Webeti e tuttologi, la deriva da social della “democrazia diretta”
La pandemia ha esacerbato quella libido da Pico de Paperis già denunciata dai grandissimi Franco Battiato e Umberto Eco. E le reti sociali livellano il dibattito, però verso il basso
Webeti e tuttologi sono il rovescio della medaglia della cosiddetta “democrazia diretta” dell’era internettiana. Una deriva favorita ed enfatizzata dall’ormai inarrestabile dilagare di piattaforme come Facebook e Twitter. Che paradossalmente hanno reso le succitate categorie, in apparenza antitetiche, due facce della stessa medaglia.
Un mondo di webeti e tuttologi
«Tutti tuttologi col web / coca dei popoli / oppio dei poveri». Così cantava Francesco Gabbani in Occidentali’s Karma, il brano vincitore del Festival di Sanremo 2017.
Tempi decisamente meno sospetti degli attuali, ma in cui già si palesava quella libido da Pico de Paperis che la pandemia avrebbe poi esacerbato. Come non ha mancato di evidenziare, con la consueta ironia, Federico Palmaroli, l’autore satirico de Le più belle frasi di Osho.
La tendenza in realtà ha radici molto più antiche, che affondano nel concreto pericolo che la tecnologia possa essere un’arma a doppio taglio. È certamente un bene che il sapere venga messo a disposizione di un vasto pubblico, ma non tutte le forme di conoscenza sono uguali. C’è un motivo se, per esempio, le riviste specializzate hanno stringenti criteri di pubblicazione, ed è la necessità di garantire i più alti standard qualitativi.
I social network, invece, sono l’equivalente della morte nella poesia ‘A livella del grandissimo Totò, nel senso che appiattiscono tutte le opinioni – però verso il basso. «Danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar» denunciò qualche anno fa il filosofo e semiologo Umberto Eco. Aggiungendo che «ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel».
Il punto centrale della questione
Sia chiaro, il punto centrale della questione non è certo che chiunque possa esternare pubblicamente i propri pareri su qualsivoglia tematica. Il problema nasce nel momento in cui si scambia per esperti personaggi che in realtà esprimono il nulla.
«Avere quindicimila persone che ti seguono e pendono dalle tue labbra è un pericolo. Non sei un vero maestro, non sei perfetto, non sei moralmente a posto» ammoniva trent’anni fa l’immenso Franco Battiato, quasi preconizzando l’odierno (e nefasto) fenomeno degli influencer. E sottolineando che un vero maestro «è legato a cose ben superiori e insegna solo l’emancipazione».
Webeti e tuttologi, infatti, possono anche coesistere all’interno di una stessa persona. Ed è questo il rischio più grande, perché il virus dell’ignoranza ha un Rt molto più alto di quello del Covid-19. Anche se fortunatamente contro di esso conosciamo da sempre un vaccino efficacissimo: la Cultura – con la “C” maiuscola.