Von der Leyen shock, ora adocchia i conti correnti degli Europei
Si scrive “mobilitazione di risorse private”, si legge “mani nelle tasche delle famiglie”, stile Amato, per finanziare il riarmo: ecco l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti (altrui) della Commissione URSSula

Ursula von der Leyen (© Ec.europa.eu)
Pare proprio che Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, abbia imparato bene la lezione del suo predecessore Jean-Claude Juncker. Il quale, ricorda il sito nicolaporro.it, sosteneva la necessità di testare gradualmente la reazione dei popoli alle misure di Bruxelles, fino a ottenere un risultato irreversibile. Un principio che, dopo le follie green, l’alta papavera tedesca sta ora applicando pedissequamente al nuovo feticcio del riarmo europeo.

I conti correnti nel mirino della von der Leyen
Visto che qualcuno – tipo Il Fatto Quotidiano – si era chiesto chi avrebbe sostenuto i costi del progetto ReArm Europe, la Baronessa ha gentilmente fornito la risposta. Paga (almeno in parte) Pantalone, ovvero i contribuenti del Vecchio Continente.

L’euro-esecutivo ha infatti presentato il “Libro Bianco sulla Difesa” che, come suggeriva l’ex Premier italiano Mario Draghi nel report eponimico, prevede un esborso da 800 miliardi l’anno. Da finanziare anche mediante l’adozione della cosiddetta “Unione dei Risparmi e degli Investimenti” che, nell’idea delle istituzioni comunitarie, dovrebbe liberare risorse per sostenere la competitività. Lodevole iniziativa, se non altro sulla carta: solo che, per dirla con Dante Alighieri, il modo ancor m’offende.
Si scrive infatti “mobilitare il capitale privato”, si fatica a non leggere “mani sui conti correnti delle famiglie” dove, sottolinea il Corsera, sono custoditi circa 10mila miliardi. Tant’è che c’è già chi ha proposto il paragone col famigerato prelievo forzoso perpetrato nel 1992 dall’allora Governo tricolore di Giuliano Amato.

Un altro passo verso l’Unione Euro-sovietica?
Certo, da Palazzo Berlaymont sono stati attenti a calibrare la comunicazione impiegando formule (teoricamente) rassicuranti, come «se lo desiderano» – riferito ai cittadini. Ma è ovvio che un’adesione su base volontaria non potrebbe mai garantire l’accelerazione bellicista bramata dalla Commissione URSSula. La quale (e non è la sola) ha le leve – soprattutto economiche – adatte per indurre i riottosi a “scegliere liberamente” di seguire i suoi diktat.

Se poi qualcuno, all’interno dei Ventisette, decidesse di “ribellarsi” e votare maggioranze anti-sistema, c’è sempre quella che potremmo definire “opzione Romania”, l’annullamento pretestuoso delle elezioni. A sciogliere qualsiasi eventuale dubbio in merito ci pensa un passaggio della bozza di creazione della Savings and Investments Union visionata dal Sole 24 Ore. Precisamente, quello sull’abbassamento delle «barriere tra Stati membri sui servizi finanziari», che «comporta una inevitabile cessione di sovranità di cui sono capaci (solo) leader illuminati» [sic!].

En passant, quest’amenità non si discosta molto dai princìpi di quel “Manifesto di Ventotene” di cui si parla tanto (anche troppo) negli ultimi giorni. E che forse, dopotutto, i “serrapiattisti” non avevano tutti i torti a considerare uno dei testi fondanti dell’attuale Unione Euro-sovietica.



