossici che inquinano aria, terreni e falde acquifere.
L’abusivismo sul litorale e non solo il male di Ardea
Il litorale di Ardea, come quelli limitrofi, hanno un enorme potenziale turistico per via della vicinanza con Roma e del privilegio di godere di una spiaggia in teoria bellissima a pochi km dalla Capitale. Purtroppo l’arenile viene spesso paragonata a una discarica a cielo aperto. Un cittadino, stanco da anni di subire fastidi al limite delle vessazioni e di vedere costantemente abusi sul demanio, ha inviato un esposto a cinque enti dello Stato, tutti di competenza sulla zona demaniale, senza mettere a conoscenza ciascun ente degli altri destinatari.
L’esposto è arrivato al Comando Generale delle Capitanerie di Porto. Ne parla il giornalista Luigi Centore sul quotidiano Il Faro dell’11 marzo di quest’anno, che da almeno una decina d’anni conduce una sua battaglia contro il degrado di Ardea, che gli è costata molte minacce e qualche auto bruciata. Adesso un contributo di mezzo milione di euro arriva dalla Regione Lazio, anche per interessamento del sindaco Mario Savarese, che governa con la maggioranza M5S Partito Democratico, per demolire una decina di abitazioni abusive e chioschi. Al loro posto si costruirà una barriera protettiva contro la sabbia perché non invada la strada.
Le Salzare, prima autorizzate e poi revocati i permessi per un errore
Il fenomeno dell’abusivismo riguarda anche abitazioni, capannoni case, villette, negozi, aziende, garage, tutte costruzioni che il comune deve abbattere e negozi sorti negli anni ’90 e privi delle autorizzazioni. In particolare il complesso Le Salzare formato da sette palazzine per 250 appartamenti, un piccolo residence per vacanzieri è sorto in una zona con vincolo paesaggistico e archeologico. Sono 72 km quadrati, almeno il 10% di tutto il territorio comunale. Senza acqua potabile, non ci sono fogne, le discariche sono abusive. Comunità nomadi creano problemi sia sotto il profilo dell’inquinamento, perché buttano tutto nei fossi, nei corsi d’acqua che inevitabilmente finiscono per arrivare al mare, sia sotto il profilo della sicurezza.
Si costruì per un errore di comunicazioni tra Comune e Ministero dei Beni Culturali. I permessi prima accordati vennero revocati e il complesso confiscato, ma intanto c’era chi aveva acquistato e affittato. Da lì una serie di controversie legali estenuanti, come succede solo da noi, mentre chi poteva si ritirava dalla vicenda e subentravano quelli che di mestiere cercano case vuote da occupare, vagabondi, piccola criminalità, rom. Una zona che doveva essere residenziale si era trasformata in un’area di degrado, alla mercé dello spaccio e delle bande di scippatori.
Nel 2012 sono iniziate alcune demolizioni, con conseguente rogo delle vetture del sindaco di allora e dello stesso giornalista che citavamo prima (Luigi Centore) che invocava il rispetto della legge. Altre demolizioni ci sono state nel 2013, dopo aver rigettato il ricorso al Consiglio di Stato di 58 residenti. Tra loro anche cittadini che onestamente avevano acquistato le case, ignari del pericolo che incombeva sulle loro case e le loro vite. Nello scorso aprile-maggio, dieci anni dopo, siamo arrivati allo sgombero di 44 famiglie da altre palazzine, che dovranno essere abbattute.
Si vive in una situazione di illegalità e di pericolo permanente
Prima dell’intervento di sgombero alle Salzare, tutto l’area che va da quel complesso fino al confine col comune di Pomezia era diventata terra di nessuno. Ogni tanto ne hanno fatto le spese i cittadini che denunciavano lo stato di illegalità. Gomme squarciate, vetri e cruscotti delle auto rotti e auto incendiate. Nella zona ci sono personaggi che girano armati, come denunciano i gestori dei bar, che spacciano droga, come se fossimo nel Bronx, minacciano i commercianti e i passanti.
