“Voglio la mamma – da sinistra contro i falsi miti del progresso”
Intervista a Mario Adinolfi, ex deputato PD e autore del libro ‘Voglio la Mamma’
“Voglio la mamma – da sinistra, contro i falsi miti del progresso”, di Mario Adinolfi, è un libro che ha fatto la sua prima apparizione nelle librerie lo scorso 19 marzo. Data non casuale, visto che il 19 marzo è il giorno in cui si festeggiano i Papà, e con essi il valore della paternità e quindi della famiglia. Famiglia, valore e nucleo fondante della società che in Italia qualcuno sta tentando di difendere a denti stretti. Tra gli strenui difensori della famiglia, anche Mario Adinolfi, deputato e tra i fondatori del Partito Democratico: proprio a lui abbiamo chiesto di raccontarci le pagine del suo libro.
Proponiamo oggi questa intervista, a seguito dei fatti che si sono verificati in occasione del convegno a Roma Tre, dal titolo ‘Omofobia e DDL Scalfarotto: luci ed ombre della tutela penale dell'identità di genere’.
“Voglio la mamma”, un libro contro i falsi miti del progresso. Quali sono secondo lei questi falsi miti?
L'omogenitorialità, l'eutanasia pediatrica, l'aborto, il matrimonio omosessuale, la "dolce morte", il turismo sessuale e tutti quei comportamenti che sembrano espressione di libertà progressista e invece sono solo il modo di avvicinare l'umanità al baratro della negazione di sé.
Come le è venuta l’idea di scrivere un libro del genere? A che tipo di persone vuole rivolgersi?Ho riflettuto a lungo su questi temi, ho scritto articoli, ho pagato prezzi nel percorso della mia militanza politica a sinistra. A un certo punto, dopo l'esperienza da parlamentare del Partito democratico in cui ho visto da vicino la politica accapigliarsi sul marginale e sull'inessenziale, ho ritenuto giusto concentrarmi su un libro in cui liberarmi da tutti gli orpelli, provando a scrivere dei tre temi essenziali: nascere, amare, morire. Così ha preso vita "Voglio la mamma".
Come mai un intellettuale laico di quest’epoca non solo è contrario ai matrimoni fra gay, ma sente anche il bisogno di metterlo nero su bianco?
Credo perché è un tema tabù. Molti, moltissimi pensano quel che penso io non tanto del matrimonio omosessuale quanto delle conseguenze che comporterebbe. Quasi nessuno si espone scrivendolo, perché scriverlo significa farsi nemici permanenti, a vita, in particolare se lo scrivi partendo dall'esperienza politica a sinistra. Ho ritenuto necessario colmare una lacuna.
Come giudica movimenti come Manif Pour Tous o Sentinelle in Piedi, che dalla Francia hanno invaso anche le piazze italiane?
Sono movimenti molto importanti, che stanno aiutando dal basso a costruire una consapevolezza popolare su temi complessi. Svolgono un'attività più che meritoria.
Quale la sua posizione sull’ideologia c.d. ‘del gender’ e su come si stia provando ad introdurla in certi istituti scolastici italiani?
Ovviamente le mie posizioni sono totalmente contrarie alle cosiddette teorie del gender. E' molto pericoloso quello che si sta cercando di fare nelle scuole italiane. Le famiglie siano consapevoli e attente, non si facciano scippare il diritto ad educare i propri figli anche alla sessualità.
Cap. 14, i 20 punti: una sorta di vademecum. Che uso bisogna farne per recuperare il senso della famiglia che lei ha voluto spiegare nelle pagine del suo libro?
Per me i "20 punti" sono un manifesto di impegno, costituiscono la sintesi di "Voglio la mamma". In poche pagine ho scritto le idee guida che poi porterò anche in tutte le presentazioni del libro in un tour in giro per l'Italia che comincerà il 28 marzo con il "battesimo" ufficiale del volume alla Sala Ovale di via della Chiesa Nuova alle 21. La sala è da quattrocento posti, un azzardo provare a parlare a tanta gente la sera di un venerdì di primavera di temi tanto complessi, con una strana coppia sul palco composta da un peccatore impenitente come me e un sacerdote ligio come padre Maurizio Botta. I "20 punti" cominceranno a circolare da quella sera e lotteremo per ognuno di essi.
Lei ha scritto che la battaglia dei ‘diritti civili’ è una moda, e che in nome di questi si è rotta “la sacralità della maternità”, per “renderla oggetto di compravendita perché il diritto a sposarsi comporta il diritto a ‘mettere su famiglia’ e nelle legislazioni dove si consente il matrimonio omosessuale si consente di fatto alle procedure di gestazione per altri, cioè di utero in affitto e altre bestialità”. Come immagina si rapporterà la sua parte politica a queste affermazioni?
Subirò un ostracismo da parte di molti. Però tempo fa ho visto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha postato su Twitter il video che vuole sostenere il coraggio delle madri dei bimbi affetti da sindrome di Down. E' esattamente quello lo spirito di "Voglio la mamma". Insomma, qualcuno proverà ad essermi nemico per sempre, soprattutto a sinistra, io voglio regalare il sorriso carico di senso che quel video d'amore fa nascere sul volto anche di chi pensa che la selezione eugenetica sia un bene e che il mercimonio della maternità sia un mito di progresso. Chi legge "Voglio la mamma" ne esce con la convinzione che il mito è falso. E allora, missione compiuta.
*Foto Manif Pour Tous Italia