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Von der Leyen bis, la Meloni è pronta a “tradire” i suoi elettori?

La baronessa Ursula è impopolarissima in Italia, soprattutto presso la base di FdI: ma secondo indiscrezioni il Premier potrebbe confermarla (anche con socialisti e liberali) alla guida della Commissione Ue

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen (© Governo.it)

Il Premier Giorgia Meloni potrebbe aprire a un secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea. Questo, almeno, sussurrano voci di corridoio che in effetti avevano cominciato a palesarsi già durante la campagna elettorale per le Europee 2024. Politicamente, però, per l’inquilino di Palazzo Chigi sarebbe la mossa peggiore possibile.

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen
Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen (© Governo.it)

Verso il bis della von der Leyen

Giorgia Meloni sarebbe dunque pronta a votare, insieme all’ircocervo popolari-socialisti-liberali, il bis di Ursula von der Leyen. Lo riporta un’indiscrezione de La Stampa, che finora non è stata confermata né smentita.

Questa prospettiva dovrebbe permettere all’Italia di pesare di più nei negoziati comunitari, soprattutto alla luce dell’indebolimento dell’asse franco-tedesco, uscito dalle Europee con le ossa rotte. E alla Baronessa di blindare lo scranno di Bruxelles a fronte di numeri che, come ricorda Avvenire, a spoglio non ancora ultimato appaiono estremamente incerti.

Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea a Bruxelles, von der Leyen
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea a Bruxelles (© EmDee / Wikimedia Commons)

La “grande coalizione” PPE-S&D-RE dovrebbe infatti arrivare ad avere una quarantina di seggi in più rispetto alla maggioranza assoluta. Nel 2019 ne aveva oltre 60 (sulla carta), ma il margine effettivo fu di appena 9, derivanti dal sostegno transeunte del M5S e dei Polacchi del PiS.

Europee 2024, Europa
Europee 2024 (© Europarl.europa.eu)

Tuttavia, l’ipotesi di allargamento ai nazionalisti non piace praticamente a nessuno, nel Belpaese come nel Vecchio Continente. Non a destra dove, nel quadro del Parlamento Europeo, come rileva Euronews si sta lavorando alla fusione tra gli euro-gruppi Conservatori e Riformisti e Identità e Democrazia. E nemmeno nel resto dell’arco costituzionale strasburghese, con particolare riferimento ai Socialisti e Democratici e ai centristi di Renew Europe.

Parlamento Europeo, Bruxelles
Parlamento Europeo (© Corvo di cenere / Wikimedia Commons)

Per questi ultimi, però, potrebbero aprirsi degli scenari interessanti, essendo egemonizzati da Renaissance, il partito del Presidente francese Emmanuel Macron. Il quale, dopo l’umiliazione subita dalla rivale Marine Le Pen, ha appena sciolto l’Assemblea Nazionale e indetto nuove elezioni legislative. E, se tra poche settimane dovesse ritrovarsi con un Primo Ministro del Rassemblement National come Jordan Bardella, avrebbe grosse difficoltà a mantenere l’euro-veto sui sovranisti.

La Meloni è pronta a “tradire” i suoi elettori?

Allo stato attuale, comunque, se la von der Leyen tirasse il lenzuolo verso i conservatori rischierebbe di scoprirsi ancora di più dal lato dei progressisti. E non va dimenticato che alla sua rielezione si oppone anche parte del Partito Popolare Europeo, in primis la delegazione transalpina.

Logo del Partito Popolare Europeo, von der Leyen
Logo del Partito Popolare Europeo (© Epp.eu / Wikimedia Commons)

D’altra parte, l’alta papavera teutonica è altrettanto (se non più) impopolare presso la base di FdI, che verosimilmente vivrebbe l’eventuale soccorso chigiano alla stregua di un tradimento. E il Capo del Governo può permettersi di perdere tutto, tranne la credibilità (vedasi ciò che accadde al leader leghista Matteo Salvini quando entrò nell’esecutivo Draghi). Soprattutto considerando che ancora a fine maggio garantiva, scrive Il Sole 24 Ore, che «con la sinistra non ci posso stare, né in Italia né in Europa».

Mario Draghi
Mario Draghi (© Governo.it)

La diretta interessata lo sa, il che forse spiega la persistente ambiguità pre-elettorale sulla conferma dell’amica Ursula a Palazzo Berlaymont. Azzarda la Busiarda che la Sorella d’Italia possa giustificarsi precisando che non si tratterebbe di un’intesa stabile, bensì di un appoggio occasionale. Che verrebbe meno una volta formato il nuovo Governo comunitario, e consentirebbe ai suoi rappresentanti di tenersi «le mani libere sui singoli provvedimenti» nell’emiciclo. Se nel caso basterà agli elettori fratellisti, sarà tutto da vedere.