Gli impedimenti burocratici e legali alle demolizioni appaiono agli occhi dei malavitosi come una debolezza delle istituzioni e un invito ad alzare la testa da parte dei delinquenti. Alcuni inquilini si sono allacciati abusivamente sottraendo con frodo l’energia elettrica e l’acqua potabile. Ormai sul lungomare di Ardea l’élite di una volta si è trasferita altrove e le ville di tanti personaggi benestanti abbandonate, perché non voglio vivere nel degrado in mezzo ai rifiuti e nel rischio di essere derubati.
Sono sempre di più i cartelli Vendesi sui cancelli sulle finestre delle case tutt’intorno il Lungomare degli Ardeatini i cui proprietari non si sentono più sicuri fisicamente e materialmente. Sul lungomare si vedono gruppi che bivaccano fino a tardi, con la bottiglia di birra in mano, prostituzione di entrambi i sessi, nessun controllo sulle attività commerciali e sugli stabilimenti edificati abusivamente, su manufatti abusivi sui quali grava impunemente tanto di ordinanza di demolizione.
Continue sono le denunce per furti delle auto parcheggiate sulla passeggiata lungomare. I controlli sono assenti. I furti si ripetono nelle case e anche negli alberghi. In un caso i carabinieri sono riusciti perfino a cogliere i ladri in fragranza di reato.
Gli interventi delle amministrazioni a volte arrivano in tempo ma non sempre
Per ferragosto l’Amministrazione Comunale ha predisposto una vera task force per eliminare o bloccare sul nascere i tradizionali falò della notte del 14 agosto. “La necessità di creare una task force – ha spiegato il Vice Sindaco – è nata poiché ogni anno, durante la notte del 14 agosto, i falò organizzati sulle nostre spiagge rendono pericolosi e indecorosi gli arenili. La mattina di Ferragosto, infatti, le spiagge libere sono piene di voragini, di carboni ancora ardenti, di carrelli pieni di spazzatura: una situazione di grave pericolo ambientale e di carenza di sicurezza soprattutto per le famiglie che, nel giorno di festa, decidono di trascorrere una giornata al mare qui da noi.”
Un’altra richiesta dei cittadini riguardava la mancanza di passerelle per disabili sull’arenile. Era stata chiesta a giugno. Le hanno istallate adesso, a settembre. Meglio tardi che mai, ma l’estate è finita, chi le userà? Stante la situazione potrebbero diventare legna per organizzare falò invernali. La consigliera Edelvais Ludovici ha spiegato che “Le passerelle sono state montate a fine stagione… perché quasi a fine stagione è arrivato il finanziamento regionale e l’amministrazione, pur di non perderlo, ha voluto comunque andare avanti”.
Spesso i cittadini guardano ai risultati e non si rendono conto dei tempi della burocrazia ma il problema andrebbe rovesciato. È l’amministrazione pubblica dello Stato, delle Regioni e dei Comuni che dovrebbe rendersi conto che non c’è tempo da perdere quando si tratta di lottare contro situazioni di degrado sociale e ambientale.
Sui social i cittadini si sfogano con passione e rammarico
Lo denunciano sui social gli stessi cittadini di Ardea. Bruna il 15 settembre sostiene che intorno alla passerella appena montata tutta la spiaggia è una pattumiera. “Tutte le sere, scrive in un italiano con molti termini spagnoli, vengono qui auto che passano proprio dov’è la passerella per arrivare vicino al bagnasciuga.”
Altri denunciano un disinteresse degli uffici del Comune. “Ho chiamato ogni ufficio, in orario di lavoro, di questo Comune senza ricevere neanche una sola risposta. Altrettanto assente è l’Ufficio Ambiente”
Qualcuno invece lodava il Comune “per il tentativo di fare bene, il meglio possibile per venire incontro alle esigenze dei cittadini.”
Alla fine dell’anno passato c’era chi osservava tutto con grande rammarico: “Sarebbe un bel comune del litorale romano ideale perché vicino a Roma. Lasciato in mano degli incivili. Ci sono cumoli di immondizia da tutte le parti. Strade tutte dissestate senza marciapiedi. Già dall’inizio dell’anno il comune dovrebbe fare dei lavori di manutenzione e di riclassificazione per rendere i villeggianti e gli abitanti del luogo alla pari con gli atri comuni del litorale.”
Ma a gennaio c’era chi era fortemente critico: “Chi viene a vivere qui e un fallito come me che sono ahimè oramai 25 anni che sono costretto a viverci poiché non ho un altro luogo dove stare. Prima cosa è il luogo più remoto d’Italia, peggio di qualunque altro, in mezzo al nulla, non c’è nulla, non c’è mai stato nulla”.
Chiesi l’acqua diretta e stiamo ancora col pozzo dopo 7 anni!
Una abitante di Tor San Lorenzo ha scritto al Direttore del Corriere della Città lamentandosi del fatto che a fronte di tante promesse la situazione non è mai cambiata riferendosi ad Ardea e al suo trasferimento da Roma ver venire a vivere qui: “Per me, nata e cresciuta a Roma, abituata alla periferia e alla borgata, avrebbe dovuto essere un sogno, perché sono passata da un chiassoso e davvero brutto condominio ad un villino con giardino. Peccato che, oltre a questa differenza, tutto il resto sia peggio di quello che ho lasciato. Frequento questo paese dal 1994: per 8 anni sono venuta in vacanza qui, nel 2003 mi ci sono stabilita.
Amante del mare e del verde, credevo di trovare un’isola felice per preparare al meglio i miei esami universitari o semplicemente vivere tranquilla, lontano dal traffico, dallo smog e dai palazzoni condominiali romani. Da anni mi sento ripetere che stanno per arrivare i servizi che dovrebbero rendere questo quartiere vivibile: speranze disilluse. Oggi come allora, con una figlia, aspetto con ansia servizi che non arrivano, e chissà quando arriveranno. Nel 2003 mi mossi per chiedere il gas diretto, ma oggi stiamo ancora con le bombole.
Chiesi l’acqua diretta, ma oggi paghiamo ancora il pozzo. Cavolo, mi dico, sono passati 7 anni! E mi rendo conto che troppi ne passeranno se continueremo ancora a vivere nel silenzio delle nostre case, aspettando che qualcosa avvenga da sola. Da sola non mi posso muovere, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, bisogna viverlo il territorio, partendo dalle azioni più comuni come rispettare l’ambiente, denunciare il degrado, chiedere spazi vitali, pretendere sicurezza.
Da qualche anno anche Tor San Lorenzo è diventata invivibile
Da qualche anno Tor San Lorenzo è diventata invivibile: prostitute, rom, extracomunitari senza fissa dimora, sembra di essere nel Bronx, alle sette di sera è quasi impossibile uscire di casa per paura che ti succeda qualcosa. E’ arrivato il momento di dire basta, ma dove sono le Istituzioni? E dove sono i cittadini? Perché camminando per le strade devo vedere rifiuti sparsi ovunque? Perché non posso portare mia figlia al parco, ancora chiuso in attesa che finiscano i lavori? Abbiamo un litorale che potrebbe essere una grandissima fonte di ricchezza e non lo sfruttiamo, anzi, lo stiamo distruggendo.
Abbiamo un quartiere che non avrebbe nulla da invidiare a quelli residenziali di Roma, eppure c’è da vergognarsi a girare per le strade. Allora mi prendo come impegno di ridere in faccia alla prossima persona che nei bar, al supermercato, nei negozi, si lamenterà del degrado di questo quartiere… essere cittadini non vuol dire solo pagare tasse ma anche pretendere di vivere in un territorio pulito e sicuro!”.
Ardea è fuori dalle direttrici di transito principali, il suo riferimento è Pomezia
Giudizi estremi, drastici, come è ovvio quando si dà la parola a chi subisce da anni un degrado che non trova giustificazione. Ma come si vive davvero ad Ardea? Per esempio è davvero mal gestita nei trasporti? Ardea è vicino a tutto, forse meno che a Roma, per arrivarci bisogna coprire oltre 40 km di strada. Non c’è una linea diretta. Né coi bus né col treno. Che pure è il collegamento meno oneroso. Però la stazione è a Campoleone e per arrivarci bisogna prendere un taxi che impiega 18 minuti ma costa 30€.
Da Campoleone poi ogni mezzora c’è un treno per Termini che impiega 28 minuti e costa pochi euro. Si può chiamare la app BlaBlaCar e usare il ridesharing, per soli 3€ si trova un passaggio fino a Roma, se sei fortunato. Un bus da Ardea ti porta a Laurentina e poi a Termini, ma sono almeno un’ora di viaggio, se tutto va bene e c’è da cambiare bus a Laurentina. La spesa è comunque irrisoria. Sennò ci sono i bus che portano a Spinaceto, poi al Palazzo dello Sport sulla Colombo e infine a Termini. Tempo quasi due ore per circa 20€.
Se devi lavorare a Roma non è la città migliore da scegliere. Restando in zona ci sono solo le industrie di Pomezia e le cittadine dei Castelli che sono più a portata di mano. Diversa la questione per chi ha bisogno di andare agli aeroporti per lavoro: Ciampino è a 22 km, Fiumicino a 31 e Latina a 34 circa.
Il piano di riqualificazione regionale di cui si parla da anni sembra possa saltare
Il 30 luglio 2021 venne presentato ad Ardea il programma degli interventi finanziati dalla Regione Lazio sul territorio del Comune del litorale romano. Interventi per migliorare accessibilità, turismo ed economia, grazie al bando regionale che si proponeva un investi mento di oltre 27 milioni di euro nei comuni costieri, di cui oltre 21 milioni finanziati dalla Regione. Viabilità, percorsi ciclopedonali, arredo urbano, arenili, zone dunali e aree attrezzate per lo sport.
Il progetto intendeva favorire il riavvicinamento tra cittadini e turisti e il mare, migliorando la fruizione dell’area del litorale grazie allo sviluppo delle infrastrutture. In soldoni si trattava di spendere circa 3 milioni di euro, di cui il 90% fornite dalla regione per realizzare una pista ciclabile. Ma su questa bellissima ipotesi di cui si parla da anni ora si è abbattuta in queste settimane la mannaia del Ministro Fitto, per via della impossibilità d gestire i fondi del Pnrr che ci dava l’Europa.
70 sindaci dell’hinterland romano sul piede di guerra contro Fitto
La rimodulazione decisa da Raffaele Fitto ha fatto scattare la mobilitazione di 70 sindaci dell’hinterland di Roma, che hanno inviato una lettera al primo cittadino della capitale, Roberto Gualtieri. Tocca a lui farsi portavoce, presso il governo, del malessere dei territori. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza nasce anche allo scopo di restituire alle comunità locali, che erano in ginocchio dopo la pandemia”, si legge nel documento inviato al Campidoglio, evidenziando che da un anno e mezzo va avanti l‘individuazione e la progettazione delle opere. “Tutto questo lavoro ha generato una forte aspettativa. Interrompere questo processo è impossibile”, sottolineano ancora i sindaci.
Lo stanziamento previsto per Ardea per realizzare una pista ciclabile e gli impianti di illuminazione oltre che la segnaletica sembra saltare. Sinceramente vista la situazione di Ardea mi aspettavo qualcosa di più sostanzioso per riqualificare il territorio in funzione sociale e ambientale. Le piste ciclabili non frenano gli abusi, ne consentono altri semmai, quelli degli automobilisti che ci parcheggiano sopra. Comunque solo nell’hinterland di Roma, sono in bilico investimenti complessivi per 100 milioni di euro. I sindaci dei territori lanciano l’allarme: “Il Piano nasceva per sostenere le comunità locali”. Ora che si fa?
Post scriptum
Non vivo ad Ardea, le informazioni le ho raccolte dagli articoli di chi ha scritto la cronaca e dalle voci dei cittadini e degli amministratori intervistati negli anni. Mi rendo conto che il quadro che ne esce è terribile e senza troppa speranza, purtroppo. Nel cercare di capire come si vive fuori Roma, Ardea, con tutti i suoi 50.000 abitanti, mi sembra uno dei posti meno vivibili. Mi rimetto quindi ai suoi cittadini per le correzioni, se ho riportato cose inesatte, delle quali chiedo scusa, nella speranza che ci possano essere magari idee di miglioramento della situazione attuale.